Le donne italiane hanno un record mondiale: sono quelle che vanno più spesso dal parrucchiere. «È vero — conferma l’americana Michelle Peluso, ceo di Revlon Group — ci vanno in media sette volte l’anno, più che in qualsiasi altro Paese. L’Italia è un mercato chiave per noi: ci sono circa 90.000 saloni e una tradizione professionale straordinaria».
Peluso guida Revlon dal 2023, dopo una carriera costruita tra digitale, retail e finanza, con ruoli ai vertici di CVS Health, Ibm, Citigroup. Oggi la sua missione è trasformare Revlon in un gruppo globale più innovativo, vicino ai consumatori e capace di unire scienza, bellezza e sostenibilità. Senza dimenticare che Revlon è uno dei nomi storici della cosmetica, nato nel 1932 con il primo smalto coprente e diventato sinonimo di colore e modernità. Nel 2016 ha acquisito Elizabeth Arden, ampliando il portafoglio con marchi e fragranze internazionali.
Il gruppo è presente in oltre 100 Paesi, con canali che spaziano dai saloni professionali al retail, fino all’e-commerce. In Italia, la controllata Beautyge Italy — con sede a Padulle di Sala Bolognese — ha chiuso il 2024 con ricavi per circa 107 milioni di euro (+8% sul 2023), un ebitda di 7 milioni e un utile netto di 2,6 milioni. Per il 2025 è prevista una crescita intorno al 12%.
È arrivata in Revlon in un momento cruciale, dopo l’uscita dalla procedura fallimentare. Come sta andando il nuovo capitolo nella storia dell’azienda?
«In Italia l’85% delle persone conosce il brand Revlon: è riconosciuto come un marchio straordinario. Il nostro focus principale è l’hair care, e l’Italia è centrale per la qualità dei saloni e dei professionisti. Poi c’è Elizabeth Arden, che compie 115 anni: un marchio fondato su innovazione e empowerment femminile. Stiamo crescendo anche con le fragranze, grazie alla collaborazione con Palm Angels, e stiamo rilanciando il make-up con la nuova linea Glimmer. Abbiamo i brand, la scienza e l’innovazione per crescere».
Il suo percorso unisce esperienza digitale e attenzione al consumatore. Come si traduce questo approccio nel settore della bellezza?
«Ho sempre lavorato all’incrocio tra tecnologia e consumatori. Oggi tutto è “omni”: si compra online, in negozio, su TikTok Shop, si leggono recensioni e si condividono esperienze. Il cliente è fisico e digitale insieme. Il secondo grande cambiamento è l’intelligenza artificiale: ci aiuta a capire tendenze e bisogni, a progettare packaging, a creare testi e immagini personalizzate. Sono ossessionata dall’avere il consumatore sempre al centro delle strategie».
Può fare un esempio concreto di questa ossessione?
«Quando ero in CVS, una volta al mese andavo nei negozi a riordinare scaffali e parlare con i clienti. I dati sono utili, ma il contatto diretto è insostituibile. In Revlon ascoltiamo i social, ma anche le persone nei negozi e nei saloni. Solo così un brand prende davvero vita».
Come integrate la sostenibilità nel business?
«È un tema che mi appassiona, anche per il mio ruolo nel board di Nike. Sostenibilità, innovazione e desideri dei consumatori devono andare insieme. Un esempio è Experience, linea hair care nata in Europa e ora globale: ingredienti marini, talassoterapia, packaging sostenibile. Bisogna considerare l’intera catena del valore».
Ha lavorato nella salute e nel benessere. La cosmetica può avere un ruolo anche in questi ambiti?
«Assolutamente sì. La bellezza deve far sentire bene, non imporre modelli irraggiungibili. Elizabeth Arden, già un secolo fa, parlava di benessere così come di diritto di voto alle donne. Oggi scegliamo ambasciatrici come Aitana Bonmatí, la calciatrice spagnola vincitrice del Pallone d’oro, o la cinese Xin Zhilei, appena premiata come miglior attrice al Festival di Venezia. Donne forti e autentiche. Modelli positivi per le nuove generazioni».
Nonostante il rallentamento economico, la cosmetica tiene.
«La bellezza è resiliente: le donne rinunciano a molte cose, ma non al rossetto. E oggi si investe sempre più nei capelli. Abbiamo uno stabilimento a Bologna specializzato nella colorazione, da cui esportiamo qualità in tutto il mondo. Crescono anche le fragranze, spinte da un pubblico giovane e anche maschile».
Quali sono i mercati strategici per Revlon?
«Più della metà del nostro fatturato arriva da fuori gli Stati Uniti. Stiamo crescendo bene in Cina con Elizabeth Arden, e l’Europa resta centrale. L’Italia, poi, ha un ruolo speciale: sotto la guida di Luca Nava, il business cresce a doppia cifra. E io mi sento a casa: mio nonno era di Napoli».
Come affrontate il tema dei dazi?
«Ci aiuta il fatto di avere stabilimenti in Europa, America e Sudafrica. Produciamo a Bologna e Barcellona per il continente europeo, in Messico per l’America Latina, negli Stati Uniti per il mercato nordamericano. Questa rete diversificata è la chiave per restare competitivi».
Se dovesse riassumere in una frase l’obiettivo per Revlon?
«Grazie all’innovazione, Revlon resterà un marchio amato dai consumatori di tutto il mondo».
14 ottobre 2025
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