
ROMA – Una preghiera recitata assieme nell’abbraccio degli affreschi della Sistina, da un pontefice e da un re dopo lo scisma di Enrico VIII che spezzò il legame con la Chiesa di Roma, lenirà una ferita vecchia oltre 500 anni. Re Carlo III incontra oggi Leone XIV al Palazzo Apostolico – prima visita di Stato alla Santa Sede da quando è stato incoronato nel 2023 – ed entra nella storia. Come la regina Elisabetta II con quell’incontro del 1982 a Buckingham Palace con Giovanni Paolo II, primo Pontefice Oltremanica.
Per Carlo e Camilla, atterrati ieri sera a Ciampino dove sono stati accolti dall’ambasciatore britannico presso la Santa Sede Christopher Trott, con Anabel Inge, Monsignor Javier Domingo Fernández González a capo del Protocollo Vaticano con il Nunzio apostolico Francesco Canalini, dopo la notta a villa Wolkonsky residenza dell’ambasciatore britannico, oggi è schierato il picchetto d’onore delle guardie svizzere al Cortile di San Damaso.
Le quattro guardie che accompagnano tradizionalmente i Capi di Stato e regnanti, li scorteranno per la Sala Clementina e fino alla Biblioteca dove incontrano il Santo Padre in udienza privata. Poi il re vedrà il cardinale Pietro Parolin in Segreteria di Stato per unirsi quindi a Leone XIV in Sistina in una preghiera per la «cura del creato».
Un servizio religioso, non una vera e propria messa nella Cappella Sistina che per Leone è un ricordo vivo: «La Cappella Sistina è il luogo che, per ogni Papa, racchiude il ricordo di un giorno particolare della sua vita», disse San Giovanni Paolo II.
La preghiera comune sarà dedicato ai temi della protezione della natura e allietata dalle voci di tre cori. Per l’occasione arriveranno infatti in Vaticano le voci bianche del Chapel Royal Choir che si esibisce nella cappella reale del palazzo di St James’s, e il coro della cappella di St George a Windsor, che canteranno assieme al coro della cappella Sistina.
«Pregheranno assieme papa Leone XIV, l’arcivescovo di York Stephen Cottrell e i Reali, in quella che si può definire un’Ora Media, guidati dal tema di Dio creatore visto che nel 2025 sono anche i 10 anni della Laudato Si», anticipa Monsignor Flavio Pace. «E le musiche scelte rifletteranno l’intento ecumenico: l’inno di Sant’Agostino ma nella traduzione di San John Henry Newman, convertitosi al cattolicesimo, che sarà proclamato Dottore della Chiesa da Leone XIV l’1 novembre alla presenza di una nutrita delegazione della Chiesa d’Inghilterra». Carlo non ha mai nascosto l’ammirazione per il cardinale Newman, arrivò a Roma nel 2019 per la sua canonizzazione. Come ha sempre professato il suo spirito ecumenico. Prima di partire per Roma, a Londra il re ha visitato la sinagoga di Heaton Park.
«Carlo e Leone in Vaticano incontreranno anche imprenditori legati al progetto SMI la Sustainable Markets Initiative del re, e associazioni civili e religiose legate al clima e all’ambiente, un tema che caro al pontefice come al re», dice Suor Alessandra Smerilli che ricorda anche il Borgo Laudato Sì a Castelgandolfo, inaugurato da papa Leone a settembre.
Al seguito del re non c’è ancora Dame Sarah Mullally, prima donna nuovo Arcivescovo di Canterbury. «Entrerà in carica solo all’inizio del 2026», spiega Monsignor Pace. C’è invece il cardinale cattolico Vincent Nichols che ha celebrato un mese fa il primo funerale cattolico di un esponente della famiglia reale, quello della duchessa di Kent, prima conversione cattolica dai tempi dell’Act of Settlement del 1701. Anche papa Leone inviò al re le sue condoglianze.
Le relazioni diplomatiche tra Londra e Santa Sede, sono riprese solo nel 1914 ma non c’è stato un ambasciatore fino al 1982. Poi, a San Paolo fuori le mura il re diverrà confratello un Royal Confrater, dei monaci benedettini dell’abbazia della basilica papale. Per il sovrano che per sua volontà è stato incoronato nel 2023 a Westminster abbey con un rito che ha visto sfilare i rappresentanti di diverse fedi religiose, il compendio di una vita spesa a professare i valori dell’amicizia, oltre le differenze di credo. «E’ la prima volta in una vita spesa a cercare il dialogo tra le religioni che il sovrano, che è Supreme Governor della Chiesa d’Inghilterra, riceva una nomina, un’investitura da parte di un’altra fede religiosa».
E la religiosità di re Carlo, il suo interesse ecumenico per fedi diverse l’ha preso dal padre, il principe Filippo, e dalla nonna la principessa Alice di Grecia», dice al Corriere lo storico Hugo Vickers. «E quanto al cattolicesimo, in realtà alcuni esponenti della famiglia Windsor sono cattolici. A partire dalla scomparsa duchessa di Kent, convertitasi nel 1994. Per Elisabetta la fede era più diciamo tradizionale, non si poneva dubbi». Senza dimenticare che Camilla è stata sposata in prime nozze, con rito cattolico, la religione del primo marito Andrew Parker Bowles.
L’abbazia benedettina di San Paolo ha un antichissimo legame con la corona inglese che inizia nel 597 quando dopo l’arrivo Oltremanica del missionario Agostino di Canterbury, i sovrani sassoni iniziarono a farsi carico della preservazione delle tombe dei Santi Pietro e Paolo. E Carlo, a Roma, andrà sulla tomba di San Paolo. Per ricevere poi la nomina a Confratello Reale, tributo al suo lavoro lungo una vita nel segno del dialogo: su una sedia, uno scranno che avrà il suo stemma reale e il motto Ut unum sint! l’appello all’unità dei cristiani, e l’enciclica di Giovanni Paolo II, si compirà il senso di una visita nel segno di quell’ecumenismo.
Dono dei monaci benedettini di San Paolo, la sedia resterà poi nell’abside della Basilica, per i posteri, per future visite del re o dei suoi eredi. Così come per secoli lo stemma dell’abbazia ha portato inciso il motto dell’Ordine della Giarrettiera, legato alla storia dei re d’Inghilterra. Una nomina su proposta dell’abate e del cardinale arciprete dell’abbazia monastica, condivisa dal papa e già resa effettiva dallo scambio di lettere e dall’inscrizione su una pergamena, ma si compirà pubblicamente con il rito durante il quale il re siederà sulla seggiola di Confratello. A testimonianza della «spiritual friendship».
In fondo, da questa Basilica fu annunciato il Concilio Vaticano II e sempre qui nel 1966 Paolo VI e l’arcivescovo di Canterbury, Ramsey tennero il primo dialogo tra chiesa cattolica e anglicana.
Per il Foreign Office, il senso di questa visita si inscrive perfettamente «in un tempo di instabilità e conflitti», con Sua Maestà che è stato un «attore chiave nel promuovere la pace, i valori della dignità umana e l’attenzione al tema del climate change».
23 ottobre 2025
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