
L’arte è una gigantesca forma di pane, plasmata dalle mani di un’artista-fornaia, cresciuto grazie al lievito, rassodato dal tempo e ora appeso a un muro bianco come richiamo che anche nell’era dei bit l’artista è ancora colui, come scriveva Giorgio Vasari, «che lavora con le proprie mani». A Maria Giovanna Zanella, ultima in ordine alfabetico ma prima nei gusti della giuria, è stato assegnato lunedì sera, 13 ottobre, il Premio Cairo per l’arte contemporanea, alla XXIV edizione, per l’opera intitolata Buoni. Lo ha annunciato l’editore Urbano Cairo nel corso della cerimonia di premiazione al Palazzo della Permanente di Milano. Il premio è una competizione tra venti artisti under 40 selezionati dalla redazione del mensile «Arte» diretto da Michele Bonuomo.
Zanella, nata a Schio (Vicenza) nel ’91, studi all’Accademia d’arte di Venezia con opere già esposte (in genere quadri) all’Archivio di Stato di Napoli, a Palazzo Thiene a Vicenza e alla Galleria Bonelli a Canneto sull’Oglio è ragazza all’apparenza spontanea e bizzarra, di rosso fuoco vestita con un fermacapelli stile palline di Natale. «L’estate scorsa non sapevo cosa fare. Ero chiusa in casa a Schio e avevo voglia di cucinare. Ho pensato a queste forme di pane solo che non avevo un forno abbastanza grande per cuocerle. Così sono andata in giro a cercare lamiere e ho costruito un forno. Poi ho preso la legna nei boschi, ho modellato il pane e l’ho cotto». Tempo di cottura (cioè lavorazione) circa tre mesi: «Poi ho sigillato le crepe con del pane grattato e ora è un miracolo che queste forme resistano appese al muro. Prima o poi moriranno, come tutti noi». Le forme sono antropomorfe, si intravvedono mani, braccia o corpi sensuali e anche mostruosi, ma è sempre pane. Nelle corti europee dell’Ancien Régime, quello del panettiere era un ruolo rispettato al pari di quelli dell’architetto, del giardiniere, del profumiere e del pasticcere di corte. Del resto, «non c’è cibo di re più gustoso del pane».
Anche molte altre opere presentate (tutte inedite) offrono richiami antropomorfici (figure ibride, mani, particolari…) e lavori legati all’ambiente. Nel complesso domina la figurazione ed emergono temi quali l’aggressione al corpo nella sua dimensione privata e sociale e il rapporto controverso con la Natura in una crescente disumanità generata dai conflitti. Anche il richiamo al pane appare un esito di questa conflittualità. Il riconoscimento, si legge nella motivazione della giuria, è andato a Zanella «per la capacità di restituire l’essenzialità della vita con materiale semplice e in modo lieve».
«In Italia è molto difficile per i giovani farsi conoscere. Il Premio Cairo è fondamentale per l’arte contemporanea», afferma la giuria presieduta da Bruno Corà, presidente della Fondazione Palazzo Albizzini Collezione Burri di Città di Castello e composta da Luca Massimo Barbero, direttore dell’Istituto di Storia dell’Arte-Fondazione Giorgio Cini di Venezia; Mariolina Bassetti, chairman Christie’s Italia; Chiara Gatti, direttrice artistica del Museo Man-Nuoro; Lorenzo Giusti, direttore della Galleria d’Arte moderna e contemporanea di Bergamo; Gianfranco Maraniello, direttore del Polo museale del Moderno e Contemporaneo del Comune di Milano; Renata Cristina Mazzantini, direttrice della Galleria nazionale d’Arte moderna e contemporanea di Roma; Emilio Isgrò, l’artista delle cancellature.
«Siamo a 24 edizioni in 25 anni — racconta il patron, Urbano Cairo — e abbiamo esposto quasi 500 artisti». La passione per l’arte è nata in famiglia, racconta: «Mio padre si dilettava a collezionare e io lo seguivo. Quando presi la guida della Giorgio Mondadori incominciai ad andare, con l’allora direttore di “Arte”, Nuccio Madera, a seguire mostre. Lui mi suggerì di realizzare una sorta di Turner Prize italiano. Spero sempre che qualcuno dei premiati diventi un grande artista». Il loro successo è testimoniato dagli oltre cinquanta che, dopo aver partecipato al premio, hanno esposto alla Biennale di Venezia. Tra gli ultimi premiati è Giulia Cenci, vincitrice della XXI edizione, che sta ottenendo grandi riconoscimenti: le sue opere sono state esposte alla High Line di New York. Anche Fabrizio Cotognini, Fabio Viale, Laura Pugno e Federico Guida si sono largamente affermati.
«La rivista seleziona venti artisti tra quelli che rappresentano al meglio lo spirito del tempo — racconta Michele Bonuomo —. C’è un motivo conduttore che attraversa i lavori di quest’anno, caratterizzati da una disciplina pittorica che interpreta pensieri, passioni e preoccupazioni generati dai tempi inquieti».
Le opere dei venti artisti resteranno in mostra alla Permanente (con ingresso gratuito) fino al 19 ottobre, unitamente a quelle dei precedenti vincitori. Il primo vincitore del premio fu Luca Pignatelli con la Locomotiva. Ricordiamo i nomi di questi artisti selezionati ed ora esposti: Beatrice Alici, Luca Boffi, Martina Cassatella, Guendalina Cerruti, Marco Eusepi, Marco Giordano, Simone Gori, Jack Lumer, Dario Maglionico, Rachele Maistrello, Daniele Marzorati, Margherita Mezzetti, Jimmy Milani, Francis Offman, Chiara Peruch, Mattia Sinigaglia, Danilo Stojanovic, Alessandro Teoldi, Natália Trejbalová.
La mostra alla Permanente
Le venti opere presentate nella 24ª edizione del Premio Cairo sono esposte fino al 19 ottobre a Milano, nella sede espositiva del Museo della Permanente. L’ingresso è gratuito. Oltre alle opere di quest’anno è presente in mostra l’intera Collezione Premio Cairo con tutti i lavori premiati nelle precedenti edizioni. In mostra anche I grandi autoritratti per «Arte»: 14 autoritratti realizzati negli anni ’80 da artisti di fama internazionale tra cui Baj, Consagra, Conti, Guttuso, Kushner, Melotti, Morlotti, Turca-to, Vespignani, per le copertine della rivista «Bolaffi Arte», divenuta poi «Arte» (Cairo Editore)
13 ottobre 2025 (modifica il 13 ottobre 2025 | 21:56)
© RIPRODUZIONE RISERVATA
13 ottobre 2025 (modifica il 13 ottobre 2025 | 21:56)
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