
Il disegno di legge sulla riforma della caccia depositato nelle settimane scorse al Senato dai capigruppo della maggioranza (con l’eccezione di Noi Moderati) non sarà affrontato in sede redigente dalle commissioni Ambiente e Industria bensì in sede referente. Significa che i due gruppi di lavoro non scriveranno e voteranno il testo della legge da sottoporre poi all’Aula per la sola votazione finale nel suo complesso, ma che si limiteranno, come previsto dalla procedura ordinaria, al lavoro preparatorio, ovvero a discutere il testo e a stilare relazioni lasciando poi all’assemblea la possibilità di tornare nel merito dei singoli articoli.
La decisione è stata presa ieri al Senato. Si tratta di un ulteriore stop alla «corsia preferenziale» che una parte della maggioranza e il mondo venatorio auspicavano sulla revisione della legge 157 del 1992 che regola la pratica venatoria ma anche la «protezione della fauna selvatica omeoterma». In una prima fase il ministro dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida, aveva ipotizzato addirittura un disegno di legge a firma del governo, che avrebbe dato un peso specifico maggiore al provvedimento e lo avrebbe maggiormente blindato, almeno dagli assalti interni. Ma questa ipotesi è poi tramontata dopo le proteste seguite alle prime indiscrezioni sul contenuto del testo. Quest’ultimo porta la firma dei senatori Malan (FdI), Romeo (Lega), Gasparri (FI) e Salvitti (Civici). Dopo la modifica dell’iter sarà dunque analizzato, discusso e votato in ogni sua parte sia nelle commissioni sia in Aula.
Lo stop alla procedura semplificata è stato salutato come una vittoria dalle forze di opposizione, che si sono ritrovate compatte a votare per la modifica procedurale. Ed è ben visto anche dal mondo delle associazioni, che temevano che il confronto su una materia tanto controversa avvenisse solo in commissione, quindi con la sola partecipazione dei senatori che ne fanno parte, meno attenzione mediatica e di conseguenza minore probabilità di essere seguiti dal grande pubblico. «Questa non è ancora una vittoria contro il ddl che abbiamo ribattezzato caccia selvaggia – sottolineano in una nota congiunta Enpa, Lac, Lav, Legambiente, Lipu e Wwf Italia – ma una svolta nel processo legislativo che permette di ripristinare un maggior livello di trasparenza e partecipazione democratica».
Gli ambientalisti, nella loro nota, rilevano anche che il testo era stato scritto dopo un confronto con le sole associazioni venatorie senza che fossero coinvolte quelle per la tutela della natura. Con il risultato, dicono in sostanza, che della «protezione della fauna selvatica» in quella riforma non c’è traccia. La salvaguardia della biodiversità e degli animali selvatici, rilevano, va contro agli interessi dei cacciatori e dei produttori di armi e munizioni, a cui la maggioranza è invece vicina.
Il testo prevede numerose modifiche alle attuali norme e l’indirizzo generale è quello di un’estensione delle possibilità di pratica venatoria e una riduzione di limiti accompagnata anche ad una riduzione dei territori sottoposti a tutela. Nei giorni scorsi il ministro Lollobrigida aveva invece sostenuto che con questa riforma «l’uomo si riprende il diritto di essere bioregolatore».
11 luglio 2025 ( modifica il 11 luglio 2025 | 15:16)
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