Cosa vuol dire per un esercizio pubblico – ristorante, bar, hotel – o per un negozio essere «pet friendly»? Sicuramente permettere l’accesso degli animali domestici, sostanzialmente i cani perché di solito non ci si porta appresso il gatto quando si esce per pranzare o cenare o per un drink. Ma un conto è accettarli perché in qualche modo, al giorno d’oggi, non se ne può fare a meno, pena passare per retrogradi. Ben altro è accettarli con convinzione. E dimostrarlo concretamente. Fin dal momento della prima accoglienza, ovvero dai segnali inviati già all’esterno del locale.
Un passaggio in Gran Bretagna, in Cornovaglia e con puntate nel Dorset e nel Davon, ci ha fatto capire, visivamente, quanta differenza ci sia tra l’essere pet friendly di locali e negozi italiani e quanto lo sia nella parte più meridionale del Regno Unito, Paese che tradizionalmente ha una grande passione per i cani.
Anche in Italia ci sono esercenti che fanno di tutto per mettere a proprio agio i cani che si accompagnano ai loro umani di riferimento. Non parliamo di spiagge, hotel e negozi specializzati, che ovviamente sono nati per quello. Ma di tutti gli altri. Ristoranti che aprono le loro porte (ma per contro anche molti hotel che non accettano i cani nelle sale comuni), negozi che mettono a disposizione una ciotola per l’acqua. Ma non sembra di vedere la stessa enfasi e lo stesso afflato. In questi giorni, anzi, tiene banco la storia della cagnolina infreddolita e tremolante respinta senza se e senza ma da un rifugio di montagna. Un caso che approderà anche in Parlamento. E che dice tutto su quanto lavoro culturale ancora si debba fare, considerando che in quel caso il divieto va anche contro le linee guida dello stesso Club Alpino Italiano che prevedono il divieto (e neppure assoluto) di permanenza dei cani solo nelle zone dormitorio. Il gestore, insomma, ha opposto un rifiuto frutto esclusivo della sua volontà e della sezione proprietaria (è un rifugio Cai, non privato).
Ecco allora che emerge forte il contrasto con le immagini catturate in qualche giorno di «on the road» tra cittadine e paesini della Gran Bretagna meridionale. Anche il piccolo villaggio è mentalmente aperto e i suoi esercizi sono pronti ad accogliere con gioia gli amici scodinzolanti. E se i locali sono aperti ai cani, i loro gestori lo fanno sapere con evidenza e senza girarci attorno.
Cartelli di grandi dimensioni che segnalano il loro libero accesso (quelli nella foto qui sopra sono stati fotografati a Poole e a Burnemouth), ciotole d’acqua e biscottini sempre a disposizione sia all’esterno sia all’interno, menù dedicati per il pranzo o la cena e perfino gelati e sorbetti adatti a loro per la merenda pomeridiana. E, ancora, palline per giocare, snack masticabili, tappetini per il riposo.
A seguire vi proponiamo alcune foto che mostrano come si manifesta una vera attenzione ai cani, se li si vuole considerare anche all’atto pratico e non solo a parole come membri a tutti gli effetti della famiglia. Che ne pensate? Esagerano gli inglesi o dobbiamo fare qualche altro passo avanti noi? Fatecelo sapere QUI, nei commenti al post sulla pagina Facebook di Corriere Animali.
Dreckly, il «dog ambassador»
Dreckly è il protagonista di un libro per bambini, «A dog called Dreckly», scritto da Anna C. Wilson e disegnato da Maria Floyd, che in questo periodo va per la maggiore in Cornovaglia, regione dell’editore Mabecron, molto attivo anche nel Devon. Questa libreria di Falmouth ha pensato bene di trasformarlo, in vetrina, nell’«ambasciatore» della propria accoglienza canina.

Una pausa rinfrescante
Pausa rinfrescante nel pomeriggio? Se voi prendete un cappuccino o un gelato, il vostro cane può fare altrettanto. Le immagini qui sopra arrivano da Padstow, piccolo villaggio a due passi da Tintagel, dove ci sono i resti di quello che viene considerato come il vero castello di Re Artù. Tra Peppuccino e Doggy Ice Cream parlano da sole.

Un menù a prova di cane
Se invece non vi fermate solo per un coffee break ma dovete proprio pranzare o cenare, ecco che i ristoranti più attrezzati, come questo a due passi dalle Haytor Rocks, formazioni rocciose nell’omonimo parco nazionale nel Devon, offrono sia snack sia menu completi per consentire ai cani di fare compagnia ai loro proprietari anche nei momenti conviviali, come per esempio quello della domenica sottolineato dalla condivisione del «sunday roast», una combinazione di arrosti tipica del giorno festivo. La «Doggy Station» della foto non è in un angolo appartato, è esattamente al centro del ristorante.


Più a Sud non si può
Infine, qui sotto, condividiamo alcune immagini del pub e del bar «più a sud della Gran Bretagna», che sorgono rispettivamente a Lizard e a Land’s End, nella punta più sud-occidentale della Cornovaglia, quella che guarda l’oceano. Entrambi ben propensi ad accogliere i quattrozampe oltre ai loro accompagnatori.

4 settembre 2025
© RIPRODUZIONE RISERVATA