
La crisi del settore modacontinua a mordere. Feroce. Tanto che — lo ha ricordato il presidente dell’Agenzia per la promozione delle nostre imprese all’estero, Matteo Zoppas, intervenuto alla presentazione milanese dell’edizione 109 di Pitti Uomo, in programma dal 13 al 16 gennaio a Firenze — «la moda è diventata una nostra priorità assoluta e i tavoli dedicati con il ministro degli Esteri Antonio Tajani e quello dello Sviluppo economico Adolfo Urso sono all’ordine del giorno.
I dati dell’export ci dicono che nel 2024 si è registrato un calo del 4% che, stando ai dati relativi ai primi sei mesi del 2025, si manterrà forse un po’ ridimensionato anche quest’anno registrando un meno 3% e purtroppo anche per il 2026 ci si aspettano delle criticità forti».
I Paesi che ci fanno soffrire di più sono la Cina, in flessione del 18,4% e il «mercato russo che, seppur in taluni casi viene raggiunto — ha spiegato il presidente di Pitti Immagine, Antonio De Matteis — ovviamente è sceso molto». Quello che è accaduto in questi anni, fondamentalmente è che, se ha tenuto il mercato nei Paesi dell’Unione europea, a soffrire sono stati quelli extra Ue, che comunque sono il principale acquirente per l’export di moda maschile italiana, assorbendo il 52,2% del totale.
Tenuto conto di questi dati la galassia di via Faenza «per lanciare la 4 giorni di moda maschile ha messo in cantiere dieci conferenze stampa in giro per il mondo» come ha detto l’Ad Raffaello Napoleone, e ha deciso che quest’anno nel padiglione dedicato al Futuro maschile ci sarà spazio per i brand del beauty (profumi e creme per la pelle) che sono prodotti in forte crescita. Lo ha annunciato sempre il presidente De Matteis, in scadenza insieme a tutto il consiglio di amministrazione che dovrà essere rinnovato a marzo ma pronto, se gli sarà chiesto, a coprire per un altro triennio l’incarico. È presto per sapere se resterà in sella ma l’invito a farlo è arrivato, neanche troppo velato, da Raffello Napoleone il quale ha detto pubblicamente che l’auspicio è di averlo ancora come presidente.
Ma al di là della questione dei nomi, il tema vero è come affrontare la contrazione delle vendite che si ripercuotono soprattutto sui negozi multibrand e sull’online, quello di alto e medio livello soprattutto. Il caso più eclatante, per quanto riguarda il nostro mercato, è quello di Luisa ViaRoma, oggi alla sua seconda svendita con prezzi abbattuti dell’80%.
Questa volta la vendita è a Prato, prima era stata in stazione Leopolda. E ce n’è un’altra in cantiere nelle prossime settimane riservate ai prodotti per la casa. Il caso di Luisa è particolare. Sconta probabilmente il grosso investimento, non andato bene, del negozio di New York e l’ingresso di un fondo straniero nella sua compagine societaria che ha fatto molti acquisti nell’ottica di crescere e che ora fa fatica a vendere la merce.
Ma è tutto il settore dell’online che soffre perché, spiega ancora De Matteis: «Finita la sbornia post Covid, quando tutti eravamo convinti che le vendite extra negozio sarebbero continuate a salire, oggi abbiamo capito che la gente compra ciò che tocca e prova e che è di qualità». Molti a questa edizione con circa 730 marchi, i piccoli brand di giovani emergenti a cui tutta la dirigenza di Pitti chiede di prestare attenzione e grande la consapevolezza che di sola moda Pitti Immagine non può più vivere.
La scelta di puntare nel 2024 sul mercato delle bici con BeCycle (con ben poco successo), e oggi quella di puntare sul beauty, va in questa direzione e fa dire a Lapo Cianchi, vice direttore generale: «A noi essere considerati solo legati al mondo della moda comincia a stare stretto».
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6 novembre 2025
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