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Schlein: hanno preso una facciata. Ma i consensi 5 Stelle in Toscana sono un caso

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«Chi ci dava per finiti ha preso una facciata». finalmente un sospiro di sollievo per la segretaria del Partito democratico Elly Schlein dopo due tornate elettorali negative. La Toscana (un altro risultato scontato, a dire il vero, come, del resto, lo erano le Marche e la Calabria) dà fiato alla segretaria pd che era stata incalzata nei giorni scorsi dalla componente riformista del partito. E le permette di portare avanti la sua teoria «testardamente unitaria» sull’alleanza che, però, per sua stessa ammissione è «condizione necessaria» ma «non sufficiente».

Dunque, sembra dimenticato tutto il lavorio che pure è stato fatto dietro le quinte per sostituire Eugenio Giani in corsa. Schlein ora spiega questo ritardo con la necessità di «allargare la coalizione anche al Movimento 5 stelle e Avs che finora erano stati all’opposizione della giunta». Ma gli avversari interni della segretaria non vogliono farle sconti. E la vice presidente del Parlamento europeo Pina Picierno ricorda la genesi della candidatura del governatore della Toscana: «Giani è stata la scelta migliore, ingiustamente sottoposta ai raggi X da forze che hanno pesato poco nelle scelte dei toscani». L’allusione, nemmeno troppo velata, è al M5S, più che ad Avs che in Toscana è andata bene, come hanno sottolineato Bonelli e Fratoianni. Ed è andata bene nonostante avesse a sinistra la concorrenza della lista di «Toscana rossa».

I riformisti criticano la segretaria perché secondo loro si mostra troppo accondiscendente nei confronti del Movimento. Anche dove, come in Toscana, il partito di Giuseppe Conte non miete certo grandi successi elettorali. Non è un caso, allora, che l’ex premier sia rimasto in silenzio per qualche ora prima di commentare il voto. Conte ha sostenuto che grazie al M5S nella regione c’è stato «un cambio di asse politico e di obiettivi strategici». Ma il leader del Movimento non ha potuto nascondere le difficoltà: «Per noi — ha ammesso — è stato un percorso sofferto e faticoso. Veniamo da un’opposizione forte al governatore uscente ed è chiaro che è stato complicato poter partecipare a questa coalizione». Un modo per dire che il risultato non lusinghiero del M5S è dovuto anche a questo.

Ma Schlein, che ha deciso di portare avanti questa alleanza senza se e senza ma, preferisce parlare di «risultato significativo» del M5S. Già, perché sia al Nazareno sia nel quartier generale di Conte temevano un crollo e, tutto sommato, quel risultato non viene considerato malaccio. Eppure nel resto del Pd il fatto che il Movimento, in ogni elezione regionale, veleggi tra il 4 e il 5 per cento viene giudicato come un campanello d’allarme che sarebbe pericoloso trascurare.

D’altra parte anche chi, come Nicola Zingaretti, Schlein ha sostenuto e votato alla primarie, non vuole eccedere in ottimismo: «C’è ancora molto da fare». Ma questo lo sa bene anche la segretaria del Pd, che è perfettamente conscia di quello che si muove intorno a lei. Dei tentativi, per intendersi, di sbarrarle la strada nella sua corsa a palazzo Chigi. E certo non l’ha rassicurata Gaetano Manfredi, che qualche giorno fa ha dichiarato: «Schlein può stare tranquilla, non farò il federatore».

Un’affermazione troppo simile a quell’«Enrico stai sereno» di renziana memoria. E delle intenzioni di Silvia Salis la leader dem si è voluta sincerare tre giorni fa, andandola a trovare a Genova. Ma la sindaca del capoluogo ligure ha perso un po’ di appeal presso i moderati, che dovevano rappresentare il suo bacino elettorale, da quando ha voluto incontrare a Genova Francesca Albanese.

E non è certo un caso che proprio ai moderati abbia reso omaggio ieri Schlein: «Loro preferiscono noi al centrodestra». Già, l’invenzione di Renzi, «Casa riformista» è la seconda forza della coalizione di centrosinistra in Toscana. Un «trionfo», sottolinea il leader di Italia viva.


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13 ottobre 2025 ( modifica il 13 ottobre 2025 | 21:14)

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