
Bentrovati,
innanzitutto devo scusarmi per il mancato invio della nostra newsletter la scorsa settimana dovuto ad un serio problema tecnico, che ne ha impedito la pubblicazione, e per il ritardo nell’invio di oggi, anche stavolta per ragioni che esulano dal lavoro della redazione giornalistica.
Riprendiamo dal vertice “sudamericano” dei Brics, che si incontrano la prossima settimana a Rio de Janeiro, con alcune assenze Vip, nuovi soci e vari “ospiti”, e dal giovane ugandese (di nascita) che punta a diventare sindaco di New York, ed è già superfavorito.
A seguire, molte altre notizie, dall’Indice della pace che conferma i venti di guerra sempre più forti sul pianeta alle proteste anti-governative che stanno mettendo a ferro e fuoco le strade di Nairobi.
Buona lettura.
Si è aperto ieri ad Antigua e Barbuda il vertice di tre giorni dell’Organizzazione degli Stati americani (Osa) che sotto il titolo «Costruire economie inclusive e resilienti nelle Americhe» riunirà ad Antigua e Barbuda i ministri degli Esteri di Colombia, Repubblica Dominicana, Haiti, Bolivia e Costarica, oltre al vice segretario di Stato Usa Christopher Landau.
Aspettative molto più alte per il vertice BRICS in programma il 6 e il 7 luglio a Rio de Janeiro. Anche se mancheranno i «pezzi grossi» del blocco che riunisce le economie emergenti. Per la prima volta non ci sarà il presidente cinese Xi Jinping mentre il russo Vladimir Putin sarà presente solo in video per evitare di mettere in imbarazzo l’alleato Luis Inacio Lula da Silva, visto che il mandato di arresto spiccato dalla Corte penale internazionale imporrebbe al presidente brasiliano, ospite del vertice, di arrestarlo.
Il summit del Gruppo sarà comunque piuttosto affollato. Ai BRICS (Brasile, Russia, India, Cina, Sudafrica) si sono aggiunti come membri effettivi Egitto, Etiopia, Iran, Indonesia ed Emirati Arabi Uniti. Il Vietnam è recentemente diventato il decimo “Paese partner”, categoria introdotta lo scorso anno, unendosi a Bielorussia, Bolivia, Kazakistan, Cuba, Malesia, Nigeria, Thailandia, Uganda e Uzbekistan.
La strategia di espansione del blocco è promossa principalmente proprio dalla Cina, che punta a creare un network alternativo a quello del dollaro americano che ha finora dominato l’economia globale. Per questo l’assenza di Xi Jinping a Rio de Janeiro ha destato molta sorpresa negli ambienti diplomatici. Il portavoce del Cremlino, Dmitrij Peskov, ha invece sottolineato l’importanza per la Russia di partecipare, comunque, ai lavori del summit, per tentare di creare un’economia dei pagamenti alternativa a quella americana. «Per noi è una delle priorità più importanti», ha detto Peskov. Per questo, oltre al collegamento da remoto con Putin, Mosca ha deciso di inviare a Rio il ministro degli Esteri Sergei Lavrov.
Al vertice parteciperanno come ospiti anche alcuni leader sudamericani, come il presidente cileno Gabriel Boric e il ministro degli Esteri messicano Juan Ramón de la Fuente.
- In Messico non mancano certo i sicarios locali ma i cartelli hanno bisogno di uomini esperti e così reclutano ex militari colombiani. Nelle ultime settimane ne sono stati arrestati diversi in Michoacan, in particolare esperti di esplosivi e droni. È una diretta conseguenza del tipo di scontri: una volta erano conflitti a fuoco tra gang, oggi sono simili a battaglie di gruppi guerriglieri. Con l’impiego di mezzi blindati, anti-carro, mine.
- Intrecci. Il cartello di Sinaloa ha inviato alcuni “chimici” di fiducia in Francia per produrre droghe sintetiche. Un’indagine della Procura di Tolone ha scoperto un laboratorio creato con l’aiuto dei criminali messicani. Episodi analoghi sono emersi in Olanda, a conferma delle alleanze transnazionali.
- Sorprese. Il cartello Jalisco-Nuova Generacion ha spiato funzionari della Dea americana nel 2024 in occasione del processo contro Ruben Oseguera Gonzalez, detto El Menchito, figlio del padrino El Mencho. Uomini del clan hanno cercato di ottenere dati su informatori e investigatori. Un’attività da vera intelligence.
- Alleanze. Tornano le voci su una futura presenza militare saudita sulle isole egiziane di Tiran e Sanafir, in Mar Rosso. Il Cairo era disposto a cederne la sovranità a Riad in cambio di un ritorno economico, decisione che aveva provocato nel 2017 proteste dell’opposizione. Le isole, a sud della penisola del Sinai, possono avere un ruolo nel controllo della via d’acqua in una fase dove tanti cercano di conquistare spazi.
- Mali. I mercenari russi della Wagner hanno lasciato il terreno ai militari russi dell’Africa Corp schierati per puntellare il regime locale. Uno dei loro convogli è caduto in una imboscata tesa dai guerriglieri tuareg. Notizie riportano anche la perdita di un caccia.
- Dal passato. Etienne Davignon, 92 anni, personaggio dell’establishment belga, potrebbe venire processato per la morte di Patrice Lumumba, il leader congolese assassinato nel gennaio 1961 nel Katanga. La figlia della vittima aveva denunciato una decina di ufficiali e diplomatici di Bruxelles che avrebbero coperto l’omicidio. Ma sono tutti deceduti tranne Davignon.
E’ uscito il Global Peace Index Briefing, rapporto annuale che misura i principali trend in tema di pace, sicurezza e stabilità. Nel 2025, come spiega il riassunto ufficiale, «rivela una radicale riorganizzazione dell’ordine globale mai vista dalla Guerra Fredda. Descrive un declino record della pace globale, poiché l’aumento delle morti nei conflitti, l’accelerazione delle tensioni geopolitiche e l’erosione della coesione sociale stanno determinando una “Grande Frammentazione”». Il rapporto, tra l’altro, non è aggiornato agli ultimi drammatici sviluppi in Medio Oriente.
Tra i principali dati emersi:
- L’Islanda rimane il Paese più pacifico al mondo, posizione che detiene dal 2008, seguita da Irlanda, Austria, Nuova Zelanda e Svizzera.
- Per la prima volta, la Russia è il Paese meno pacifico al mondo nel GPI 2025, seguita da Ucraina, Sudan, Repubblica Democratica del Congo e Yemen.
- L’Europa occidentale e centrale è la regione più pacifica al mondo, con otto dei dieci paesi più pacifici, sebbene il suo livello di pace sia in calo negli ultimi quattro anni.
- La regione del Medio Oriente e del Nord Africa (MENA) rimane la regione meno pacifica al mondo.
- L’Asia meridionale, la seconda regione meno pacifica a livello globale, ha registrato il maggiore declino regionale in termini di pace, causato principalmente dalle misure repressive in Bangladesh sotto il governo di Hasina, dall’intensificarsi dei disordini civili e dall’escalation delle tensioni interne e transfrontaliere in Pakistan.
- Il Sud America è stata l’unica regione al mondo a registrare un miglioramento della pace lo scorso anno. Sette degli 11 paesi della regione hanno registrato miglioramenti, in particolare Perù e Argentina.
- In generale, nell’ultimo anno, 74 paesi hanno registrato un miglioramento, mentre 87 paesi hanno registrato un peggioramento della pace.
- La spesa per il peacebuilding e il peacekeeping è stata di 47,2 miliardi di dollari nel 2024, pari solo allo 0,52% della spesa militare totale in termini di PPP. Ciò rappresenta un calo in termini reali del 26% rispetto ai 64 miliardi di dollari del 2008.
- 78 paesi sono stati direttamente coinvolti in una guerra oltre i loro confini nel 2023.
- La copertura mediatica dei conflitti rimane fortemente sbilanciata. Nel 2023, le morti civili nei paesi ad alto reddito hanno ricevuto 100 volte più articoli sui media rispetto a un numero simile di morti nei paesi a basso reddito.
- I paesi in via di sviluppo spendono in media il 42% delle entrate statali per il servizio del debito. Il principale creditore è la Cina.
«Sebbene il numero di conflitti sia più alto che in qualsiasi altro momento dalla Seconda Guerra Mondiale, questi stanno diventando anche impossibili da vincere e sempre più costosi, eppure gli investimenti globali nella prevenzione dei conflitti si sono drasticamente ridotti» rivela il rapporto. «L’ultimo decennio ha visto importanti cambiamenti nell’influenza, con le potenze di medio livello che sono diventate più assertive all’interno delle rispettive regioni. Ciò ha contribuito al coinvolgimento di un numero record di 78 paesi in conflitti oltre i propri confini. In combinazione con la competizione tra grandi potenze, la proliferazione di tecnologie di guerra asimmetrica e il crescente debito pubblico negli stati più vulnerabili e nelle economie più fragili, la prospettiva di un conflitto non è mai stata così alta».
L’outsider di sinistra Zohran Mamdani ha vinto le primarie del Partito Democratico per l’elezione a sindaco di New York che si disputeranno a novembre.
Il carovita, il carovita, il carovita. Gli autobus gratis, il blocco del caro-affitti «perché è inutile dire che questa è la più grande città del mondo se non puoi permetterti di viverci». Uno sconosciuto deputato socialdemocratico al parlamento statale, che a marzo era 40 punti sotto Andrew Cuomo, è diventato improvvisamente la star del partito democratico grazie a una cosa sola (al netto degli istinti suicidi della vecchia dirigenza): l’economia.
Le polemiche su un tweet del 2020 nel quale ripeteva che bisogna tagliare i fondi alla «polizia razzista»? Inutili. La vecchia canzone rap nella quale inneggiava agli «Holy Land Five», attivisti condannati con 108 capi d’accusa tra cui il sostegno materiale ad Hamas? Zero. L’attacco, devastante, del figlio di Elie Wiesel? Tutto vano.
Zohran Kwame Mamdani, nato il 18 ottobre 1991 a Kampala, Uganda, cittadino statunitense da 7 anni, figlio della regista Leone d’Oro a Venezia Mira Nair e del politologo della Columbia University Mahmood Mamdani, potrebbe diventare il 4 novembre il primo sindaco asiatico e il primo sindaco millennial di New York. Con questa ricetta semplice, accompagnata dalla bravura nell’occupare spazi gratuiti sui social media (specialmente TikTok); decisamente fotogenico.
L’insistenza sulla giustizia sociale l’ha respirata in famiglia: il padre e la madre sono decisi sostenitori dell’anticolonialismo, dell’antirazzismo e della causa palestinese (la madre aderisce al movimento Bds che mira al boicottaggio d’Israele e si è rifiutata di presiedere un festival nello Stato ebraico).
Dall’Uganda, la famiglia si è trasferita a Città del Capo quando Zohran aveva cinque anni; due anni dopo, l’arrivo a New York. Diploma alla Bronx High School of Science, laurea in Studi Africani al Bowdoin College nel 2014, dove ha cofondato la sezione di Students for Justice in Palestine, controversa associazione di attivisti pro-palestinese.
Naturalizzato nel 2018, Mamdani è un musulmano sciita praticante; ha sposato l’artista siriana Rama Duwaji in primavera. Vivono ad Astoria, nel Queens (distretto parlamentare dell’amica Alexandria Ocasio-Cortez, che ha sostenuto insieme con Bernie Sanders la sua candidatura). Prima di dedicarsi alla politica, Mamdani faceva il rapper, ha scritto delle musiche per un film della madre, e ha brevemente lavorato come consulente per la prevenzione dei pignoramenti immobiliari nel Queens.
Ha spiegato spesso che l’esperienza delle trattative con le banche ha ispirato la sua discesa in campo nel 2020. Non è importante, in ultima analisi, che abbia fatto una retromarcia molto disinvolta sul tema «defund the police» («Bugie trumpiane», ma i tweet sono liberamente consultabili), né che abbia tenuto il punto (litigando con le associazioni ebraiche) sulla sua affermazione che «globalizzare l’intifada» sia un’espressione relativa ai diritti umani, non violenta. Che si sia rifiutato di appoggiare una mozione sulla giornata della memoria per la Shoah. O che abbia promesso di arrestare Bibi Netanyahu se si presentasse a New York. I suoi elettori adesso gli chiedono gli autobus urbani gratuiti, il blocco degli affitti per le unità abitative stabilizzate, l’assistenza all’infanzia, supermercati comunali a prezzi calmierati, il salario minimo di 30 dollari l’ora entro il 2030.
La vecchia intervista della madre che lo definisce «ugandese e indiano, non si sente occidentale»? Bene così. L’innalzamento a 25 gradi dell’aria condizionata per risparmiare corrente? L’altroieri c’erano 38 gradi, giornata più calda dal 2012, e gli elettori gli hanno dato un pass anche per questa idea: «Tasseremo i ricchi».
Javier Milei ha un nuovo avversario, forse il più temibile dal suo insediamento alla Casa Rosada nel dicembre 2023. Ian Moche ha 12 anni, capelli lunghi e grandi occhiali, ed è una star dei social, «un bimbo autistico che parla di autismo», si legge sul suo profilo Instagram da 459.000 follower. Martedì il giovanissimo influencer ha denunciato il presidente argentino per «crimini d’odio».
Il ragazzino è finito al centro delle polemiche e nel mirino degli «hater» dopo aver difeso in tv i programmi sociali di aiuto ai disabili che l’alfiere dell’anarco-capitalismo vuole da tempo eliminare. Milei ha ripubblicato su X un tweet che accusa i suoi genitori di essere ultra-kirchneristi (ossia, avversari politici della destra al governo), attaccando anche il giornalista del talk show — «Sempre dal lato del male» — e corredando il tutto con foto di Ian in compagnia dell’ex presidente Cristina Kirchner.
Il messaggio presidenziale, diventato virale, ha scatenato sui social insulti e minacce di «troll» e «odiatori», che hanno perfino pubblicato l’indirizzo della casa di Ian e della scuola che frequenta, quasi come un avvertimento mafioso. Nella denuncia, il giovane lamenta le vessazioni subite: «Un insieme di calunnie e falsità che rappresentano una chiara forma di violenza simbolica, discorsiva e digitale che viola i miei diritti e lede la mia dignità di bambino di 12 anni con autismo che esercita legittimamente il suo diritto ad esprimersi e partecipare alla vita pubblica».
L’influencer racconta anche l’incontro, nel marzo 2024, con il direttore dell’Agenzia nazionale per la disabilità: «Il funzionario disse a me e a mia madre che avere un figlio disabile è una questione familiare, di cui lo Stato non deve farsi carico».
Baby sicari ancora in azione in Colombia. A pochi giorni di distanza dall’attentato contro il senatore Miguel Uribe Turbay, che sta ancora lottando per la vita, a San Andrés de Cuerquia, città del nord di Antioquia, un altro minore – come il ragazzo di 14 anni che ha sparato a Uribe – ha ucciso il consigliere Juan Camilo Espinoza (nella foto). Il politico, che aveva una disabilità, era in sedia a rotelle quando il minore gli ha sparato a bruciapelo.
«Gli assassini vogliono che ci uccidiamo a vicenda», ha commentato il presidente Gustavo Petro. Scene come questa si sono ripetute in diversi comuni del Paese almeno 34 volte solo nei primi mesi del 2025.
«Da nove mesi, Joshua, conta i giorni in silenzio, cancellandoli uno dopo l’altro con una penna in un quaderno sdrucito che porta stretto al petto. Le annotazioni sono sparse, la calligrafia malferma. Non sa quando – o se – sarà mai libero. Ogni alba è uguale all’altra, ma oggi la solitudine è più profonda. Da qualche parte, lontano, sua moglie potrebbe tenere in braccio un bambino che non ha mai visto. «Voglio che mia moglie Sally, che attualmente si trova a Dubai, sappia che sono vivo», dice a The Africa Report.
Il sito di news inizia così il racconto del vigile del fuoco ghanese che si è trovato a combattere in Ucraina, per finire prigioniero di guerra in Russia. «Storia di sogni rimandati, inganni e il duro prezzo della disperazione», che Joshchris Kwaku Perez racconta sul suo profilo instagram.
I giudici hanno deciso che l’ex presidente argentina Cristina Kirchner dovrà scontare la condanna per corruzione nel caso Vialidad nella sua casa di calle San José 1111 a Buenos Aires. Con il divieto di affacciarsi alla finestra o al balcone per salutare la folla dei suoi sostenitori, come accaduto nelle ultime settimane, e di «alterare la convivenza nel suo quartiere». «Sono infastiditi dal suo sorriso», ha commentato ironica la sindaca peronista di Quilmes, Mayra Mendoza.
Uno degli avvocati di Cristina Kirchner, intanto, ha fatto sapere che il tribunale federale di Buenos Aires, fino a ieri, ha ricevuto (e respinto) già oltre 700 richieste per fare visita all’ex presidente, ai domiciliari dal 17 giugno. I giudici, però, hanno disposto che solo familiari stretti, i suoi legali e i suoi medici possono visitarla. «Una regola inventata dal tribunale, con parvenza legale ma motivazione politica… Non ha fondamento in nessuna norma del diritto argentino».
«Sono una fucilata che vive» aveva detto, drammaticamente, la ex presidente in una riunione nella sede del Partito Giustizialista dopo la sentenza di condanna. «La strategia di vittimizzazione di Cristina Kirchner, dopo che la Corte Suprema ha ratificato la sua condanna, era prevedibile», commenta il quotidiano El Clarin. «L’unica domanda che non ha ancora una risposta è se sarà solo uno schiaffo a breve termine o se servirà a rafforzare la sua centralità politica verso il futuro». Concludendo che forse l’obiettivo è «infondere a Cristina dell’aura tragica dei perseguitati, una “distinzione” che si collega alla profonda identità del peronismo». Ma il parallelo tra Evita e Cristina è indigesto per molti.
L’ex avvocata del boss della droga Joaquín “El Chapo” Guzmán, attualmente in carcere, è diventata magistrato grazie alle prime e contestate elezioni dirette dei giudici avvenute in Messico il 1° giugno scorso. La cinquantunenne Silvia Delgado ha ottenuto abbastanza voti per assicurarsi un posto come giudice penale locale nella città di Ciudad Juárez, al confine tra Stati Uniti e Messico.
Un’importante organizzazione civile ha accusato Delgado di essere uno dei tanti candidati presumibilmente legati alla criminalità organizzata presenti sulla scheda elettorale, accusa che lei ha respinto con veemenza, sostenendo di aver semplicemente fatto il suo lavoro difendendo il più famoso narcoboss messicano, estradato nel 2017 negli Stati Uniti, dove sta scontando una condanna all’ergastolo in un carcere di massima sicurezza del Colorado.
Alta tensione in Kenya nel primo anniversario dell’assalto al parlamento, lanciato il 25 giugno 2024 da una folla di giovani che protestavano contro l’imposizione di nuove tasse, costringendo il governo a fare marcia indietro.
Almeno otto persone sono state uccise e 400 ferite durante le imponenti e violente manifestazioni contro il presidente William Ruto. La polizia si è scontrata con i giovani nella capitale Nairobi e in altre città. Da notare che il governo aveva vietato la copertura televisiva e radiofonica in diretta delle proteste, ma il decreto è stato annullato dall’Alta Corte della capitale, Nairobi.
Negli ultimi giorni si sono susseguite diverse manifestazioni anche per la morte di un blogger in carcere due settimane fa. L’insegnante e influencer di 31 anni, Albert Ojwang, era stato arrestato il 7 giugno con l’accusa di aver diffamato sui social il vice-capo della polizia Eliud Lagat, di cui ora i dimostranti pretendono le dimissioni. All’indomani, la polizia ha informato il padre che era morto «per ferite autoinflitte».
Una versione che le autorità sono state costrette a ritrattare dopo che un’autopsia ha stabilito che l’uomo era stato vittima di un’aggressione fisica. Due poliziotti sono stati in seguito arrestati. «La morte di Ojwang non è un incidente isolato, ma un agghiacciante promemoria dell’impunità istituzionalizzata e del comportamento scorretto all’interno del Servizio di polizia nazionale», ha dichiarato ai media locali Khelef Khalifa, direttore di Muslims for Human Rights e famoso difensore dei diritti umani.
L’Osservatorio Vera C. Rubin in Cile ha svelato le prime immagini scattate con la sua fotocamera digitale da 3.200 megapixel, la più grande al mondo. Le immagini, afferma Sandrine Thomas dell’osservatorio, spiegano la passione che anima gli astronomi: «Ci dedichiamo all’astronomia perché ci piace guardare il cielo e la sua bellezza».
Una delle immagini mostra la Nebulosa Trifida e la Nebulosa Laguna, in una regione della Via Lattea densa di idrogeno ionizzato e con stelle giovani o in fase di formazione. L’immagine è stata creata a partire da 678 esposizioni separate, scattate dal Simonyi Survey Telescope dell’osservatorio in poco più di sette ore. Ogni immagine era monocromatica e scattata con uno dei quattro filtri disponibili, il che ha dato origine ai colori intensi del prodotto finale.
Il Rubin, che si trova in cima al Cerro Pachón, sulle Ande nel Cile centrale, è una struttura da 810 milioni di dollari, guidata dagli Stati Uniti. L’osservatorio ha un campo visivo molto ampio che sarà in grado di coprire l’intero cielo australe ogni 3-4 notti. Altri telescopi, come il Telescopio Spaziale Hubble e il Telescopio Spaziale James Webb, hanno una sensibilità superiore ai dettagli più minuti e catturano una piccola sezione di cielo alla volta.
Il presidente dell’Ecuador, Daniel Noboa, ha confermato su X la cattura di Adolfo Macías Villamar, alias Fito, uno dei narcotrafficanti più ricercati del Paese e capo dell’organizzazione criminale Los Choneros. Noboa ha attribuito il successo dell’operazione alle leggi di emergenza promosse dal suo governo e contestate da settori dell’opposizione.
L’arresto di Fito avviene mesi dopo la sua fuga dal Centro di detenzione di Guaya, il 7 gennaio 2024, cui seguirono una serie di attacchi violenti e una dichiarazione di conflitto armato interno da parte dell’Esecutivo.