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Scimmie, pappagalli e opossum tornano liberi in Guatemala: salvati da traffici internazionali e interazioni negative con gli esseri umani

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Quattordici mammiferi e diversi uccelli, tra cui specie classificate come in pericolo o vulnerabili, sono stati liberati nella giungla del Guatemala dopo essere stati salvati da interazioni negative con gli esseri umani. A portare a termine la «missione» due organizzazioni non governative: Asociacion Rescate y Conservacion de Vida Silvestre (Arcas) e Humane World for Animals Costa Rica, che hanno rilasciato gli animali nel Parco Nazionale Yaxhá Nakum Naranjo. A causa della frammentazione degli habitat, i cuccioli rischiano di essere strappati alle madri per essere venduti, perseguitati o catturati quando si avventurano nei centri abitati ai margini della foresta, senza dimenticare i pericoli derivanti anche da incidenti stradali o dalle linee elettriche che possono fulminarli. «I cuccioli vengono spesso portati nelle case e tenuti in condizioni inadeguate come animali da compagnia, costretti a seguire diete inadatte alle loro necessità, che portano a malnutrizione e altri problemi di salute. Possono anche rischiare di ferirsi. Vengono privati della possibilità di esprimere i loro comportamenti naturali, cosa che può causare non solo stress fisico e psicologico, ma anche periodi prolungati in riabilitazione una volta salvati. È stato meraviglioso far parte di questa missione per restituire questi animali alle loro case nella giungla, ma anche per ribadire il crescente bisogno di promuovere una coesistenza armoniosa con i nostri vicini selvatici in Guatemala», ha raccontato Andrea Borel, direttrice esecutiva di Humane World for Animals Costa Rica, che ha assistito al rilascio degli animali in natura, con l’autorizzazione delle autorità del Consiglio Nazionale delle Aree Protette.

LE STORIE
In particolare, molte delle specie restituite alla giungla, tra cui una poiana dal collare, un opossum, dei coati dal naso bianco, un procione e alcune scimmie urlatrici nere, sono arrivati al santuario Arcas in giovane età, dopo essere stati separati dalle loro madri per essere venduti come animali da compagnia. Due scimmie urlatrici classificate come in pericolo presentavano vecchie fratture all’avambraccio o al muso e una di loro si trovava in un evidente stato di denutrizione. Un falco di foresta dal collare che aveva ucciso delle galline in un cortile per nutrirsi era stato «punito» con il taglio delle penne remiganti primarie, la parte portante dell’ala, ricresciute dopo quasi 18 mesi. Durante il loro percorso di riabilitazione, gli animali hanno imparato a volare, saltare, correre, nascondersi dai predatori e identificare e cercare il cibo. «Sebbene una grande quantità di animali che arrivano al nostro centro sia stata deliberatamente presa di mira dai trafficanti per il commercio di fauna selvatica e di animali da affezione, molti di loro sono vittime di interazioni negative più opportunistiche o circostanziali con gli abitanti dei centri urbani. Serve una maggiore consapevolezza da parte della popolazione per assicurare che i selvatici siano lasciati in pace, che i cuccioli non vengano separati dalle madri e che si trovino soluzioni etiche quando penetrano nelle aree urbane. Speriamo che un giorno non ci sia più bisogno del nostro intervento», ha aggiunto il direttore di Arcas, Fernando Martinez.

IL RILASCIO DI 28 PAPPAGALLI
Tra le specie liberate anche 28 pappagalli, trasportati nel cuore della giungla del Parco Nazionale Río Azul dai membri delle organizzazioni impegnate nel progetto, che hanno intrapreso un viaggio di tre giorni su strada e a piedi per raggiungere un luogo sicuro in cui liberare gli uccelli. La maggior parte dei pappagalli è arrivata al centro di recupero Arcas in età molto giovane, dopo essere stata confiscata dalle autorità o tratta in salvo in altre circostanze, negli ultimi cinque anni. I pappagalli avevano le penne delle ali tagliate, pratica usata per impedirne il volo e facilitarne la domesticazione come animali da compagnia. Le specie coinvolte sono tutte minacciate dalla deforestazione, dalla perdita di habitat e dalla cattura per il commercio di animali domestici. Rapiti dai loro nidi in natura, i pappagalli possono essere venduti per centinaia di dollari in Guatemala o trasportati verso altri Paesi dell’America Latina, come il Messico, ma anche verso l’Europa e gli Stati Uniti. «Il commercio di fauna selvatica è strettamente legato alle sfide socioeconomiche del Guatemala, poiché i trafficanti convincono spesso gli abitanti delle comunità rurali a entrare nella giungla e prelevare i pulcini dai nidi in cambio di denaro o cibo», denuncia ancora Borel. «È sempre una tragedia vedere uccelli selvatici così belli ridotti in questo stato, ma il nostro personale si è preso cura di loro, li ha guariti e ha insegnato loro le abilità necessarie per sopravvivere nella giungla, il loro ambiente naturale», conclude Martinez, ricordando che gli uccelli liberati saranno osservati e monitorati per 15 giorni per valutarne l’adattamento e i progressi.

9 luglio 2025 ( modifica il 9 luglio 2025 | 12:46)

9 luglio 2025 ( modifica il 9 luglio 2025 | 12:46)

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