
Roberto Occhiuto, quanto ha pesato l’inchiesta per corruzione nella scelta di dimettersi?
«In senso stretto? Zero».
E in senso lato?
«In un Paese civile un’indagine non deve indurre automaticamente l’indagato alle dimissioni. Ma non può e non deve nemmeno essere usata da altri per indebolire l’azione di chi governa».
Parla della magistratura?
«Assolutamente no. In una regione difficile come la mia nessun uomo delle istituzioni può permettersi di delegittimare la magistratura. Aggiungo che io, i magistrati, li ringrazio anche: era mio diritto chiedere di essere ascoltato subito dopo l’avviso di garanzia, non era loro dovere concedermelo. L’hanno fatto e sono convinto di aver chiarito tutto».
È vittima di fuoco amico?
«Sia il centrodestra calabrese sia quello nazionale mi hanno sostenuto con convinzione e lealtà. Ma se fossi andato avanti senza dimettermi e subito dopo ricandidarmi, lasciando che stavolta siano i calabresi e non altri a scegliere il loro futuro, avremmo assistito a un film già visto altre volte: il politico viene indagato, la sua azione inizia a logorarsi, la sua maggioranza a sfilacciarsi e poi finisce che vincono gli altri per esclusione, col politico che alla fine di questa storia magari si ritrova archiviato nell’inchiesta ma anche archiviato politicamente».
Sembra di sentire un refrain di moda anche a Milano.
«La situazione non è così tanto diversa se non in un punto: se si blocca l’attività di chi governa Milano, Milano va avanti; se si blocca l’attività di chi governa la Calabria, la Calabria si ferma».
A chi pensa parlando di politici di secondo livello che hanno iniziato a ostacolarla?
«A una serie di cose che leggo da parte di chi ha pensato che l’indagine finisse per farmi fuori».
Anche nel centrodestra?
«Nei giorni prima di annunciare la mia decisione ho parlato con i leader di tutti i partiti della coalizione: da Giorgia Meloni ad Antonio Tajani, da Matteo Salvini a Maurizio Lupi. Tutti loro hanno condiviso le mie scelte».
Non giudica strano il silenzio di Fratelli d’Italia?
«È uscita stamattina (ieri, ndr) una dichiarazione di sostegno da parte di Donzelli».
La dichiarazione di sostegno di Salvini è parsa timida. A lei no?
«Non direi proprio. Avevo parlato anche con Salvini».
Ha mai pensato che nella Lega sperassero in un governatore diverso, soprattutto in ottica Ponte sullo Stretto?
«Vede, oltre che essere il presidente della Regione Calabria, sono anche il vicesegretario di Forza Italia, che sul Ponte ha una posizione tanto storica quanto chiara. E comunque la risposta è no».
A caldo lei ha parlato della burocrazia che, dopo l’indagine avrebbe paralizzato l’azione del suo governo. Solo alla burocrazia o altro?
«La Calabria negli ultimi mesi ha superato tutti i record storici di arrivi nei nostri aeroporti? Ecco, il direttore commerciale della società che gestisce i nostri scali, che era stato scelto per la sua competenza dimostrata in anni da country manager di Ryanair, dopo il mio avviso di garanzia mi ha detto che lasciava l’incarico. Stessa storia per la commissaria straordinaria dell’azienda sanitaria provinciale di Crotone, Monica Calamai, che avevo chiamato per la sua lunga esperienza nella sanità toscana, una regione rossa. Nessuno dei due mi ha detto esplicitamente che andava via per l’indagine a mio carico. Però…».
Chi le dice che l’andazzo cambierà dopo le elezioni?
«Nessuno può raccontarmi il finale di questa storia, ora che ho dato un altro indirizzo. Se fossi rimasto fermo, l’altro finale era già scritto: sarei finito per essere prima logorato e poi doppiamente archiviato. Non sono nell’inchiesta ma anche politicamente».
Se non sarà archiviato, tornerebbe a dimettersi?
«Sono talmente sicuro della mia correttezza e del mio rigore, oltre a essere certo di aver spiegato e chiarito la mia posizione ai magistrati, che altri esiti rispetto all’archiviazione neanche li prendo in considerazione».
Elly Schlein ha criticato l’immobilismo e i danni del “sistema Occhiuto” sul fronte della sanità. Cosa risponde?
«Che ho ereditato una sanità dalla contabilità orale mentre adesso i bilanci sono approvati e certificati; che in ospedali come Sibari, Vibo e Palmi la posa della prima pietra c’era stata venticinque volte e adesso almeno i cantieri di due di questi stanno per concludersi; che la nostra sanità non è più l’ultima a livello nazionale. Ho ereditato una sanità da Serie D. Adesso è quantomeno in serie C».
Ce l’avrà però qualcosa da rimproverarsi, no?
«Che c’è ancora tanto da migliorare. Tantissimo».
Quando si voterà?
«Formalizzerò le dimissioni in accordo col resto della coalizione tra lunedì e martedì, per votare in ottobre».
Che sfidante si aspetta?
«Non lo so. Ma non lo sa neanche il centrosinistra».
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1 agosto 2025
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