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Porcelli Safonov: «Vivere in montagna è una cosa da adulti»

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«Se ti devo provocare non posso farti contento». Avviso ai naviganti del web e a coloro che – tra teatri e festival in Italia o in Svizzera – si imbatteranno in uno dei tanti divertenti, e spiazzanti, racconti di Arianna Porcelli Safonov, scrittrice e storyteller che ha scelto l’umorismo per alleggerire il peso specifico dei disagi che avvelenano l’umanità. «Non è un momento stupendo per fare satira: come in tutte le epoche di cambiamento, l’essere umano si sente offeso già di suo, in quanto ridicolo; figuriamoci cosa succede quando qualcuno gli dice quello che pensa. Ma io ho la presunzione di provocare nel senso etimologico del termine: chiamare fuori per far vedere da altre prospettive le cose che spaventano», dice la 43enne che con libri, monologhi e podcast in cui oscilla tra satira e critica sociale, provocazione e pensiero scorretto ha conquistato oltre 120mila follower su Instagram e una comunità che la segue nelle sale e perfino sui crinali delle montagne. Dagli Appennini, dove ha scelto di vivere, Arianna Porcelli Safonov salirà sulle Dolomiti per partecipare al Trentodoc Festival, domenica 28 (ore 15) con una delle «Sparkling Stories», dedicata a se stessa e ad «altre cose velenose». 
Cominciamo dagli inizi. 
«La famiglia di mio padre arrivò in Italia nel 1917. Io sono la prima generazione non madrelingua; ma mi piace mantenere le tradizioni pre-rivoluzionarie, quelle che leggiamo nei romanzi, come giocare a scacchi con una comunità di radici russe rimasta attiva a Genova. Però sono cresciuta a Roma, in una famiglia matriarcale». 
Dopo la laurea in lettere e filosofia, indirizzo storia del costume, ha lavorato 10 anni nell’organizzazione di eventi. 
«Nel 2010, a 27 anni, ho scelto un salto nel buio: ripartire dalla scrittura, senza avere le idee chiare. Durante una vacanza a Madrid, sono rimasta folgorata dalla realtà virtuosissima dei teatri spagnoli, dove la gente fa a gara per vedere attori sconosciuti di compagnie d’improvvisazione, diverse di sera in sera. Lì ho incontrato il maestro Arnold Taraborrelli, che si era inventato un metodo coreografico per allenare ballerini e cantanti lirici mescolando improvvisazione e uso della voce, danza classica e moderna, intesa come ginnastica aerobica: un lavoro alla Diaghilev. Devo a quell’uomo incredibile, all’epoca 84enne, quello che sono oggi a livello performativo». Nel 2014 il rientro in Italia. 
«E la scelta di vivere sull’Appennino lombardo-ligure, in un borgo di 6 abitanti. Dopo 7 anni mi sono spostata in un borgo più popolato. Ma da quella mia prima esperienza di vita in una zona rurale, molto selvaggia, è nato il mio primo libro: Fottuta campagna (Fazi Editore), dedicato a tutti quelli che dicono “Lascio la città”, e poi si scontrano con la realtà». 
Pericoli? 
«Almeno tre. Chi vuole vivere il territorio in modo genuino deve mettere da parte la presunzione di essere più evoluto rispetto a chi è nato in provincia; dimenticare il riscaldamento centralizzato, magari al pavimento, le piastre a induzione e altre comodità; fare i conti con la solitudine e con il buio. Poi ti abitui, e quando passi in città soffri di depressione urbana». 
Dalla vita in montagna nasce anche «Transumansia». 
«Un progetto nato durante la pandemia: mentre non potevamo andare in teatro, proposi alla gente di trovarci nei boschi, per percorsi di trekking ad anello sui crinali appenninici scanditi da brani di libri dedicati al “cambio vita”. Avevo sottovalutato la cosa: ogni volta arrivano 150 persone». 
Due nuovi progetti. 
«Ad ottobre uscirà su RaiPlay Sound il podcast Famiglia e altre cose velenose, scritto insieme alla mia psicoterapeuta Ilaria Cadorin: 8 puntate, ciascuna dedicata a un membro della famiglia, che resta il contesto sociale più potente e anche pericoloso, perché dimostra che tutto si crea e tutto si distrugge. A novembre, uscirà con Baldini+Castoldi la raccolta di racconti Nostalgia dei dinosauri». 
A Trento, un racconto che attraverserà i suoi monologhi, da «Fiabafobia» a «Alimentire». 
«Parleremo di paure nascoste e nevrosi collettive. Racconteremo la buona cucina: quindi, nessun super-chef ma tanti agricoltori».

17 settembre 2025 ( modifica il 19 settembre 2025 | 17:03)

17 settembre 2025 ( modifica il 19 settembre 2025 | 17:03)

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