
Nella giornata in cui Matteo Ricci, candidato governatore per il centrosinistra, ha rinfacciato a Matteo Salvini di aver «compiuto il più grande furto infrastrutturale delle Marche», accusandolo di aver sottratto alla regione «due miliardi di euro previsti per l’arretramento della ferrovia» dirottandoli sul Ponte sullo Stretto, il leader della Lega ha continuato la campagna elettorale marchigiana che nel centrodestra vede competere Francesco Acquaroli, FdI, a presidente uscente della Regione. Salvini si è dichiarato ottimista sul risultato del voto del 28 e 29 settembre. Raggiunto Porto San Giorgio (Fermo), ha spinto perché i marchigiani vadano a votare, sostenendo che «l’aria è buona e sono convinto che la Lega avrà un buon risultato».
La partita a scacchi in Veneto
L’altro capitolo si chiama Veneto. In attesa di un vertice definitivo fra Salvini, Giorgia Meloni, Antonio Tajani e Maurizio Lupi (c’è chi dice già stasera ma appare improbabile per il ritorno della premier da New York) da cui esca il candidato unitario del centrodestra per la Regione (oltre che per Puglia e Campania), i leghisti veneti hanno rotto gli indugi. E alla testa della cavalcata verso un nuovo candidato presidente leghista (il pressing è per il vicesegretario della Lega Alberto Stefani) c’è ancora lui, Luca Zaia. Cavallo vincente non si cambia, neppure quando non può più, tecnicamente, ambire al primo posto.
Lo slogan ripreso dal 2020
Zaia è comparso nei giorni scorsi su maxi affissioni 6×3 accanto a due parole «Veneto, sempre!», poco sotto il claim: «L’impegno continua», esattamente lo slogan della sua campagna elettorale del 2020. Più discretamente, un’ultima scritta ricorda le date delle elezioni regionali: 23 e 24 novembre. Il suo nome non compare neppure, ma il primo piano supplisce egregiamente perché il «brand Zaia» si vende da solo a quelle latitudini. Una campagna elettorale de facto, seppur in assenza di un candidato alla successione, pagata dalla Lega veneta che certifica, secondo la vulgata, la decisione di Zaia di correre da capolista per la Lega con uno sperato effetto traino prezioso per il partito. Il diretto interessato «non conferma e non smentisce», il suo staff parla di «omaggio della Lega a 15 anni di ottima amministrazione» e lui stesso, martedì, minimizzava «non c’è nulla di deciso».
Salvini: «Zaia ci sarà»
Ieri, mercoledì 24 settembre, a confermare la lettura di Zaia capolista è lo stesso Salvini: «Sarà sicuramente in campo per il Veneto e per i veneti come fa da tanti anni, se non ci sarà una lista Zaia, ne stiamo parlando con gli alleati, sicuramente sarà capolista della Lega». Gli indizi, per galvanizzare i leghisti veneti ci sono tutti, incluse le dichiarazioni rilasciate da Ignazio La Russa al Corriere: «Veneto alla Lega e Lombardia a FdI? Non lo escludo». E così l’uscente Zaia resta protagonista della battaglia in Veneto fra Lega e FdI. Con qualche effetto collaterale per i suoi. La corsa da capolista nelle sette province venete, infatti, escluderà, gioco forza, altrettanti candidati. Ma, appunto, per la «Liga» è questione di sopravvivenza all’assedio del partito di Meloni.
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25 settembre 2025 ( modifica il 25 settembre 2025 | 14:10)
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