Home / Economia / «Questo coleottero giapponese ci sta costando 6 milioni di euro. In Piemonte distrugge vigne e frutteti. L’Erbaluce rischia il tracollo»

«Questo coleottero giapponese ci sta costando 6 milioni di euro. In Piemonte distrugge vigne e frutteti. L’Erbaluce rischia il tracollo»

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«Abbiamo subito danni tra i 20 e i 30 mila euro». Nel Canavese, i produttori di vino lanciano l’allarme: il coleottero giapponese minaccia la sopravvivenza delle aziende agricole. Vigne scheletrite, grappoli compromessi, foglie divorate. È il drammatico panorama che si presenta nelle campagne del Canavese, cuore pulsante della produzione di Erbaluce, dove il coleottero orientale Popilia japonica ha inferto un colpo durissimo all’agricoltura locale. Le aziende si ritrovano a fare i conti con una devastazione senza precedenti.

L’impatto sulla vigna

«Siamo stati colpiti nei vigneti con un bel danno – racconta Carlotta Picco, 26 anni, dell’azienda Fratelli Picco di Caluso –. Hanno mangiato foglie, colpito frutti. È la prima volta che è così invasiva. Siamo intervenuti con insetticidi e reti per evitare di buttare tutto il raccolto. Parliamo sicuramente di migliaia di euro di danni. Solo a settembre capiremo l’effettivo impatto sulla vendemmia».

L’insetticida non basta

Non va meglio all’Azienda Agricola Oberto Marco. «Abbiamo avuto un danno ingente, anche se minore rispetto a chi possiede più ettari di vigna – spiega Marco Oberto, 32 anni, titolare dell’Azienda Agricola Oberto Marco –. Il problema è che il coleottero si riproduce in massa: anche intervenendo con l’insetticida ogni due o tre giorni, non riusciamo a contenerlo. Le viti vengono completamente defogliate, resta solo il legno, e l’uva colpita difficilmente riuscirà a maturare».

La conta dei danni

La stima complessiva dei danni è pesantissima: oltre 6 milioni di euro le perdite dirette per l’agricoltura nel Torinese, che superano i 16 milioni se si considera la mancata produzione dell’Erbaluce, eccellenza locale.
La Popilia japonica, insetto originario dell’Estremo Oriente, è stata individuata per la prima volta nel 2014 lungo il Ticino, ma solo dal 2022 ha iniziato a diffondersi in modo incontrollato, favorita da estati sempre più calde. Oggi ha colonizzato i vigneti del Canavese, i campi di mais, i noccioleti e i frutteti tra la collina torinese e il Ciriacese.
Secondo i dati, si stimano perdite del 40% della produzione di uva, 25% di soia, 30% di pesche e prugne, 25% di nocciole e 15% di mais, colpendo soprattutto le semine tardive.

Gli agricoltori e l’infestazione

«Gli agricoltori sono rimasti completamente spiazzati da questa infestazione – dichiara il presidente di Coldiretti Torino, Bruno Mecca Cici –. Da un giorno all’altro le coltivazioni erano piene di questi insetti affamati. Un danno enorme, soprattutto per chi pratica agricoltura biologica. Sta finendo il ciclo naturale, ma non osiamo pensare a quello che succederà in primavera. Le uova deposte daranno vita a milioni di larve». E l’allarme è concreto: ogni femmina depone tra le 40 e le 60 uova. Gli esperti temono che ad aprile 2026 possano emergere decine di milioni di larve, pronte a divorare ogni coltura.

Peggio dei dazi

«Non possiamo rimanere impotenti. – spiegano da Coldiretti – Questo flagello si sta rivelando peggiore dei dazi di Trump. La Regione deve fare la sua parte finanziando studi che ci diano subito strumenti per debellare la Popilia o perlomeno contenerla. Altrimenti il prossimo anno assisteremo al tracollo delle produzioni agricole dell’intera provincia di Torino».


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6 agosto 2025 ( modifica il 6 agosto 2025 | 17:38)

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