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Salone dell’auto di New York: disertano i cinesi, poca Italia, nessuna Tesla. Il tour tra gli stand

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New York – Nel Paese dei «balocchi a quattro ruote» il divertimento è ancora assicurato. A patto di prendere alcune precauzioni. Spalancare le porte ai possibili buyers, come dicono da queste parti, e tenere rigorosamente chiuse tutte le finestre che possano far passare spifferi di veleni: insidie cinesi, stagnazione di mercato, crisi del dollaro. Ma qui, al NYAS, New York International Auto Show aperto fino a domenica 27 aprile al Jacob K. Javits Convention Center, le precauzioni le hanno prese fin da quando è nato, 125 anni fa. Fregandosene di che cosa si potesse pensare Oltreoceano, di certe scelte e di certe auto grandi e grosse che, nell’Europa sempre più scollata di oggi, anche se mai arrivassero, occuperebbero lo spazio di quattro dei nostri lillipuziani parcheggi di superficie e si incastrerebbero nel primo tornantino di quelli sotterranei, costruiti esclusivamente per rigare cerchioni e mangiarsi carrozzerie.

New York-Bruxelles un viaggio di 5885 chilometri: un’andata senza ritorno, semplicemente perché qui le auto si fanno e si vendono, mentre la Commissione europea, non sapendo bene come “contro-daziare” cerca di far rima, con negoziare. Insomma, gli affari sono affari come disse, passeggiando, a suo tempo, tra gli stand Mr Henry Ford: «This is a dandy show. The people seem interested in the various exhibits, and I presume they do quite a bit of buying». Ovvero: «Questo è uno spettacolo fantastico. La gente sembra interessata alle varie esposizioni e presumo che facciano un bel po’ di acquisti».

Mille modelli e forse più

Oltre mille i modelli in mostra, tra contraddizioni e curiosità: non c’è l’ombra di una Tesla (leggermente in difficoltà, perché la componentistica cinese pesa quanto i dazi di Trump imposti a Pechino, ma in giro per New York se ne vedono parecchie). In compenso, c’è una Topolino, portata da Stellantis, che, spavaldamente, si confronta con una Lincoln Navigator, 4×4 sette posti, alta 1 metro e 94 e lunga 5 metri e 34, twin turbochargered, 3.5 litri, V6 da 109 mila dollari più 2000 per la consegna. Appena ti accomodi parte un massaggio rilassante di cinque minuti, accompagnato da musica zen e profumazione a scelta. Due passi più in là si celebra la «World Car of the Year» 2025: è la Kia EV3. Solo che sul podio hanno piazzato una EV9. Perché? Allargano le braccia allo stand della Casa coreana: «In Europa c’è, ma qui non possiamo, per ora, importarla». Sempre questione di duties per capirci. Dalla Svezia la Koeningsegg arriva con le sue supercar, Toyota gioca, fra le altre, la carta della sua 4runner Landia e Nissan porta in primo piano Armada e Murano.

E l’Italia?

La presenza di alcuni marchi italiani è affidata ai venditori locali, resta il fatto che, schiacciate dalla presenza di vetture americane (anche se tante con multietniche contaminazioni nel corredo tecnologico) si sono ritagliate un angolino Alfa Romeo che mette in mostra la Junior e la Tonale mentre la Maserati risponde con le versioni Trofeo della Gran Cabrio, Gran Turismo e del SUV Grecale, oltre alla MC20 GT2 Stradale. Più ampia e più scenografica Jeep, nata da magnanimi lombi statunitensi che, oltre ad allineare tutta la gamma sfoggia il fuoristrada elettrico Recon, da 600 cavalli e 483 chilometri di autonomia e nel suo “Camp” regala il vero finto brivido di un’arrampicata.

Nessuna Casa cinese

Grandi assenti, per ragioni sempre facilmente intuibili, i marchi cinesi come BYD, Chery, Xpeng, che disertano il salone in segno di protesta. Mentre la nipponica Subaru, che ha negli States il primo mercato, con una media di 700 mila auto vendute all’anno, suscita mille attenzioni con il reveal di due EV: la tutta nuova Trailseeker (che, quando arriverà da noi non avrà, probabilmente questo nome) e la Solterra MY2026. Entrambe con spiccata vocazione off-road, la prima con autonomia di oltre 400 chilometri, la seconda di oltre 500.

New York elettrica

Oltre che guardare si può anche guidare. Basta scendere al Level 1 del Javits Center per cimentarsi in test drive tra birilli, simil drifting e simil tornanti. Sembra una grande pista delle macchinine ma le auto sono vere, dalla Cadillac Escalade alla Nissan Ariya, dalla Toyota bZ4x alla Jeep Vagoneer. L’eco del NYAS rimbalza un po’ ovunque per New York: in Times Square, anche per celebrare la Giornata mondiale della Terra, oltre a una piccola selezione di auto a zero emissioni è comparso pure un concept di Swift Rails per viaggiare, sulle monorotaie del Futuro, sopra tutto e tutti, e al Rockfeller Center sculture dell’artista John Chamberlain, realizzate con parti di auto riciclate. Del resto New York si elettrifica sempre di più: circolano più taxi elettrici di qualsiasi altra città negli Stati Uniti, e curiosità per curiosità, Gravity, sostenuta da Google, ha inaugurato vicino a Times Square la stazione di ricarica a corrente continua più veloce degli USA, dove le colonnine possono raggiungere i 500 kW di potenza e fornire fino a 320 chilometri di autonomia in cinque minuti. Tutto ha un prezzo però. Come un parcheggio, spesso di quelli verticali automatizzati, che costa mediamente tra gli 800 e i 900 dollari al mese.

23 aprile 2025 (modifica il 23 aprile 2025 | 13:14)

23 aprile 2025 (modifica il 23 aprile 2025 | 13:14)

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