
BUDAPEST – La piazza dell’«Europa dei diritti» contro quella della «democrazia illiberale» del premier Viktor Orbán. Alta tensione a Budapest, dove sabato 28 giugno decine di migliaia di manifestanti si ritroveranno davanti al palazzo comunale di Budapest, per partecipare al Pride lanciato dal sindaco (progressista) Gergely Karácsony. Una maxi parata che vedrà protagonisti anche oltre 60 eurodeputati antisovranisti e leader italiani come Elly Schlein e Carlo Calenda, assieme a delegazioni di tutto il «campo largo»: M5S, Avs, Italia viva e +Europa. Una parata contro il governo ungherese, che a metà marzo ha vietato le manifestazioni Lgbtq+ con lo scopo dichiarato di proteggere i minori.
Un’escalation di divieti iniziata nel 2021, con leggi che ora proibiscono la rappresentazione pubblica di «divergenza dall’identità di sé corrispondente al sesso alla nascita, cambio di sesso o omosessualità». Il governo ha avviato anche l’uso della scansione facciale per qualsiasi tipo di reato, inclusa la partecipazione a un raduno vietato come il Pride.
Il clima della vigilia è piuttosto teso, anche perché partiti e movimenti dell’ultradestra hanno organizzato due contromanifestazioni che rischiano di intercettare il corteo Lgbtq+. E le dichiarazioni del primo ministro non sono state per niente distensive. «Esistono leggi chiare, chiunque non rispetti le regole partecipa a un evento proibito dalla legge – dice Orbán -. Per chi non le rispetta ci saranno conseguenze legali, ma non dovrebbero raggiungere il livello di violenza fisica».
Seguono poi bordate contro la presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, che a suo dire «sta trattando l’Ungheria come una colonia, proprio come l’Unione Sovietica: vogliono dire al nostro Paese cosa è permesso e cosa non lo è». Tutto mentre il suo ministro della Giustizia ha inviato una lettera agli ambasciatori degli altri Paesi Ue, avvertendoli dei rischi: multe fino a 500 euro e carcere fino a un anno per chi organizza o incita alla partecipazione a manifestazioni come il Pride.
Tutti elementi che, in un crescendo, hanno fatto scattare lo «stato d’allerta» anche all’ambasciata italiana. «Abbiamo predisposto tutte le misure e le cautele necessarie – spiega al Corriere l’ambasciatore Manuel Jacoangeli -. Prima del corteo è previsto un vertice con organizzatori, parlamentari e istituzioni italiane. C’è massima attenzione e i nostri uffici saranno aperti per tutta la giornata, con un monitoraggio continuo a tutela dei nostri concittadini». Perché il rischio di violenze è ritenuto concreto.
È duro il commento di Carlo Calenda alle parole di Orbán: «Io rispetto lo stato di diritto e la tutela dei diritti delle minoranze che sono a fondamento dell’Europa – dice il leader di Azione, che sarà in piazza dopo un incontro con il sindaco Karácsony -. Se Orbán non le rispetta si accomodasse fuori dall’Europa». Gli fa eco Ivan Scalfarotto, senatore di Italia viva: «Se Budapest è ancora Unione Europea, la legge sul Pride semplicemente non può esistere, perché viola ogni trattato».
Le mosse di Orbán fanno parte di una tela diventata assai fragile. E a primavera il primo ministro e leader di Fidesz si giocherà tutto alle elezioni: il suo partito di ultradestra, nei sondaggi, sfiora i minimi storici e una vittoria appare oggi complessa da raggiungere, specie con gli indicatori economici e dell’occupazione in netta flessione. In questo quadro, la strategia migliore appare quella di dividere il più possibile le opposizioni, che sono sia di destra sia di sinistra. E mostrare il pugno duro sul Pride davanti a tutta l’Europa, a maggior ragione, è ritenuto da Orbán un ottimo palcoscenico da sfruttare.
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27 giugno 2025 ( modifica il 27 giugno 2025 | 17:38)
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