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Sanità, imprese e meno tasse, così Meloni spinge Stefani (e FdI): «Veneto modello per l’Italia»

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«Veneto modello per l’Italia». Per la sanità, per le imprese che esportano 80 miliardi di eccellenze attraverso 418 mila aziende, per le eccellenze alimentari, giusto per fare qualche esempio. La premier Giorgia Meloni magnifica «questa meravigliosa e laboriosa terra» che, dal palco del Gran Teatro Geox, ieri sera, affida ad Alberto Stefani, anzi, «Alberto» come lo chiama affettuosamente, in vista delle prossime elezioni regionali.

La chiusura della campagna elettorale del centrodestra è affollata, rumorosa, gremita di bandiere che, divise rigorosamente a settori (Fratelli d’Italia, Lega, Forza Italia), si alzano a seconda del leader sul palco. Ma in oltre 35 minuti di intervento, la premier galvanizza un po’ tutti, leghisti inclusi. E pazienza se non cita Luca Zaia per nome, ne magnifica il buon governo durato 15 anni senza risparmiarsi, pur ammettendo che «si può sempre fare di più». Sulla sanità, ad esempio, ne riconosce il valore «sotto gli occhi di tutti» ma dice che va sostenuta ancora, ad esempio con le case di comunità.

«Questa Regione è un modello nell’eccellenza delle sue scuole superiori tecniche e nella formazione professionale che danno la possibilità a 418mila aziende, che portano nel mondo quasi 80 miliardi di euro di produzione, di crescere grazie a imprese in tutti i distretti, nelle comunità, vogliamo continuare a rafforzare la sanità con le case della comunità: abbiamo visto crescere il bonus famiglia e i congedi familiari. Il Veneto fa 8 miliardi dei 45 miliardi delle eccellenze agro alimentari che rendono l’Italia una potenza a livello mondiale» scandisce con un ritmo serrato Meloni. Un modello che ha nella sanità una delle sue punte di diamante: «La sinistra dice che le liste d’attesa sono colpa del governo, quello che possiamo fare è mettere maggiori risorse e approvare linee generali ma poi come vengono spese le risorse» dipende «dalle Regioni, vorrà dire qualcosa se qui in Veneto per una visita neurologica ci vogliono mediamente 30 giorni e in Campania dove governa la sinistra ci può volere anche un anno».

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E poi, naturalmente, c’è l’Autonomia di giornata: «Penso alla piena realizzazione dell’Autonomia differenziata per garantire ogni cittadino indipendentemente da dove quel cittadino vive: proprio oggi (ieri, ndr) abbiamo firmato le intese in materie non Lep perché noi siamo persone serie e quando prendiamo un impegno quell’impegno viene mantenuto».
E la premier ha l’intenzione di mantenere la parola anche sul premierato. Per spiegarlo prende ancora una volta ad esempio il Veneto: «Voi pensate che se, negli ultimi 15 anni, il presidente non fosse stato eletto direttamente ma fosse stato scelto da una maggioranza magari litigiosa con mandati che duravano circa un anno e mezzo il Veneto sarebbe quello che è oggi?». La risposta arriva con una sola voce dal pubblico: no.

C’è l’omaggio al guardasigilli: «Voglio ringraziare un veneto doc che si chiama Carlo Nordio, che siamo fieri di avere in squadra, perché dopo decenni siamo fieri di avere approvato una riforma che può cambiare le cose». Meloni racconta molto di questi tre anni di governo ma dosa sapientemente i temi che strizzano l’occhio alla platea veneta che vive di imprese: «Dicevano che avremmo favorito gli evasori, e invece sono due anni che registriamo dati record sul recupero dell’evasione ma non l’abbiamo fatto vessando i cittadini onesti».

Le imprese tornano a ogni piè sospinto, anche nell’intervento del premier Antonio Tajani, che, però, non lesina una stoccata, per quanto sottile, alla sanità, su cui tanto spesso il coordinatore regionale Flavio Tosi ha dato battaglia a Zaia in seno alla maggioranza: «Questa Regione è stata ben amministrata, merico del presidente e del centrodestra. Vogliamo vincere non solo per dire che abbiamo un giovane, come Alberto Stefani. Certo, anche questo, ma soprattutto vogliamo vincere per governare bene e raggiungere gli obiettivi non ancora raggiunti. Io ha grande stima per la sanità del Veneto, qui mia figlia è stata guarita da una malattia grave, ma c’è ancora da fare: sconfiggere le liste da attesa. Non esiste la bacchetta magica, anche il governo nazionale deve fare la sua parte, ma non dimentichiamo cosa è il Veneto». 

Anche Maurizio Lupi di Noi Moderati ha parlato a lungo di imprese mentre Antonio De Poli, Udc, ha ricordato la forza del terzo settore in Veneto, così come Franco Roccon, Liga Veneta Autonomia, ha rispolverato il residuo fiscale. E se Zaia ha dato il ritmo battendo soprattutto sul «vero avversario che è l’astensionismo» e Stefani ha ripercorso i punti cardine del suo programma, dal sociale alla holding autostradale ricordando che «la politica non è solo calcolo, è anche e soprattutto valori. Sono orgoglioso che questa coalizione esprima candidati che possono essere esempio di valori in politica», l’intervento più tonico è stato, probabilmente, tolta la premier, quello di Matteo Salvini. Il segretario federale della Lega ha snocciolato le ultime riforme partendo da fatti di cronaca come quello delle borseggiatrici veneziane arrestate, il caso del pensionato rodigino che ha sparato a un ladro ma senza essere indagato e Bagnoli, l’ex base destinata a migranti ora riconvertita in alloggi «per italiani». Il centrodestra resta compatto, «come sempre», dicono i veterani al Geox.


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19 novembre 2025 ( modifica il 19 novembre 2025 | 07:58)

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