L’approvazione del progetto definitivo del ponte sullo Stretto di Messina da parte del Cipess, è un passaggio storico nelle secolari vicende dell’opera. Ma al di là delle dichiarazioni di Salvini che prevede l’avvio dei lavori entro la fine dell’anno e la conclusione nel 2033, l’iter riserva ancora una serie di passaggi alcuni dei quali hanno tempi piuttosto incerti. Eccoli in sequenza.
1) La Corte dei Conti
La magistratura contabile avrà il compito di «bollinare» il progetto definitivo. Cosa significa? Che la Corte dei Conti dovrà accertare la legittimità degli atti del progetto. Questo controllo mira a verificare la conformità degli atti alle leggi e ai regolamenti, nonché la regolarità delle procedure amministrative e contabili. Questa verifica dovrebbe iniziare entro due mesi.
2) I cantieri propedeutici
A questo si riferiscono Salvini e il consorzio Eurolink (a cui è stata affidata la costruzione del ponte) quando assicurano l’avvio dei lavori entro la fine del 2025. Ecco cosa si legge sul sito di Webuild, azionista di maggioranza di Eurolink: «Saranno avviate le attività preliminari, propedeutiche alla realizzazione dell’opera, ovvero le viabilità locali, la risoluzione delle interferenze, la bonifica degli ordigni bellici, le indagini archeologiche, geognostiche e geotecniche e la predisposizione delle cantierizzazioni».
3) Il progetto esecutivo
Questa sarà una delle fasi più impegnative: il progetto esecutivo, la cui stesura inizierà in contemporanea con le opere propedeutiche, impegnerà circa due anni di tempo e dovrà recepire le osservazioni e le implementazioni tecniche richieste dalla commissione di Valutazione di impatto ambientale (che ha dato l’ok all’opera all’unanimità ma ha raccomandato 62 nuove prescrizioni) e degli enti locali. Questi ultimi sono particolarmente interessati alle opere di viabilità secondaria e di connessione del Ponte con le reti stradali e ferroviarie esistenti: in totale sarà necessario prevedere opere (tra Calabria e Sicilia) per un totale di 40 chilometri.
5) Gli espropri
La società costruttrice ha già avviato il dialogo con i proprietari dei terreni sui quali sorgeranno le strutture del ponte o su cui passeranno le opere di viabilità secondaria. È stato aperto anche un «cassetto virtuale» per agevolare lo scambio di informazioni con i privati e circa 600 soggetti hanno già chiesto delucidazioni. L’obiettivo è arrivare a una soluzione bonaria degli espropri; in caso di mancato accordi l’espropriato può chiedere la determinazione dell’indennità in via amministrativa o giudiziale. Lo Stato può fare valere la clausola di pubblica utilità. Sono interessati 8 comuni sul versante calabrese e 6 su quello siciliano. Solo a Villa san Giovanni è previsto l’abbattimento di 150 edifici, 250 a Torre Faro (Messina)
6) I ricorsi giudiziari
Questo è la parte meno prevedibile dell’iter. A ricorrere alla magistratura potrebbero essere come detto i proprietari degli immobili da espropriare. Ma anche comitati ambientalisti e «no ponte» annunciano battaglie giudiziarie nella fase realizzativa dell’opera. Un «campo minato» che rischia di allungare i tempi da qui al taglio del nastro.
6 agosto 2025
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