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Quei gol in più e i ricorsi storici: perché il Bari può sorprendere

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E se provassimo, per un attimo, a concentrarci sulla squadra, sul campo, sul calendario, mettendo da parte le discussioni sulla società e l’idea di dover aspettare il 2028? Tre anni sono tanti, ammesso che non venga concessa un’ulteriore proroga, per tornare a parlare di calcio. Proviamoci. Partendo da un dato. 
Il Bari ha sempre fatto ottimi campionati di serie B partendo a fari spenti o – peggio ancora – nella più totale indifferenza. Forse il caso più clamoroso è quello della stagione 1993-1994. Il Bari viene da due anni di grandi delusioni: prima l’inaspettata retrocessione in serie B della squadra di David Platt, presentato al San Nicola in una notte d’agosto davanti a quasi 25.000 abbonati che sognavano l’Europa. 

Le promozioni del 1994 e del 1997

L’anno dopo, Vincenzo Matarrese allestisce uno squadrone per ammazzare il campionato: arrivano Angelo Alessio dalla Juventus, Onofrio Barone da Zemanlandia, Igor Protti dal Messina, Bernardino Capocchiano dalla Lazio, Domenico Progna dall’Atalanta e presto si aggiungono il portiere Pino Taglialatela e il Cobra Sandro Tovalieri, entrambi in fuga dalla Ternana in odore di fallimento. L’allenatore è Sebastião Lazaroni, che solo due anni prima ha guidato il Brasile – non un grandissimo Brasile, ad essere sinceri – ai Mondiali italiani. 
Prima della fine del girone di andata, Lazaroni, che evidentemente ha grossi problemi con la squadra e non solo, tanto da diventare un’icona di Mai dire gol e delle interviste impossibili, viene esonerato e al suo posto arriva Beppe Materazzi, il quale riesce persino a rimontare grazie a una serie di vittorie consecutive, andandosi però a schiantare, a marzo, proprio contro la già retrocessa e già fallita Ternana. Materazzi resta al suo posto, e sceglie insieme a Regalia di cambiare tantissimo: innerva la squadra di baresità e gioventù con Lorenzo Amoruso, Massimiliano Tangorra ed Emiliano Bigica, arrivano Ricci, Pedone, Carmine Gautieri e il portiere Fontana dal Cesena. Niente grandi nomi, non c’è più tempo, né budget, per andare dietro ai mugugni della piazza. Quella squadra andrà in serie A ed esporterà entusiasmo e trenini in giro per l’Italia
Negli ultimi quarant’anni, il Bari è salito in A da favorito solo una volta: nel 1996/1997, eppure anche quella volta rischiò di saltare tutto. Solo una grande rimonta, iniziata quando nessuno ci credeva più e con un filotto di vittorie consecutive, permise ai biancorossi di agguantare la promozione all’ultima giornata. Gli ultras scrissero «Quando una promozione è figlia della contestazione», Fascetti rispose a modo suo: «Se ci avessero dato una mano, magari sarebbe arrivata prima».

L’indifferenza della piazza e un bottino di gol in più

Forse poche volte come nella stagione che sta per iniziare il 23 agosto a Venezia e che vedrà il Bari alle prese con un calendario complicatissimo nelle prime dieci giornate, abbiamo visto tanta diffidenza nei confronti della squadra. Una società che non si dichiara ambiziosa non aiuta di certo. Ma in campo ci vanno i giocatori, e allora proviamo a vederli all’opera, questi giocatori. Moncini e Gytkjaer hanno nelle corde e (cosa ben più importante) nelle statistiche più gol di Lasagna e Favilli, Dickmann è il classico giocatore di categoria, Kassama una delle rivelazioni dello scorso campionato di Serie C, Nikolaou un nazionale. 
Emanuele Rao ha fatto vedere giocate da talento purissimo lo scorso anno nella Spal e i due giocatori che stanno per arrivare da Como sono due potenziali titolari che hanno molta confidenza con il palleggio. Matthias Verreth merita un discorso a parte, uno strettamente tecnico, perché è un centrocampista che ha nei suoi numeri anche i gol, e uno umano, per la tragedia che gli è appena capitata e che ci impone di aspettarlo e di abbracciarlo con tutto il calore che una piazza come Bari può e deve dare. 
E poi c’è Caserta, che è un allenatore preparato, un po’ testardo, molto contiano, ma che deve ancora consacrarsi. Ha fame, ma non si è ancora seduto alla tavola giusta. Questa è una grande occasione anche per lui. 
Nel film Moneyball, in un celebre passaggio, Brad Pitt parla di dati, numeri, statistiche. Be’, se ci fermassimo a queste, il Bari ha aggiunto alla squadra dell’anno scorso – dati Opta – 21 gol, 40 passaggi vincenti compresi quelli del portiere Cerofolini, sì, perché Radunovic è stato bravissimo con i piedi ma un mezzo disastro nell’impostazione, 10 assist vincenti nonostante la partenza del miglior assist-man, Dorval, che ci mancherà almeno quanto a lui, in Russia, mancherà Bari. Il resto lo dirà il campo. Proviamo a farlo parlare per accendere i fari sulle reali ambizioni della squadra e per l’entusiasmo c’è sempre tempo. Almeno questo è quello che insegna la nostra storia.


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2 agosto 2025

2 agosto 2025

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