
Qual è l’eredità “geopolitica” del papato di Francesco? Mentre i potenti della terra si apprestano a venire a Roma per il suo funerale, è lecito esaminare un bilancio del “soft power” esercitato dal cattolicesimo nel mondo. Una religione in cui si riconoscono quasi un miliardo e mezzo di persone è una forza culturale, e quindi anche politica, con cui tutti devono fare i conti. Tanto più che a differenza di altre fedi – Islam e buddismo, ma anche il cristianesimo dei protestanti – il cattolicesimo ha un’autorità unica, centralizzata.
La geografia delle grandi potenze deve quindi includere la Chiesa cattolica, è vero da duemila anni e lo rimane anche nel XXI secolo. Per noi italiani, forse questa è un’ovvietà, ma i fautori della Realpolitik hanno spesso esibito scetticismo sul «soft power» di una potenza religiosa disarmata. Un aneddoto celebre a questo proposito è stato tramandato da Winston Churchill nelle sue memorie. Secondo lo statista inglese, in un incontro avvenuto nel 1935 a Mosca, il ministro degli Esteri francese Pierre Laval avrebbe chiesto al dittatore sovietico Stalin un trattamento migliore per i cattolici russi, al fine di ingraziarsi il papa. La battuta di Stalin, raccontata da Churchill, è diventata leggendaria: «Quante divisioni ha il papa?». Si riferiva alle divisioni armate, alle colonne blindate, ecc. Nessuna divisione militare, ovviamente, era la risposta. Però la stessa Unione Sovietica avrebbe misurato, più tardi, il temibile «soft power» di un papa: Giovanni Paolo II, il polacco Karol Wojtyla, fu prezioso nel sostenere la battaglia della sua Polonia per la libertà, che fu l’inizio dello sgretolamento del blocco sovietico.
La Polonia cominciò a ribellarsi al regime comunista con le lotte operaie nei cantieri navali di Danzica guidati dal sindacato Solidarnosc e dal suo leader Lech Walesa nel 1980, nove anni prima della caduta del Muro di Berlino. Seguì l’instaurazione della legge marziale nel 1981, di fatto un golpe militare col generale Jaruzelski. Il quale, però, fu attento a impedire ingerenze sovietiche sul tipo dell’invasione della Cecoslovacchia nel 1968. Jaruzelski usò una repressione «moderata e nazionalista» nei confronti di Solidarnosc, perché il sindacato polacco godeva del vigoroso appoggio del papa, che gli offriva una visibilità su scala mondiale. Dunque, le «divisioni» di Giovanni Paolo II esistevano, a modo loro.
Ma papa Wojtyla ebbe un’alleanza decisiva con Ronald Reagan, il presidente «vero vincitore» della guerra fredda. Il «soft power» della religione venne appoggiato dall’«hard power» dello zio Sam, oltre che dai finanziamenti di Washington a Solidarnosc. La storia delle relazioni fra queste due superpotenze, l’«hard power» imperiale dell’America e il «soft power» religioso della Chiesa cattolica, si arricchisce di altre «coppie» come John F. Kennedy – Giovanni XXIII: nei primi anni Sessanta parve esserci una sintonia ideale tra il primo presidente cattolico degli Stati Uniti e il papa del Concilio Vaticano II. Entrambi erano portatori di un’atmosfera di rinnovamento, di speranza, di uscita dagli anni più cupi della guerra fredda. Il presidente giovane e glamour della Nuova Frontiera, il papa del dialogo ecumenico tra le religioni. Probabilmente quella sintonia fu più d’immagine che di sostanza. La coppia di ferro che fu capace quasi di una politica estera «coordinata» rimane quella fra Reagan e Wojtyla.
Dunque, quante divisioni ha avuto papa Francesco? Quanti punti sul mappamondo sono stati toccati dall’influenza della Chiesa cattolica sotto il suo papato? Oggi voglio partire dall’America latina, il continente da cui veniva Bergoglio. Il suo pontificato ha spesso dato voce alle istanze del Grande Sud globale, di cui l’America latina è una componente importante. È stato definito perfino come un papa “anti-americano”, nel senso di “anti-yankee”, perché la sua visione del mondo rifletteva risentimenti e rancori dell’America del Sud verso lo Zio Sam. Tuttavia il papato di Francesco non è riuscito ad arginare in America latina l’avanzata di una forza religiosa concorrente e alternativa, che ha solidi appoggi proprio negli Stati Uniti: i cristiani evangelici, una galassia di congregazioni protestanti talvolta definite anche come pentecostali. Tra le differenze tra gli evangelici e i cattolici (che sono innumerevoli) una ha spesso colto l’attenzione: l’atteggiamento verso il denaro, il capitalismo, il successo economico. I cattolici, in tono di scherno o di diffidenza, talvolta parlano di “Vangelo della prosperità”, perché molti evangelici anziché condannare il ricco lo additano come un modello positivo.
I numeri sulla loro avanzata continentale sono raccolti da un istituto demoscopico del Cile, Latinobaròmetro. In tutta l’America latina i cattolici sono diminuiti dall’80% nel 1995 al 54% nel 2024. Nello stesso periodo gli evangelici sono saliti dal 6% al 19% triplicando il loro peso. I cattolici sono già diventati una minoranza in sei paesi tra cui Brasile, Uruguay e Cile. In Brasile, la più popolosa tra le nazioni cattoliche, è previsto il sorpasso degli evangelici nel 2032. La loro influenza è già diventata soverchiante nella sfera politica: circa duecento parlamentari, quasi la metà del Congresso federale di Brasilia, sono evangelici; così come molti dei magistrati che hanno guidato le vaste operazioni anti-corruzione degli ultimi anni. Si stima che gli evangelici aprano in media più di 15 nuove chiese ogni anno. La loro rete di potere si è estesa anche nel settore dei media, in particolare le tv; e anche in seno alle forze di polizia.
L’attenzione di papa Francesco verso il Brasile fu sottolineata da una scelta: dedicò il suo primo viaggio all’estero proprio a quel paese, nel luglio 2013 si recò a Rio de Janeiro in occasione della Giornata mondiale della Gioventù. Quella visita fu un successo indiscutibile, si ricorda la messa all’aperto sulla spiaggia di Copacabana a cui parteciparono (secondo le stime delle autorità locali) tre milioni di fedeli. Negli anni seguenti però il ceto medio brasiliano continuò a spostarsi verso la “teologia della prosperità” predicata dai pentecostali.
23 aprile 2025
© RIPRODUZIONE RISERVATA
23 aprile 2025
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