Home / Esteri / Qatar, il portavoce di Al Thani: «La tregua tra Iran e Israele sta aiutando nei negoziati con Hamas. Non è vero che l’attacco di Teheran alle nostre basi è stato concordato»

Qatar, il portavoce di Al Thani: «La tregua tra Iran e Israele sta aiutando nei negoziati con Hamas. Non è vero che l’attacco di Teheran alle nostre basi è stato concordato»

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A Doha, da cinque giorni, funzionari qatarini ed egiziani fanno la spola tra due palazzi in città. In uno, lavora la delegazione israeliana con Gal Hirsch, coordinatore per gli ostaggi, Ophir Falk, consigliere di politica estera di Netanyahu, uomini dell’esercito, dello Shin Bet e del Mossad. Nell’altro, quella di Hamas, guidata da Khalil al-Hayya, anche vice di Yahya Sinwar, ucciso a Gaza lo scorso ottobre. Nel mese più caldo dell’anno – oggi si arriva a 45 gradi – i negoziatori fanno avanti e indietro dai due uffici portando messaggi, modifiche, proposte da sottoporre a chi si fa la guerra da ormai un anno e nove mesi. «Stiamo discutendo ogni dettaglio per rendere la cornice dell’accordo una base solida per i colloqui successivi», dice al Corriere Majed bin Mohammed Al Ansari, portavoce di Mohammed bin Abdulrahman bin Jassim Al Thani, ministro degli Esteri, nonché primo ministro del Qatar. Sono colloqui indiretti che dovrebbero preparare la strada per un accordo di cessate il fuoco iniziale di 60 giorni e il rilascio degli ostaggi. Ma si discute anche della distribuzione degli aiuti a Gaza, di ritiro delle forze israeliane dall’enclave e di fine della guerra.

Non li chiamate «negoziati», ancora.
«Stiamo avendo colloqui separati con ciascuna delle parti su un quadro per i negoziati che speriamo possano iniziare molto presto. Il prossimo passo sono i cosiddetti “colloqui di prossimità”. Per ora stiamo conducendo discussioni separate»:

Che cosa significa «colloqui di prossimità»?
«Vuol dire che le due delegazioni saranno vicine, ma non insieme. In pratica, saranno in stanze separate e noi ci sposteremo da una parte e all’altra in tempo reale. Non ci sono mai stati colloqui diretti tra Hamas e Israele: i colloqui di prossimità sono il massimo a cui si è arrivati. E’ così che abbiamo raggiunto gli accordi di tregua passati».

Come stanno andando i colloqui? Witkoff ha parlato di un accordo entro la fine della settimana.
«Quello che abbiamo imparato facilitando e mediando i colloqui in passato è che non si può mai fornire una tempistica precisa, perché le cose possono cambiare ogni giorno.  Posso dire che stiamo costruendo sullo slancio positivo creato dal cessate il fuoco tra Iran e Israele. C’è una spinta positiva, come ha anche detto il presidente Trump, verso un accordo, ma stiamo ancora lavorando con i nostri partner egiziani giorno e notte per colmare il divario tra le parti».

Negli ultimi giorni, c’è chi ha parlato di «stallo dei negoziati». Sembra che ci siano più punti complicati da risolvere, tra cui la richiesta di Hamas del ritiro completo delle truppe israeliane nella Striscia.
«Non sono solito discutere i dettagli delle negoziazioni mentre sono in corso. Uno dei motivi principali del successo è la nostra capacità di mantenere la riservatezza. Posso solo dire che stiamo discutendo ogni dettaglio per rendere il quadro dell’accordo una base molto solida per i colloqui successivi».

Parlando del dopo guerra: Qual è il futuro di Gaza e della Cisgiordania? L’idea di più Paesi arabi tra cui il Qatar che aiutino nella ricostruzione le sembra possibile?
«Non possiamo privare i palestinesi della loro autonomia. Ovviamente, la comunità internazionale deve sostenere qualsiasi forma di governo palestinese che emergerà dalla situazione. Abbiamo sempre detto che la soluzione è rafforzare l’Autorità Palestinese su tutti i territori palestinesi, Cisgiordania compresa, con il sostegno internazionale. Questo sostegno può assumere molte forme, e noi siamo pronti a sostenere i palestinesi nel recuperare la loro vita e la loro governance».

Alcuni esperti, criticano i metodi comunicativi dell’amministrazione Trump nella gestione delle crisi internazionali. 
«Lavoriamo con loro sin da prima che entrassero alla Casa Bianca, e il cessate il fuoco più lungo tra le parti dall’inizio della guerra è stato raggiunto proprio grazie al supporto degli Stati Uniti. Come ho già detto, il lavoro dell’inviato con Witkoff è fondamentale, specialmente in quest’ultimo round, e stiamo lavorando a stretto contatto per far sì che la tregua diventi realtà. Siamo grati per il sostegno che riceviamo dagli Usa, che sono sempre stati il partner più importante per la pace grazie alla loro capacità di fare pressione affinché si arrivi a un accordo».

Qual è stato il ruolo del Qatar nel cessate il fuoco tra Iran e Israele?
«Da tempo collaboriamo con l’Oman per trovare un accordo tra Stati Uniti e Iran, anche sul nucleare. C’è stato un incontro in Bahrain tra il nostro Primo ministro, il ministro degli Esteri dell’Oman e quello dell’Iran poche settimane prima che la situazione precipitasse. Quando l’attacco iraniano contro il Qatar è terminato, stavamo valutando le opzioni di risposta, ma abbiamo ricevuto una chiamata dagli Stati Uniti: il Presidente Trump ci ha comunicato di aver ottenuto un impegno da Israele per il cessate il fuoco e ci ha chiesto di coinvolgere l’Iran. Sua Altezza ha deciso subito di guardare alla sicurezza e alla pace regionale, invece che a una risposta militare. Così abbiamo iniziato a dialogare con l’Iran e, fortunatamente, quella notte siamo riusciti a ottenere il cessate il fuoco tra le parti, che è ancora in vigore».

Si è detto che l’attacco iraniano alle basi del Qatar fosse in qualche modo concordato. Come risponde?
«È totalmente falso. Non prendiamo alla leggera attacchi sul nostro territorio. Fino all’ultimo abbiamo cercato soluzioni diplomatiche per evitarlo, ma il nostro esercito era pronto. Su 19 razzi lanciati contro il Qatar, 18 sono stati abbattuti dalle nostre difese aeree (sette ancora prima che arrivassero sulle coste, gli altri dalle batterie Patriot alla base di Arad). Solo uno è arrivato alla base. Tutto ciò è stato fatto in collaborazione con i nostri partner americani e siamo orgogliosi della nostra difesa. Non è stato assolutamente uno scenario orchestrato o tollerato da noi: è la prima volta che succede nella nostra storia».

Come sono ora i rapporti con l’Iran?
«Il nostro primo ministro, il giorno dopo l’attacco, ha detto chiaramente che questo evento ha lasciato una cicatrice nei rapporti tra i due Paesi, ma siamo stati in grado di compartimentalizzare e tornare subito a lavorare con l’Iran sul cessate il fuoco e sugli accordi. Questo non significa che prendiamo la cosa alla leggera: abbiamo inviato una lettera al Consiglio di Sicurezza e all’Onu per condannare l’attacco e lo abbiamo chiarito anche agli iraniani, che hanno presentato le loro scuse. Non accettiamo attacchi simili, ma siamo disposti a mettere la sicurezza regionale al primo posto e lavorare per la de-escalation». 

11 luglio 2025

11 luglio 2025

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