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Raid mirati contro i narcos o guerra? Tutti i piani sul Venezuela allo studio della Casa Bianca

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Donald Trump, secondo costume, ondeggia su cosa fare con il Venezuela. Un giorno lancia messaggi minacciosi, il giorno successivo evoca il dialogo, poi «esibisce» la grande task force nei Caraibi. Tutto in attesa dell’ultima decisione. 

Il bollettino registra nelle ultime ore due notizie. La prima: la Casa Bianca ha autorizzato la Cia a condurre azioni coperte. Passo – già noto – che potrebbe preludere ad un’offensiva militare convenzionale. 
La seconda: c’è un canale di comunicazione con il regime venezuelano, una sorta di trattativa dietro le quinte per trovare una via d’uscita negoziata. Per ora non ha dato esito, importante però che esista. 

In questi giorni è stato un susseguirsi di scenari parte di una strategia che ha come obiettivo il leader venezuelano e come mezzo la lotta ai trafficanti di droga colpiti ripetutamente sia nello scacchiere caraibico che, in misura minore, in quello del Pacifico. Già 22 gli attacchi eseguiti da droni o caccia per affondare battelli o semisommergibili dei criminali, veri o presunti. 

Sono molte le opzioni offerte dal Pentagono al presidente durante alcuni vertici con i collaboratori. Eccole. Proseguimento dei raid contro il network dei narcos (laboratori, nascondigli, scafi), con un’estensione delle incursioni. Un’azione ampia e profonda per distruggere installazioni militari, basi, piste e centri di comando del Venezuela. Sarebbe una nuova guerra nel «cortile di casa» degli Usa. Un piano che non è detto raccolga il consenso tra gli elettori di The Donald: invece che ridurre i conflitti, ne apre un altro. Possibili raid mirati per uccidere o catturare alti dirigenti venezuelani. Missioni affidate alle forze speciali già presenti a Portorico e imbarcate sulle navi al largo. Controllo di alcuni siti petroliferi venezuelani come forma di pressione. A questo proposito va ricordato che il Venezuela, nelle scorse settimane, ha parlato di fare concessioni agli Usa sulle riserve di greggio. Esilio per Maduro e i suoi collaboratori più stretti. 

Il New York Times ha rivelato che i venezuelani hanno offerto una tabella di marcia dove il leader lascia la guida del Paese entro due-tre anni. Washington, però, avrebbe respinto l’idea. Appoggio ad un golpe interno, sponde all’opposizione. Le attività coperte dell’intelligence, comprese mosse cyber e altre manovre per indebolire l’avversario. O, come ha detto qualcuno, «scrollare l’albero». 

Il tergiversare di Trump, il ventaglio di idee, l’alternanza di posizioni possono essere interpretata in modi diversi. Indecisione, dubbi sugli esiti, pre-tattica per confondere l’avversario, un po’ di distrazione di massa da altre crisi o problemi che impegnano la Casa Bianca. Attorno i rilievi sulla legittimità delle uccisioni dei trafficanti e di un eventuale assalto. 

Con evidenti implicazioni diplomatiche: alcuni alleati hanno espresso il loro no, il Messico ha appena ribadito il suo rifiuto a strike americano nel proprio territorio. La mobilitazione della flotta – compreso l’arrivo della portaerei Ford – può allora essere valutata in due modi: 1) avere a disposizione uno schieramento in grado di compiere qualsiasi tipo di missione. Graduata o meno; 2) mostrare i muscoli per indurre Caracas alla trattativa, come certi segnali fanno pensare.

19 novembre 2025 ( modifica il 19 novembre 2025 | 09:57)

19 novembre 2025 ( modifica il 19 novembre 2025 | 09:57)

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