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Rovereto, lo sciopero degli operai di Metalsistem: «Troppo precariato»

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«Salari erosi dall’inflazione e troppi precari. E da oltre due anni, nessuna apertura al confronto da parte dell’azienda». Scioperano i lavoratori delle aziende Metalsistem e Galtre, occupando simbolicamente la rotatoria della zona industriale di Rovereto.

Quattro giorni di sciopero

Sono state quattro le ore della giornata lavorativa di giovedì che i dipendenti delle aziende del gruppo Briosi hanno dedicato allo sciopero per chiedere il rinnovo dei contratti aziendali e rivendicare «condizioni di lavoro più dignitose», scrivono le parti sindacali. «Alla Metalsistem l’ultimo contratto aziendale risale al 2018, a sua volta frutto di un’estenuante trattativa durata anni — si legge —. Da allora, l’impennata dell’inflazione registrata dal 2022 ha eroso pesantemente il potere d’acquisto dell’integrativo aziendale, impoverendo i lavoratori, mentre i bilanci dell’azienda sono floridi più che mai». Secondo le sigle, la situazione è ancora più critica alla Galtre, controllata al 100% da Metalsistem e legata ad essa anche come cliente principale: «Nonostante anni di promesse, i lavoratori hanno potuto contare solo su un contratto integrativo annuale, presentato come “ponte” verso un accordo strutturale che però non arriva mai. Sono oltre due anni che l’azienda rifiuta di avviare una trattativa seria, rinviando continuamente ogni confronto». A peggiorare le cose, spiegano, la condizione contrattuale dei dipendenti: «Alla Galtre, circa la metà degli operai è precaria, e molti di loro lavorano lì da quasi tre anni, senza che ci sia alcuna volontà da parte della direzione di procedere alla stabilizzazione dei contratti».

La gestione delle risorse

Contestata, quindi, la gestione di risorse che secondo i lavoratori non mancano: «Sono evidenti a tutti gli ingentissimi investimenti in corso nel “quartiere Metalsistem” tra via del Garda, viale dell’Industria, via Caproni e via Marconi: enormi capannoni sono nati installando nuove linee produttive e nuovi impianti. Nel frattempo, ogni volta che i lavoratori, in risposta ai continui rifiuti al dialogo, decidono di incrociare le braccia, l’azienda interviene con “bonus una tantum” sotto forma di buoni spesa, elargiti in modo unilaterale. Se un tempo questi gesti erano stati accolti con gratitudine, oggi vengono percepiti come strumenti di paternalismo, volti soltanto a delegittimare il ruolo del sindacato». Anche lo scorso anno ci furono mobilitazioni analoghe da parte dei lavoratori di entrambe le aziende. Proprio da qui, concludono i sindacati, nasce la manifestazione di giovedì: «Una richiesta semplice e legittima di ascolto, rispetto e contrattazione. Le promesse fatte allora dall’azienda non hanno avuto alcun seguito».


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27 giugno 2025

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