
La produzione di cellule del sistema immunitario coinvolte nello sviluppo della sclerosi multipla, malattia di cui soffre anche la giornalista Francesca Mannocchi e di cui ha parlato al Corriere, è sotto il controllo di un gruppo di neuroni dell’ipotalamo, chiamati AgRP, che sono perciò centrali nei meccanismi di malattia e potrebbero diventare il bersaglio di nuove terapie; inoltre sintetizzano una proteina, il neuropeptide AgRP, che si può dosare nel sangue dei pazienti e che potrebbe rivelarsi un nuovo, possibile biomarcatore della gravità della sclerosi multipla.
Un nuovo meccanismo di malattia
La duplice scoperta è tutta italiana: appena pubblicata su Cell Reports, arriva da uno studio realizzato dall’IRCCS Ospedale Policlinico San Martino di Genova e dell’Università di Genova, cofinanziato dal Programma Mnesys, il più grande progetto di ricerca sul cervello in Italia e in Europa, e dalla Fondazione Italiana Sclerosi Multipla. Come spiega Antonio Uccelli, coordinatore dello studio e direttore scientifico del progetto Mnesys, «Nella sclerosi multipla le cellule dei sistema immunitario ‘deragliano’ e attaccano le fibre del sistema nervoso. Queste cellule si sviluppano nel midollo osseo e nel timo e il processo è regolato da un neurotrasmettitore, la noradrenalina, rilasciato da fibre nervose che hanno origine nell’ipotalamo». Grazie a un modello sperimentale di sclerosi multipla nei topolini, i ricercatori hanno scoperto che questi segnali arrivano da speciali neuroni ipotalamici, chiamati AgRP; come spiega la co-coordinatrice dello studio Tiziana Vigo dell’IRCCS Ospedale Policlinico San Martino di Genova «Quando i neuroni AgRP si attivano il midollo osseo produce meno monociti e neutrofili, cellule immunitarie coinvolte nello sviluppo della malattia, e nel timo aumenta la produzione di cellule T regolatorie, fondamentali perché la risposta immune non sia diretta contro l’organismo».
Possibile nuovo bersaglio (e marcatore)
Nel modello di sclerosi multipla i neuroni AgRP non funzionano bene e questo contribuisce a ‘sregolare’ la risposta immune, come dimostra il fatto che ripristinare la loro corretta attività attraverso molecole specifiche migliora la malattia e riduce l’attacco immunitario al cervello. Questi dati sono stati ottenuti in un modello animale e avranno bisogno di ulteriori conferme, ma aprono la strada a un possibile nuovo bersaglio per terapie contro la sclerosi multipla che ‘reindirizzino’ in maniera giusta la produzione di cellule immunitarie. È stato osservato invece in pazienti con sclerosi multipla un altro elemento che potrebbe aiutare nella valutazione della malattia: i neuroni AgRP producono una proteina, il neuropeptide AgRP, che si può misurare nel sangue e che è più abbondante quando la sclerosi multipla è più grave. «Potrebbe perciò diventare un nuovo biomarcatore della gravità della malattia», sottolinea Uccelli. Grazie a queste scoperte, come conclude l’esperto, «si possono aprire nuove prospettive per terapie in grado di riristinare il dialogo fra neuroni e sistema immune».
19 novembre 2025
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