
L’Europa lo fa meglio. E se gli Stati Uniti hanno vinto la Ryder Cup 28 volte (in 44 edizioni), da quando la Gran Bretagna ha chiesto una mano al resto del continente le cose sono cambiate e il bilancio dice: 12 volte Europa, 9 Usa più un pareggio. Va ancora meglio dal 2002: 8-3 per i ragazzi in maglia azzurra che sono anche gli unici, in questo secolo, ad aver vinto (due volte) in casa d’altri.
La pressione di Trump
Sarà una grande sfida di golf, ma più delicata e sentita del solito quella che inizia sul complicatissimo percorso Bethpage Black, 48 chilometri a est di New York. Di sicuro per gli americani, anche perché Donald Trump, il loro presidente, proprietario di 26 resort golfistici, che si descrive come un grande giocatore (affermazione smentita dal libro «Commander in cheat» di Rick Reilly, che racconta il suo sistema molto «originale» di fare score), ha annunciato che si farà vedere oggi alle gare e si è espresso in maniera chiara su un paio di questioni. Ha detto che il capitano Keegan Bradley avrebbe dovuto pure giocare e regalato un «consiglio» ai tifosi. Quest’anno, per la prima volta, i 12 campioni americani riceveranno 500 mila dollari a testa (300 mila andranno in beneficenza), gli europei continueranno invece a giocare gratis. «I biglietti sono molto cari e se i nostri, che saranno pagati, non dovessero giocare al meglio — ha spiegato Trump — il pubblico avrebbe il diritto di dirgli qualcosa…». Giusto per aggiungere pressione e far capire a chi va in campo che un’America di nuovo grande non può e non deve farsi battere a golf da 12 tizi arrivati dall’Europa.
Attese 250mila persone da 40 Paesi
L’Europa, però, si è preparata per bene. Luke Donald, il capitano confermato dopo la vittoria di Roma, ha chiamato 11 dei 12 giocatori di due anni fa, l’unica novità è il norvegese Rasmus Hojgard chiamato al posto del gemello Nicolai, in campo a Guidonia. Un po’ perché squadra che vince non si cambia, molto per il lavoro del suo staff, che ha mantenuto i due vicecapitani italiani, Francesco e Edoardo Molinari. Edoardo, ingegnere, è considerato il guru dei numeri e le sue statistiche garantiscono che le possibilità di vittoria di un esordiente in un match di Ryder fuoricasa arrivano a malapena al 25 per cento. Meglio dunque andare sul sicuro.
Non bastasse, la squadra europea sa bene che la attendono giorni durissimi. Per la voglia di riscatto degli americani, a cominciare dal numero 1 del mondo Scottie Scheffler, che a Roma si mise a piangere sconsolato per la (bassa) qualità del suo gioco. E per l’ambiente. Attorno ai fairway di Bethpage ci saranno nei giorni delle gare circa 250 mila persone. Provenienti da 40 Paesi ma soprattutto dagli States. Che non si faranno problemi a disturbare e insultare i giocatori europei.
Meglio essere pronti a tutto. Nei giorni del torneo di Wentworth, i convocati di Donald hanno giocato 9 buche un giorno e 18 un altro con l’orario di New York per abituarsi al fuso ancor prima di partire. E in America hanno girato con il visore della realtà virtuale che riproduceva gli insulti più classici. Nello staff sono stati inseriti strateghi del calibro di Richard Scudamore e Ian Ritchie, ex amministratori delegati della Premier League e della Rfu, la federazione inglese di rugby. Ed è stato ingaggiato pure Owen Farrell, ex capitano e apertura della Nazionale inglese, il giocatore più detestato nel mondo del rugby. Il massimo esperto di ambienti ostili. Uomini e mezzi scelti per vincere una partita di golf molto particolare e per tentare di ripetere una vittoria come quella di Medinah 2012. Non a caso ricordata come «il miracolo di Medinah».
26 settembre 2025
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