Home / Politica / Referendum, i sì sotto l’obiettivo 12,3 milioni. Grandi città-piccoli centri, gli alti e bassi nel (non) voto. E per la prima volta le donne votano più degli uomini

Referendum, i sì sotto l’obiettivo 12,3 milioni. Grandi città-piccoli centri, gli alti e bassi nel (non) voto. E per la prima volta le donne votano più degli uomini

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A dispetto di tutto quel fiorire di formule e distinguo che ha animato il dibattito pre voto — «Io due sì e tre no», «Prendo solo due schede, grazie…» — alla fine l’affluenza è stata praticamente uguale per tutti i quesiti. Oltre che ben lontana dal quorum: al 30,6% (dato Italia, è più basso con il voto degli italiani all’estero). E, con la significativa eccezione della scheda sulla cittadinanza, anche i risultati sono omogenei, con il sì oltre l’87%.

Al voto sono andati 14,1 milioni di elettori. Non bastano per centrare l’obiettivo del quorum. Ma era un’altra l’asticella piazzata dai leader del centrosinistra, ribadita all’unisono nelle dichiarazioni di ieri: superare i 12,3 milioni di voti che nel 2022, alle elezioni politiche, mandarono Giorgia Meloni a palazzo Chigi (il dato riguarda il territorio nazionale e con questo, quindi, qui si effettua il confronto: salirebbe a 12,6 con l’estero). Asticella comoda, sicuramente. Ma alla fine, almeno quella, è stata superata?

La soglia sfiorata

«Il dato finale rischia di non dare soddisfazione neanche a questa soglia», nota Lorenzo Pregliasco, direttore di YouTrend. Si prendano i quesiti sul lavoro, dove Pd, M5S e Avs erano compatti per il sì. Qui si sono fermati tra 12 e 12,3 milioni, considerando i vari quesiti (dato Italia). Cioè hanno sfiorato quei famosi 12,3, non c’è stato il sorpasso netto. «E sulla cittadinanza siamo lontanissimi». Il numero di quanti hanno risposto affermativamente alla proposta di dimezzare i tempi per la richiesta — supportata da Pd, Avs, Azione, Iv e +Europa — si ferma intorno a 9 milioni.
Evidentemente qualcosa non ha funzionato: «Da un lato c’è stata una politicizzazione dei quesiti, al di là del merito, e questo ha allontanato una parte che non è militante. Spingere sul pedale identitario, dall’altro lato, non è bastato a mobilitare in forze l’elettorato dell’opposizione», commenta Pregliasco.

Referendum, sì sotto l’obiettivo 12,3 milioni. Grandi città-piccoli centri, gli alti e bassi nel (non) voto

Pd vs 5 Stelle

Toscana ed Emilia-Romagna, roccaforti dem, sono le due regioni dove l’affluenza è maggiore (rispettivamente 39,1 e 38,1). Al Sud, in bacini storici dei 5 Stelle, si registrano percentuali sotto la media nazionale (23,1 in Sicilia, 27,7 in Sardegna, un po’ meglio in Campania, 29,9) . È uno dei primi dati discussi nel dibattito post-voto: un segnale che deve preoccupare il Movimento 5 Stelle? «Era attesa una partecipazione più bassa al Sud, è una tendenza già registrata e in più l’articolo 18 e la cittadinanza parlano meno a quell’elettorato», premette Pregliasco. Ma dall’analisi di YouTrend emerge un dato: «Nelle roccaforti del Pd e di Avs — cioè nei Comuni dove questi partiti nel 2022 e alle scorse Europee hanno incassato risultati migliori della loro media nazionale — l’affluenza è stata sopra il 36%. Nelle roccaforti dei 5 Stelle inferiori al 28%».

Ztl e periferie

C’è un altro dato, della distribuzione del voto nelle città. «Nei centri storici delle grandi città i sì alla cittadinanza sono stati più alti: l’80% nella circoscrizione Milano 1 (contro il 74% della media cittadina e sopra il risultato nazionale) e a Torino 1 supera l’81%, un risultato 5 punti più alto dei licenziamenti. Qui hanno aderito più alla cittadinanza che al lavoro: da San Salvario a Mirafiori, nelle zone popolari, invece, i più votati sono stati i quesiti sui contratti. «Situazione, quella delle Ztl, che, come spesso succede, non è rappresentativa degli andamenti del Paese».

Le grandi città

A trainare l’affluenza sono soprattutto le grandi città. Per Salvatore Vassallo, professore di Scienza politica e direttore dell’Istituto Cattaneo, uno dei dati più evidenti «è la differenza tra grandi e piccoli centri»: «Nelle città sopra i 350 mila abitanti sono stati registrati, in media, 7 punti percentuali di affluenza in più della media di tutti i Comuni. La differenza sale a 10 punti se il confronto si fa con i centri sotto i 15 mila abitanti. Questo divario non si era mai registrato», commenta il politologo. E non solo «perché nei grandi centri hanno votato soprattutto gli elettori del campo largo, e tra questi soprattutto gli elettori del Pd», si pensi a Firenze al 46,9 e Bologna al 47,7 (ma poi ci sono anche Torino, 41,4%, Genova, 40,4, Milano, 36,8, e Roma, 36,2). «Forse — prosegue — c’è qualcos’altro, sono stati mobilitati i cittadini più vicini alle “reti strutturate” del sindacato, dei partiti».
Sull’affluenza, però, Vassallo non parla di crollo: «Se la confrontiamo con i referendum post 1999 — anno chiave che ha certificato che basta una quota di astensionismo strategico per bloccare una consultazione — siamo sostanzialmente in linea».

Centrodestra ai seggi

Attenzione però a leggere questi dati con un piglio eccessivamente «parlamentare», dove i sì sono l’opposizione e gli astenuti la maggioranza. «In realtà è tutto più sfumato di così», spiega Antonio Noto, che dirige Noto Sondaggi. Le rilevazioni sul voto hanno mostrato «che un quinto dell’elettorato del centrodestra è andato a votare, mentre un terzo dell’elettorato di centrosinistra non è andato alle urne. Anche una parte di elettorato del Pd non è andata».

La differenza Nord contro Sud è marcata. «Sì, il Nord ha votato di più, ma al di là del Veneto, troviamo tra le regioni dove l’affluenza è maggiore Piemonte e Liguria, governate dal centrodestra». Secondo Noto, ad aver influito sul risultato finale può aver giocato un «effetto down» per gli astensionisti dell’ultima ora: «Il dato del lunedì, di quanti hanno votato dalle 7 alle 15, è minore nel confronto con il dato dei precedenti lunedì. Probabilmente il risultato della domenica sera ha scoraggiato molti ad andare al seggio».

C’è da registrare che per la prima volta, l’affluenza è stata maggiore tra le donne che tra gli uomini (con l’unica eccezione di Taranto, nota YouTrend). Solo un anno fa in 91 province a partecipare erano stati di più gli uomini.


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10 giugno 2025

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