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Qui a Napoli un confronto che fa nascere un nuovo Medio Oriente

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Apriamo quest’anno i Dialoghi Mediterranei con le prospettive di un nuovo Medio Oriente. Gli accordi firmati a Sharm el Sheikh fra Israele e Hamas, grazie al fondamentale ruolo degli Stati Uniti, insieme a Qatar, Egitto e Turchia, hanno aperto un’audace prospettiva di pace che si proietta ora con decisione nel Mediterraneo. Una regione che nella nostra visione si estende ai Balcani e arriva al Golfo e oltre verso l’India. 

L’accordo di pace tra Israele e Hamas rappresenta il primo grande tassello di quello che auspichiamo possa tradursi in un processo di stabilizzazione del Medio Oriente. La soluzione a due Stati resta l’unica via che risponda alla legittima aspirazione del popolo palestinese alla statualità, garantendo al contempo la sicurezza di Israele.
L’Italia è determinata a rimanere attiva, a livello diplomatico, umanitario, economico e di sicurezza, per contribuire a questa stagione di pace. Attraverso il programma Food for Gaza abbiamo già garantito, nella fase più acuta della crisi, circa 2400 tonnellate di aiuti alimentari di emergenza e circa 40 milioni di euro di aiuti umanitari ai programmi delle Nazioni Unite e di altri organismi internazionali come la Croce Rossa. Abbiamo accolto oltre 1200 persone in Italia e curato nei nostri ospedali quasi 200 bambini palestinesi malati. Siamo il primo paese occidentale per trasferimenti sanitari. 

Con i nuovi accordi di pace vogliamo andare oltre. Vogliamo dare ai Territori Palestinesi un futuro di stabilità e sicurezza che passi innanzitutto dalla ricostruzione delle infrastrutture. Iniziando dal settore della sanità, siamo pronti a formare medici e infermieri e usare il saper fare dei nostri ospedali nei paesi della regione per aiutare più da vicino chi ne ha bisogno. Co-organizzeremo insieme all’Egitto e ad altri partner la Conferenza sulla ricostruzione che il Cairo ospiterà nelle prossime settimane.
Il Mare Nostrum è anche uno snodo centrale di flussi commerciali – per cui transita oltre il 10% dei flussi di commercio marittimo globale – migratori e di connessioni globali.
Per questo ci preoccupa l’instabilità proveniente da aree prossime e connesse con il Mediterraneo, come nel caso del Mar Rosso. Negli ultimi due anni, la bellicosità degli Houthi, unita alla precarietà della situazione in Yemen, generata da anni di conflitto, ha compromesso la sicurezza della navigazione e la libertà dei traffici marittimi attraverso il canale di Suez, con ripercussioni anche nel Mediterraneo.
Siamo inoltre impegnati nella stabilizzazione del Libano e della Siria, per la quale abbiamo sostenuto in seno all’Unione Europea un approccio più pragmatico sul tema delle sanzioni per garantire una ripresa economica e sociale che possano accompagnarne il rafforzamento istituzionale. In Iraq continuiamo a sostenere le istituzioni nel loro impegno per il consolidamento della democrazia e lo sviluppo socio-economico del Paese. Rimaniamo inoltre impegnati nella formazione delle Forze di sicurezza, anche nell’ottica di scongiurare ogni recrudescenza del terrorismo.
Collaboriamo a stretto contatto con i partner del Maghreb in campo economico ed energetico, con un’attenzione particolare alle rinnovabili, e per far fronte alle sfide migratorie, in Libia restiamo impegnati nel sostenere un processo politico inclusivo, capace di garantire unità, stabilità e sicurezza. 

Questo impegno a trecentosessanta gradi richiede uno sforzo collettivo da parte di tutti i Paesi che insistono su questa regione, compresi i Balcani occidentali, che sono un ponte verso l’Est ma anche una parte integrante del Mediterraneo, e che nella nostra visione arriva fino all’Indo-Pacifico.
Il Mediterraneo è infatti la nostra porta principale verso l’Oriente. Siamo già al lavoro per realizzare una nuova Via del Cotone, il Corridoio India-Medio Oriente-Europa che collegherà – anche attraverso più investimenti in infrastrutture e connettività – l’Italia all’India, passando per il Golfo. Si tratta di un progetto di portata straordinaria che potrà contribuire in maniera decisiva alla connettività globale, alla stabilità e allo sviluppo economico-commerciale di tutta la regione. 

La nostra vuole essere una politica estera che comprende e che sa parlare a tutti. È un principio che orienta la nostra azione diplomatica, una capacità di dialogo che rafforza e arricchisce il rapporto con i due cardini della nostra agenda internazionale, l’Unione Europea e gli Stati Uniti.
Da oltre dieci anni, i Dialoghi Mediterranei rappresentano una leva importante di questa politica, offrendo una piattaforma aperta a istituzioni, settore privato, mondo accademico e giovani per confrontarsi e contribuire a un’agenda comune positiva.
Quest’anno abbiamo portato la manifestazione a Napoli, città che celebra i 2500 anni di una storia genuinamente mediterranea, con la collaborazione del Comitato Neapolis2500 e naturalmente dell’Istituto per gli Studi di Politica internazionale (ISPI). Da Napoli vogliamo costruire un nuovo tassello per rispondere con soluzioni efficaci alle grandi sfide globali e regionali che lo attraversano, per un Mediterraneo di pace e per una prosperità costruita con tutti e per tutti.


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16 ottobre 2025

16 ottobre 2025

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