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Pirelli, dalla pista alla strada: «Con la Formula 1 testiamo le tecnologie per le gomme di domani»

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Dalla pista alla strada, dalla ricerca per le competizioni alla produzione di serie. Bello, suggestivo e improbabile. Basta guardare le Formula 1 di oggi, sorta astronavi lunghe più di cinque metri, per nutrire il sospetto che affermazioni di questo genere appartengano più alla sfera della comunicazione che alla realtà. Ma occorre fare qualche — doverosa — eccezione. Una su tutte, quella della Pirelli. Dal 2011 (e almeno fino al 2027) l’azienda è fornitrice unica di pneumatici per tutti i team di F.1 (nonché di F.2 e F.3). E basta una conversazione nel paddock di Monza con Mario Isola, direttore Motorsport dell’azienda, e Piero Misiani, chief technical officier del Gruppo, per capire come, in questo caso, il motto “from race to road” non sia una mera espressione di marketing.

«Le F.1 sono auto piene di sensori», esordisce Isola, «e noi riceviamo i dati telemetrici di tutte le vetture in gara: questo ci ha dato la possibilità già dal 2011 di creare modelli virtuali delle gomme, preziosi per lo sviluppo di tutti i tipi di coperture». Un’opportunità ideale per creare conoscenze che, poi, si sono trasformate in una metodologia di lavoro sempre più raffinata: «Da questo know-how di partenza», prosegue Isola, «è stato possibile sviluppare modelli matematici che, sostituendo determinati parametri, consentono di simulare qualsiasi tipo di pneumatico, compresi quelli destinati agli usi stradali; e questo ci ha permesso di ridurre sensibilmente i tempi di sviluppo delle coperture e di dare un contributo importante alla sostenibilità, diminuendo il numero di prototipi fisici necessari alla sperimentazione». Non solo: «La F.1 ci consente di introdurre e sviluppare nuovi materiali, resistenti ma leggeri, perché nelle corse servono pneumatici il più possibile leggeri, e di introdurre nuovi processi di produzione: tra una gomma e l’altra non ci può essere una differenza maggiore di 100 grammi e questo comporta una precisione assoluta nella loro fabbricazione e nei controlli di qualità, metodi che poi abbiamo trasferito alla produzione dei nostri pneumatici stradali».

Non si deve però pensare che sia solo una questione di alte prestazioni. «Nel Dna Pirelli ci sono le competizioni, che si traducono in una sfida di cui beneficiano tutti i consumatori», sottolinea Misiani, «perché la sicurezza deriva dalle performace: una gomma efficiente sul bagnato e nella frenata è perfetta per le corse, ma è anche molto sicura nell’utilizzo quotidiano. Superare i tradizionali conflitti tra sicurezza e prestazioni, tra grip e resistenza all’avanzamento è possibile grazie alla virtualizzazione dello sviluppo, che ci consente di conoscere perfettamente i dettagli del funzionamento degli pneumatici e di ottimizzarne i progetti».

È questo, dunque, il know-how dal quale trae origine una copertura semi-slick come il Pirelli P Zero Trofeo RS, prodotto di punta della gamma P Zero, pensato per offrire le massime prestazioni su vetture stradali utilizzate in pista, ma omologato per l’uso stradale. Ma nasce dalla stessa cultura progettuale anche il Pirelli P Zero E, primo pneumatico insignito di recente del Premio Compasso d’Oro Internazionale ADI, prestigioso riconoscimento nel campo del design industriale: una gomma sviluppata per elettriche e ibride plug-in, realizzata per più del 55% con materiali di provenienza bio e riciclati, in grado, con la sua bassa resistenza al rotolamento, di aumentare anche del 10% l’autonomia delle vetture, ma senza rinunce in termini di prestazioni e sicurezza.

16 settembre 2025 (modifica il 16 settembre 2025 | 16:30)

16 settembre 2025 (modifica il 16 settembre 2025 | 16:30)

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