Il governo trasmetterà a Bruxelles una sesta richiesta di modifica del Pnrr, con l’obiettivo di non perdere fondi sulle ultime tre rate che l’Italia deve ottenere dalla Ue e utilizzare al meglio le risorse. Le modifiche valgono 14 miliardi, il 7% circa dei 194,4 miliardi complessivi, di cui il nostro Paese ha già incassato 140 miliardi (con le prime sette rate sulle dieci previste) e chiesto il pagamento dell’ottava rata, pari a 12,8 miliardi.
Rilanciare Transizione 5.0
Con le modifiche, afferma il governo, verranno sostenute in particolare le imprese. Il tentativo è quello di rilanciare gli incentivi 5.0 sugli investimenti in tecnologia green che altrimenti rischiano di andare persi. Questo il risultato della cabina di regia presieduta ieri da Giorgia Meloni.
Per evitare tagli sulle ultime due rate, relative agli obiettivi da centrare nel secondo semestre 2025 e nel primo semestre 2026, alcuni programmi in ritardo verranno trasferiti in capo a veicoli finanziari ad hoc che non avranno l’obbligo di rispettare il termine di chiusura del Pnrr (agosto 2026), mentre altri interventi, sempre se Bruxelles darà il via libera alla revisione, potranno essere finanziati coi fondi di coesione Ue. Il ministro per il Pnrr, Tommaso Foti, illustrerà mercoledì alla Camera le misure di modifica del Piano.
Meloni: «Impegnati oltre 192 miliardi»
«La proposta di revisione – dice Meloni — ci permette di superare diverse criticità e di allocare le risorse in maniera più efficiente, anche attraverso il ricorso a nuovi strumenti finanziari». Saranno potenziati, aggiunge, gli interventi a sostengo della «competitività», delle «infrastrutture» e della «coesione sociale e territoriale». Il tutto, sottolinea, con «l’obiettivo di mantenere il primato europeo dell’Italia nell’attuazione del Pnrr, che ci è stato riconosciuto anche dal Fondo monetario internazionale. Ci prepariamo a ricevere il pagamento dell’ottava rata e a superare quota 153 miliardi di euro». Sono stati impegnati ad oggi, conclude Meloni, «oltre 192 miliardi di euro sui 194,4 della dotazione originaria del Piano, che con questa proposta di revisione resta immutata». Il ministro delle Imprese, Adolfo Urso, rivendica un aumento di circa 10 miliardi delle risorse che saranno «destinati anche a nuove misure per l’efficientamento energetico delle imprese come Transizione 5.0», incentivi che finora non hanno funzionato (utilizzati solo 2 miliardi su 6,2 finanziati dal Pnrr) mentre il titolare dell’Agricoltura, dice che ci sono 2 miliardi in più per gli interventi «dalla produzione alla trasformazione per arrivare sui mercati con il nostro prodotto sempre più competitivo».
L’opposizione: «Ritardi nella spesa»
Invece, secondo Piero De Luca (Pd), Meloni fa «propaganda: la revisione è il risultato obbligato dei ritardi nella spesa, ferma a 86 miliardi sui 140,4 finora ottenuti». Intanto, sul fronte della manovra di bilancio, il presidente dell’Abi, Antonio Patuelli, ribadisce la contrarietà a ipotesi di nuove tasse sul settore: «Paghiamo già il 3,5% in più di Ires e lo 0,75% in più di Irap» e invita a «non fare demagogia» sugli extraprofitti, dicendosi però aperto al confronto col governo.
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27 settembre 2025
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