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Rugby, Valeria Fedrighi colonna della Nazionale: «Iniziai per caso, da piccola facevo pallavolo»

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Per definizione bislunga, per prenderla, la palla ovale, ci vogliono tenacia e caparbietà. L’ha inseguita su e giù per il mondo, Valeria Fedrighi, partendo da Pedemonte, per giocare a rugby in Inghilterra e in Francia, per raccogliere 67 presenze con l’Italia, con l’elenco che si può estendere: «Tutto è iniziato un po’ per caso», racconta lei, dalla scorsa stagione al Colorno, dopo essere stata, dal 2017 al 2024, ai Saracens e al Tolosa. Ha trentatré anni, Valeria, e fino ai diciannove il rugby era soltanto un amico, conosciuto da bambina. Spiega: «Il ragazzo di mia sorella, Marcella, giocava nel Valpolicella. Io, di anni, ne avevo dodici. Marcella mi portava al campo. Mi sono legata a quell’ambiente, ho conosciuto delle persone, mi sono appassionata. Ma ragazzine che facessero rugby, al tempo, non se ne trovavano. Mi dedicavo alla pallavolo, ad Arbizzano, e così è stato fino al 2011, quando è stata costituita la prima squadra, a 7, di rugby femminile, proprio al Valpolicella. Da lì ho iniziato». Un percorso che ha visto Valeria farsi subito notare: «Finché – dice –, nel 2015, sono passata al Riviera. Ossia, a Riviera del Brenta, nel Veneziano. Due allenamenti a settimana più la partita, mentre studiavo per conseguire la laurea in Beni Culturali. Ed era, finalmente, rugby a 15, e io giocavo nel ruolo che è sempre stato mio, quello della seconda linea».

L’approdo in Inghilterra

C’era un biglietto che aspettava Valeria. Una mail da inviare in Inghilterra, la voglia di fare un’esperienza di sport e di vita: «Arriva la risposta, quella dei Saracens. Avevo esordito in nazionale, nel frattempo. È il 2017 e parto per Londra, dove faccio la bambinaia, mi mantengo così. Abbiamo vinto il titolo». Il viaggio di Valeria continua. I «caps» con l’Italia aumentano, la maglia azzurra diventa presto una consuetudine per lei. In carriera, è arrivata a disputare tre Coppe del Mondo e nove Sei Nazioni. Quanto ai titoli, dopo quello inglese arriverà, nel 2022, anche il successo in Francia. Già, perché, dopo i Saracens, c’è il passaggio allo Stade Toulousain: «Mi occupavo del bar del centro sportivo – fa Valeria –. In quel periodo sono rimasta bloccata là quando c’è stata la chiusura a causa del Covid. Per molti mesi sono stata lontana dalla mia famiglia, a Pedemonte». La famiglia che è stata il richiamo forte per tornare in Italia, salutando Tolosa: «Sono tanti i bei ricordi che porto con me di quelle stagioni. La conquista del campionato, superando in finale il Blagnac, in una sorta di derby, è stata un’emozione forte. Ma avevo bisogno di stare vicino ai miei familiari, ai miei genitori, ai miei nipoti. Di qui i il rientro in Italia. Sempre per giocare a rugby».

«Uno sport in cui non puoi indossare maschere»

Valeria, ora, ha un contratto con la Federazione. Vive a Parma. Ha compiti all’interno dell’organizzazione di eventi per le Zebre, franchigia che partecipa allo United Rugby Championship, competizione di vertice internazionale. Valeria sorride: «Gli acciacchi si fanno sentire. Ma sono sempre qui, con la stessa passione con cui ho iniziato. Questo sport ha una bellezza unica: non puoi indossare maschere, non ti puoi nascondere. C’è una cosa che conta più di tutti: essere squadra. Da soli non vai da nessuna parte. Ed è per questo che il rugby è grandissimo e speciale».

30 ottobre 2025

30 ottobre 2025

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