La prima notizia è che un’imprenditrice brianzola di 38 anni, Giusy Anna Scarcella, ha annunciato l’acquisto di un club del “maschilissimo” calcio professionistico italiano. Caso raro di donna proprietaria, una ventata di aria (apparentemente) fresca sul Rimini Football Club che milita con gravi difficoltà finanziarie in Serie C, rischia di partire da -6 nel prossimo campionato e ha subìto sei cambi di proprietà negli ultimi 15 anni. La seconda notizia è che in un batter d’occhio, cioè già dal primo agosto, «si è insediata ufficialmente – ha comunicato il club sul suo sito – la nuova proprietà», ovvero la società Building Company di Carate Brianza (Monza). La terza notizia: non è tutto oro quello che luccica, ammesso che ci sia oro. Che cosa non va? Proviamo a entrare nel cuore dell’operazione, che non ha scatenato la gioia dei tifosi. Anzi.
«Rimini mi darà visibilità»
Prima anomalia. Oltre all’annuncio del club ci sono le dichiarazioni dell’imprenditrice che danno per fatta la compravendita. «Ho salvato il calcio a Rimini – ha detto Scarcella al Resto del Carlino – Sono convinta che darà visibilità alla mia azienda che è solida e seria… Vendiamo impianti fotovoltaici residenziali, facciamo tutto in regola… Rimini è una bella piazza, mi potrà dare la giusta visibilità». Sincera nell’ammettere che a muoverla è il marketing e non l’amore per la maglia biancorossa (del resto a giugno aveva trattato il Foggia, salvo poi indietreggiare). Ma se vuoi visibilità devi garantire trasparenza, soprattutto se compri una squadra di calcio che significa mettersi in piazza.
Preliminare e sequestro
Il punto è che per adesso è stato firmato solo un preliminare, non si sa bene quanto vincolante. Non c’è stato, insomma, alcun passaggio di quote né potrebbe esserci perché sul pacchetto di controllo, oggi ancora in capo alla D.S Sport, il tribunale di Milano il 16 luglio scorso «ha autorizzato – si legge nel provvedimento – V.R. Trasporti srl (il vecchio proprietario, ndr) ad eseguire, secondo le norme di legge, sequestro conservativo» per un credito insoddisfatto di circa 175 mila euro. Dunque, riassumendo, «si è insediata la nuova proprietà» ma in concreto è stato fatto solo un preliminare per la compravendita di azioni, per altro soggette a una procedura di sequestro autorizzata da un giudice.
Facebook e il (presunto) presidente
Seconda anomalia. Scarcella non si è mai occupata finora di gestire club calcistici. Anche nelle serie minori hanno una certa complessità. Poco male, si dirà, lei farà l’azionista, ci mette i capitali e affiderà la rappresentanza legale e il ruolo di presidente a qualcuno che ci sa fare e sa muoversi nell’ambiente. Chi? Scarcella ha già indicato il nome: è Valerio Perini. E lui prontamente e orgogliosamente ha già cominciato a chattare su Facebook con i tifosi (così come Giusy Scarcella, attivissima) facendo intravedere l’obiettivo della promozione in B. E ha aggiornato i suoi profili social: «Presidente Rimini Football Club». Mancherebbero alcuni passaggi tipo girata delle quote, convocazione assemblea, nomina consiglio di amministrazione, successiva scelta del presidente e iscrizione al registro imprese, ma non importa, sono dettagli. È l’entusiasmo.
Calcio e call center
Piuttosto chi è Perini? È il responsabile vendite pannelli fotovoltaici dell’azienda della manager ma anche uno specialista nella gestione di team di vendite telefoniche (call center), altro business di casa. Quest’ultima skill deve aver fatto breccia: avranno pensato che tra un team che insegue un pallone e uno che insegue utenti telefonici non deve esserci grande differenza.
One woman company
Terza anomalia: la società che acquista. In campo è scesa la Building Company di Carate Brianza (ma sede amministrativa in provincia di Avellino, terra di Carlo Acierno, l’architetto responsabile tecnico) di cui Scarcella è unica azionista e unica amministratrice. Sostanzialmente non ha altre società perché quella che in teoria fa costruzioni, la GM Casa di Cervia, ha attività a livello di un negozio di ortofrutta e non presenta bilanci da anni. E il call center è funzionale ad acchiappare clienti per i pannelli solari da installare sui tetti.
I conti che mancano
«Siamo leader italiani nell’energia solare», recita il sito della Building ma sui bilanci si legge di ricavi per 60mila euro nel 2021, 200mila nel 2022 e 7,3 milioni nel 2023 con 400 mila di utile. Poi all’inizio del 2024 i due partner, Marco Manzi e Giorgio Bonardi, escono dalla società lasciando tutto in mano a Scarcella. Impressionante la progressione dei ricavi (550 impianti solari installati nel 2023) ma del bilancio 2024 non c’è ancora traccia. Eppure i conti di chi compra e si presenta al pubblico, perché questo significa entrare in un club di calcio, dovrebbero essere un biglietto da visita (e di chiarezza) fondamentale. E poi è un bilancio semplice. Sono passati più di sette mesi dal 31 dicembre 2024 e tutti i grandi gruppi mondiali, quotati e non, hanno archiviato da tempo i loro ben più complessi consuntivi. La sconosciuta Building Company, invece, si lancia nell’operazione più importante della sua breve storia accreditandosi solo sulla fiducia che, nel mondo del pallone, è la garanzia a costo zero più comoda, diffusa, inflazionata e rischiosa.
L’app dei rifiuti
Il capitale della società di Carate Brianza è piuttosto consistente: 2 milioni di euro. Ma come si è creato? Scarcella ha conferito l’anno scorso al valore di perizia di 1,8 milioni (tra mille caveat del perito che dice di essersi basato esclusivamente sui dati forniti dal committente) l’app mobile “I-Junk” che faciliterebbe le operazioni di smaltimento rifiuti e in particolare il riciclaggio di pannelli solari. Dunque quattro quinti del capitale di Building dipendono dal valore stimato del software. Ad oggi non si hanno ulteriori notizie di questa app.
Debiti e dipendenti (tre)
I dipendenti della Building sono solo 3, i debiti due volte e mezzo gli utili. È un’azienda con il fatturato improvvisamente esploso e ha la Scarcella sola al comando (non esiste consiglio di amministrazione): definirla poco strutturata è il minimo. Davvero imbarcarsi nell’acquisto di un club come il Rimini è strategico per una società dalla storia “breve” e dal profilo finanziario così “sottile”? E davvero Scarcella sarà poi in grado, ammesso che si chiuda la compravendita, di investire risorse adeguate per puntare alla serie B, come ha già fatto intendere? Loro chiedono fiducia e poi si vedrà: se son rose fioriranno. Ammesso che le rose ci siano.
5 agosto 2025
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