
La diplomazia istituzionale è al lavoro per cercare di ricomporre lo strappo, nonostante la decisione dell’imprenditore Luigi Maramotti sia stata definita da lui stesso «irrevocabile». Uno strappo che è stato bello forte e sta scatenando diverse reazioni politiche. Non accenna quindi a placarsi, a Reggio Emilia, il clima incandescente, dopo il no al Polo della Moda arrivato da MaxMara Fashion Group, il cui presidente, lunedì pomeriggio, ha messo nero su bianco il ritiro dalla proposta di realizzazione del progetto che avrebbe avuto anche lo scopo di rilanciare l’area a Nord della città dove un tempo erano attive le fiere. Al centro, le dichiarazioni, sgradite a Maramotti, del sindaco di Reggio Marco Massari, che aveva ricevuto alcune lavoratrici di Manifatture San Maurizio, società controllata dal gruppo. Le donne avevano lamentato condizioni di lavoro «oppressive» e avevano scioperato. Il primo cittadino aveva auspicato che il confronto in atto portasse ad un «miglioramento delle condizioni di lavoro delle dipendenti dell’azienda. Nella piena consapevolezza che esistono confini all’interno dei quali l’amministrazione comunale può muoversi, riteniamo che le segnalazioni di tutte le dipendenti meritino attenzione», aveva detto.
Secondo MaxMara ci sono altre voci che vanno valorizzate: quelle delle 68 lavoratrici che negli ultimi giorni hanno formalizzato una nota congiunta dando conto di una posizione diversa dalle colleghe: «Lo stabilimento di Manifattura di San Maurizio è un ambiente di lavoro curato e sicuro, con attenzione al benessere delle lavoratrici – hanno scritto – ciò che ci ha colpito maggiormente è stata la rappresentazione distorta del nostro ambiente di lavoro trasmessa da alcuni media e dalla politica che non rispecchia in alcun modo il clima all’interno dello stabilimento né il vissuto della maggioranza di noi».
«Per coerenza con il nostro stile, abbiamo atteso alcuni giorni prima di intervenire pubblicamente sulle notizie che riguardano le nostre politiche del lavoro – sono le parole di MaxMara Fashion Group – la nostra azienda non è abituata a commentare, ma a lavorare. Da sempre mettiamo al centro dell’attenzione l’impegno quotidiano, i nostri collaboratori, il rispetto delle regole e la qualità del prodotto, convinti che sia questo il modo più autentico per contribuire a dare valore al nostro territorio e al nostro Paese», si legge nella nota. «Oggi, tuttavia, a causa di una campagna caratterizzata da disinformazione, sensazionalismo e superficialità sentiamo il dovere di prendere parola ed intervenire, sia per rispetto della verità che a tutela delle persone che ogni giorno, da quasi 75 anni, lavorano per la reputazione ed il prestigio di Max Mara Fashion Group. Ci ha sorpreso che accuse infondate in merito alle condizioni di lavoro vigenti all’interno di una azienda del nostro gruppo, sino ad insinuare che non vi sia rispettata la legalità, abbiano alimentato una narrazione che offende innanzitutto le persone che vi lavorano», continua il gruppo. «Intendiamo smentire che vi sia all’interno di Max Mara Fashion Group un clima lesivo della dignità delle persone, come confermato dall’intervento pubblico di una folta rappresentanza di lavoratrici della Manifatture di San Maurizio». Nel pomeriggio di oggi, martedì 2 luglio, lo stesso sindaco Massari incontrerà una delegazione delle lavoratrici che difendono l’azienda.
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2 luglio 2025
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