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Prestiti auto subprime, c’è un terzo «scarafaggio» negli Usa: anche PrimaLend dichiara fallimento

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Si scopre un altro «scarafaggio» – come li ha definiti Jamie Dimon, ceo di JPMorgan Chase – nel mercato dei prestiti Usa: è la dichiarazione di istanza di protezione dalla bancarotta (il Chapter 11) di PrimaLend Capital Partners, società texana di prestiti auto subprime. Dopo mesi di trattative coi creditori, PrimaLend soccombe per il mancato pagamento degli interessi sul debito con passività poco sotto il mezzo miliardo di dollari. Pochi giorni fa erano già crollati Tricolor, rivenditore di auto attivo nei subprime auto per clienti ad alto rischio di insolvenza principalmente a comunità ispaniche a basso reddito nel Sud-ovest degli Stati Uniti; e FirstBrands, fornitore di ricambi per auto.

La formula buy here pay here

PrimaLend nel dettaglio è specializzata nel finanziare concessionarie buy here, pay here, formula di prestito per cui il concessionario vende l’auto (che può anche essere di seconda mano) e fornisce direttamente il finanziamento a clienti poco solventi e per questo esclusi dai canali bancari tradizionali. «Vogliamo essere chiari: non c’è alcun impatto sui prestiti o sulle condizioni dei nostri concessionari-mutuatari. Nessun debito – ha dichiarato il ceo Mark Jensen – viene richiesto o accelerato a seguito di questo processo. Stiamo perseguendo un processo di vendita per massimizzare il valore dell’azienda e rafforzare il nostro bilancio».
L’azienda ha dichiarato di operare come di consueto senza interruzioni, ribadendo che non sta cessando l’attività.

I tre fattori di preoccupazione

Nel frattempo i numeri iniziano a preoccupare per tre fattori, spiega Alessio Garzone, Portfolio Manager presso Gamma Capital Markets: «Il primo sono le insolvenze sui prestiti auto, aumentate del 50% rispetto al 2010. Il secondo sono le rate medie che hanno raggiunto 767 dollari al mese, con il 20% dei mutuatari che pagano più di 1.000 dollari. E terzo, i tassi di interesse sui prestiti superano il 9 per cento».

La crisi delle banche regionali 

Anche le banche regionali (Zions, Western Alliance, Fifth Third) hanno cominciato a vacillare a causa di frodi e perdite legate a prestiti auto e immobili commerciali. La domanda che molti iniziano a farsi è inevitabile: siamo di nuovo nel 2007, cioè alla vigilia dello scoppio di una bolla stavolta legata all’auto e non ai mutui immobiliari?

Il rischio è la perdita di fiducia

«No, non ancora – risponde Garzone – perché i volumi sono molto più piccoli: qui parliamo di milioni e non di miliardi. Finora è un contagio settoriale, non sistemico. Inoltre il sistema bancario è molto più capitalizzato e regolato di quanto non fosse allora. Ma la dinamica è simile e ci ricorda quanto rapidamente il credito possa deteriorarsi. Il vero rischio non è (ancora) nei numeri, ma nella percezione. Perché quando la fiducia vacilla, anche un problema circoscritto può diventare sistemico. Se invece la fiducia regge, il danno resta confinato a pochi attori e, per citare Jamie Dimon, a «pochi scarafaggi sotto il frigorifero», purché non si scopra che ce ne sono altri dietro la parete.

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23 ottobre 2025 ( modifica il 23 ottobre 2025 | 17:19)

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