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Pioli-Fiorentina, le ragioni del braccio di ferro: il club vuole le dimissioni, lui rifiuta e resta solo la strada (onerosa) dell’esonero

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La squadra in palestra con lo staff di un allenatore che oggi dovrebbe chiudere in un modo o nell’altro (ma il condizionale è comunque d’obbligo) la sua esperienza alla guida della Fiorentina; i giocatori ai quali dopo la seduta di scarico e fisioterapia vengono concesse tre ore di permesso per andare a casa a prendere il necessario con l’obbligo di rientrare in ritiro entro le 20; il numero 10 che invece vola in Islanda per una nuova puntata del processo per molestie che lo vede coinvolto; il direttore generale chiuso nel suo ufficio con i legali di quello stesso allenatore per trovare un accordo se possibile consensuale per la separazione e l’allenatore ad aspettare probabilmente nella sua stanza, senza però sedersi al tavolo con la dirigenza e senza aver alcun contatto con i giocatori.

Il tutto, mentre il direttore tecnico Goretti lavora al futuro e in particolare, alla ricerca di qualcuno da far sedere in panchina.

Sembra uno scioglilingua o, se preferite, il racconto di una di quelle commedie all’italiana o di cinepanettoni (visto che il Natale si avvicina) nelle quali succede tutto, e il contrario di tutto, dove famiglie apparentemente perfette si sfasciano pensando che nessuno si accorga dei dispetti dell’altro e viceversa. Mettiamoci poi la trasmissione dei media ufficiali che, mentre all’interno del centro sportivo si consuma questa specie di folle intreccio con una classifica che nel frattempo vede i viola  scivolare all’ultimo posto, apre il proprio appuntamento quotidiano come se niente fosse. «Buongiorno a tutti. Vi terremo eventualmente aggiornati sulla situazione, ma parliamo della Primavera e delle ragazze che hanno vinto…».

Questo è, ad oggi, la Fiorentina. 

E la giornata di ieri è stata la perfetta e tristemente autentica sintesi di quanto il caos (che ha origini lontane) sia l’indiscusso sovrano delle vicende viola. Perché la situazione è oggettivamente complicatissima e perché nessuno poteva immaginare di ritrovarsi in una crisi tanto profonda. Ma questo è lo stato attuale delle cose e oggi, a meno di incredibili ripensamenti dettati da New York, dovremo assistere alle ore che porteranno ad una svolta definitiva. Certo, il club sperava di risolverla già ieri. Il problema è che il muro che si è creato tra la stessa società e Stefano Pioli si è rivelato molto ma molto più duro del previsto. Quasi inscalfibile, stando a quanto emerso fin qua.

Il braccio di ferro era iniziato domenica, dopo la sconfitta col Lecce. Da una parta una dirigenza che si aspettava una presa di responsabilità con conseguenti dimissioni, dall’altra un tecnico che non ne voleva nemmeno sentir parlare. «Mandatemi via voi», è stata la risposta. Da lì, il via alle trattative per arrivare almeno a un’intesa per una buonuscita ed una separazione consensuale. La prima proposta però, il riconoscimento di 3 milioni netti e quindi di tutta questa stagione a fronte delle tre (9 milioni netti, 18 lordi) previste dal contratto, è stata respinta dall’allenatore. 

Un vero e proprio stallo, con Pioli che è andato a letto con l’intenzione di non rinunciare nemmeno a un centesimo. Per questo, a meno che la notte non abbia portato consigli diversi, la Fiorentina sarà costretta oggi ad esonerarlo. Una via drastica, ma forse inevitabile.

Del resto i tempi erano già strettissimi ieri, figuriamoci oggi. 

Domani il gruppo deve partire per la Germania, giovedì giocarsi una partita di Conference col Mainz e domenica (soprattutto) andare in casa del Genoa (che nel frattempo si è accordato con De Rossi, nome che era anche sul taccuino viola) per uno scontro diretto da brividi.

L’obiettivo quindi è provare ad annunciare già oggi il nuovo allenatore e al momento sono tre i candidati: Paolo Vanoli, Roberto D’Aversa e Alessandro Nesta, col primo partito in vantaggio salvo poi veder la rimonta dell’’ex Empoli che si è addormentato probabilmente in pole. Profili accomunati dall’aver spesso giocato col 3-5-2, dal non aver eccessive pretese economiche e dal potersi accontentare di un contratto che non vada oltre giugno. Prima però, in un modo o nell’altro, va deciso il futuro di Pioli. 


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4 novembre 2025 ( modifica il 4 novembre 2025 | 07:38)

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