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Salute mentale, il 63% dei giovani si rivolge all’Intelligenza artificiale quando ha una difficoltà emotiva

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Disagio psicologico o emotivo per quasi 4 italiani su 10 (38%) negli ultimi 3 anni. E il 68% non si è fatto aiutare. Tra chi ha scelto di farcela da solo e chi si è reso conto solo dopo di aver un problema, salta all’occhio un 20% di persone che non ha fatto ricorso alla terapia perché non può permetterselo: è troppo costosa. È questa la fotografia scattata da Altroconsumo, con un’indagine condotta nel luglio 2025 e parte del progetto Impegnati a Cambiare, su un campione di oltre 1.000 persone tra i 18 e i 74 anni
I dati confermano il trend denunciato da altre analisi: l’Organizzazione Mondiale della Sanità stima che, nei primi due anni di emergenza Covid-19, i casi di ansia e depressione sono aumentati del 25% su scala globale; il Mind Health Report, curato da Axa e Ipsos, indica che nel 2023 il 28% degli italiani soffriva di un disturbo mentale, mentre una ricerca del 2024 dell’Enpap mostra che gli accessi ai percorsi di terapia sono passati dal 29% nel 2020 al 39% nel 2024: 10 punti percentuali in più in soli 4 anni.

I disagi emotivi più frequenti

Primo disagio emotivo l’ansia (30%), seguita da problemi del sonno (20%), depressione (17%), stress/burnout (13%), frequente instabilità emotiva (13%) e attacchi di panico (12%). Le donne con meno di 44 anni sono le più colpite, così come i fragili, gli anziani e i giovani. Lockdown prima, isolamento sociale spesso causato da una dieta digitale inadeguata, le nuove generazioni non sono semplicemente fragili, ma sono vittime di uno stile di vita sociale che alimenta una salute mentale sempre più precaria. «Il lockdown e social hanno avuto e hanno un impatto importante su una fascia di età, quella degli adolescenti, in cui la socievolezza dovrebbe essere ai primi posti: è proprio un bisogno», spiega Alessia Romanazzi che ha supportato e commentato l’inchiesta sulla salute mentale di Altroconsumo. «Quando si parla di crisi dei giovani il mio invito è spostare la lente, perché si rischia di far ricadere sulle loro spalle un’accusa ingiustificata. Credo sia utile porsi domande più che formulare giudizi. Che mondo abbiamo consegnato ai ragazzi? Ma anche, che mondo è stato anche consegnato a noi e alla generazione precedente? Perché quello che accade è che i social vengano utilizzati un po’ come un cerotto sulle disillusione e quindi si ricostruisca lì sopra un mondo con tutta una seria di speranze e di idee, rispetto all’età adulta, che con il tempo sono un po’ crollate».

Meno pregiudizi, più difficoltà economiche

Lo stigma sul tema dei disturbi mentali è ancora diffuso, ma è meno forte, soprattutto nelle nuove generazioni. L’esposizione di personaggi famosi, come Fedez, ha sicuramente reso l’argomento più popolare, riducendo almeno in parte i pregiudizi. Se la ricerca conferma che si è avviata una sorta di rivoluzione culturale, dimostra anche che la salute mentale è un problema di ordine economico: molte persone non si curano perché la terapia costa. Solo il 32%, secondo l’indagine di Altroconsumo, di chi ha avuto almeno un disagio psicologico o emotivo negli ultimi tre anni ha deciso di seguire un terapia.

Tipi di terapia e difficoltà di accesso

Il 66% di chi ha scelto di farsi curare ha fatto terapia, mentre quasi una persona su 2 (il 47%) ha avuto accesso a un trattamento farmacologico. Il 73% di chi va dallo psicologo o dallo psicoterapeuta lo fa privatamente, mentre la prescrizione dei farmaci nel 67% avviene tramite Servizio sanitario nazionale. È quindi decisamente più accessibile da un punto di vista economico, anche perché difficilmente una seduta privata costa meno di 50 euro. Non ci sono dati ufficiali, ma secondo Serenis si arriva a spendere in media 70-80 euro a seduta. E l’indagine di Altroconsumo conferma che chi, tra gli intervistati, segue o ha seguito una terapia dallo psicologo o dallo psicoterapeuta ha sborsato in media 140 euro al mese. Una spesa difficilmente sostenibile dalla maggior parte delle famiglie italiane.
Esiste poi un problema geografico: al Nord i servizi sono più diffusi, mentre nel Mezzogiorno la copertura di strutture e di personale è molto più limitata. E uno sociale: anziani, migranti e persone con bassa scolarizzazione accedono con difficoltà ancora maggiore ai servizi, spesso a causa delle barriere linguistiche e culturali.

Aumentano le consulenze dell’Intelligenza artificiale

Il 26% dell’intero campione intervistato ha ammesso di aver usato l’AI per ricevere supporto in un momento di difficoltà emotiva. «Questo dato più che raddoppia nella fascia di età sotto il 27 anni, arrivando al 63%», racconta Federico Cavallo, responsabile relazioni esterne Altroconsumo. Come si spiega il ricorso a ChatGPT e simili? «Sebbene si parli sempre di più di salute mentale e si stia riducendo lo stigma sociale soprattutto nei giovani, chiedere aiuto e rivolgersi a un professionista non è sempre semplice. Questo dato va letto, inoltre, combinato con quello economico», perché è vero che i giovani hanno più dimestichezza con la tecnologia ma è anche vero che rappresentano una delle fasce di popolazione più povere. Lo ripetiamo di nuovo, il 20% di chi non si è fatto aiutare ha rinunciato perché le sedute sono troppo costose. «Estremizzando, l’AI sta rappresentando un pronto intervento emotivo», prosegue Cavallo. «È un fenomeno da osservare con attenzione, perché ci sono rischi ma anche benefici. Se si va verso un’integrazione di questi strumenti e non una demonizzazione, perché sappiamo che ci sono molti professionisti che usano l’AI anche per la terapia tradizionale, c’è una prospettiva per un approccio laico e pragmatico. Il rischio, però, è che ci sia un effetto sostituzione a causa dello stigma e della difficoltà di potersi permettere la terapia. È importante quindi fare informazione e formazione».

A chi rivolgersi 

«In alcuni casi c’è lo psicologo scolastico e quello è un primo accesso. Poi c’è il servizio pubblico», spiega la psicologa. «Un grosso problema delle famiglie sono i costi e i bonus non bastano. In Lombardia è possibile accedere gratuitamente al servizio attraverso le Case di Comunità: questa possibilità cambia a seconda delle ASST e delle Regioni, ma è possibile tramite SSN usufruire della terapia pagando un piccolo ticket. Poi, ci si può rivolgersi a consultori o ad associazioni che sono private, ma convenzionate, e hanno prezzi calmierati. In alcuni casi, per i minori è anche possibile fare richiesta di un colloquio senza avere l’autorizzazione del genitore. Per esempio, contattando alcune realtà, come l’associazione Alice Onlus».
Ricevere un adeguato supporto psichiatrico non è, però, sempre semplice perché mancano fondi e, soprattutto, manca personale medico e specializzato. Il Rapporto 2023 sulla salute mentale del Ministero della Salute racconta che i Dipartimenti di Salute Mentale (DSM) del Servizio Sanitario Nazionale seguivano nel 2022 oltre 850mila pazienti con una dotazione di personale di sole 29mila unità, a cui si aggiungono le 12.700 unità delle strutture convenzionate. Numeri del tutto insufficienti per rispondere alla domanda di supporto psichiatrico da parte dei cittadini. A tre anni di distanza dal Rapporto del Ministero, la situazione non sembra migliorata: il personale è ulteriormente diminuito, così come il numero di strutture e ambulatori sul territorio, distribuiti peraltro in modo disomogeneo lungo la Penisola. Inoltre, il famoso bonus psicologo non è stato risolutivo: nel 2024, per esempio, su 400.000 domande presentate ne sono state accolte 6.300, cioè meno dell’2%.

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10 ottobre 2025

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