FolleMente ha fatto boom: primo incasso italiano della stagione, con 16 milioni 100 mila euro per oltre 2 milioni di spettatori. È una storia corale di un primo appuntamento (prodotta da Lotus con Rai Cinema e distribuita da 01) , con i due protagonisti, Pilar Fogliati, attrice rivelazione del cinema, e Edoardo Leo che pensano di essere soli, ma sono accompagnati dai diversi aspetti della loro personalità che vivono sullo schermo in carne e ossa, riflettendone passioni, speranze, fragilità in modo ironico.
Pilar, il sorpasso su «Diamanti» di Ferzan Ozpetek era nell’aria?
«Avevamo tutti la sensazione di aver fatto un film con un impatto largo, di forte immedesimazione. Ma a un successo così non pensavamo. Abbiamo creato una chat con le barchette che soffiano per spingere verso il traguardo».
Ricorda molto Inside Out.
«Giuro che Paolo mi ha chiamato quando io stavo doppiando (tra l’altro) il personaggio di Ansia di Inside Out, e non poteva saperlo. Paolo dice che se Perfetti sconosciuti è il racconto su qualcosa dove non si può entrare, i cellulari, questo è un secondo luogo inaccessibile agli altri: la propria testa».
Lei ha mai invitato un ragazzo a un appuntamento al buio, come fa nel film?
«No, anche se potrebbe diventare una tendenza. Quella di dire: non usciamo, non andiamo al ristorante, abbiamo tutto qui a casa, il cinema lo abbiamo coi televisoroni, il cibo lo si ordina».
Mi riferivo alle ragazze che invitano i ragazzi.
«Prendere l’iniziativa? Mai fatto. Io sono quella che fa capire, che lancia il segnale: d’accordo, puoi provarci con me. Ma il mio personaggio mi somiglia: creativa, disordinata, spontanea, un po’ insicura, cerca di metterti a tuo agio, riempie i silenzi. Però sono meno istintiva e più razionale. Ho una mia classicità».
L’imbarazzo di una prima uscita la ricorda?
«Il primo appuntamento è la cosa più eccitante del mondo. Non mi spaventa anche se non ho mai usato Tinder, la App degli incontri, perché toglie i piccoli segreti delle persone che conosci, come se si svelasse il desiderio, la speranza. Sono una fan del mistero, non si deve sapere tutto di chi ci sta accanto».
Mai sentita inadeguata?
«L’inadeguatezza è il risultato di come ci siamo sentiti da adolescenti, quando provi tanti mondi, primo fra tutti il voler somigliare agli altri, che è un modo di farsi accettare. Ho messo tutto nei personaggi di Romantiche, quel film rappresenta i mondi attraversati, di cui non mi sentivo veramente parte. E poi c’ero io, sono cresciuta a Mentana, però frequentavo la scuola dei fighetti o i fuori sede all’Accademia Silvio d’Amico. Il disagio è la materia prima della comicità».
Edoardo Leo dice: abbiamo paura di provare un sentimento.
«Non sono così catastrofista. L’interesse ora è più sull’individuo che sull’epicità: si fa un film su cosa c’è dietro Joker, il cattivo di Batman, sui suoi casini intimi e non su quelli che mette in atto».
«FolleMente gira intorno alla la solitudine.
«Oggi si dà bisogno ai bisogni individuali: devo stare bene e il disagio lo evito. Ci sono più single che sostengono: la vita la prendo in mano io. La voglia di stare in coppia, che è l’unico modo di andare avanti, si è tolta».
E che generazione è la sua?
«Ho 32 anni, è la generazione del ci sposeremo tardi e avremo figli tardi, se li avremo. Prendere le decisioni per sempre è tosta. Però siamo gli ultimi romantici, a cavallo tra i nostri genitori che sono quelli del fate figli presto e la new wave (parola orribile) che mette il proprio Io al centro. Prima ‘sta paranoia non c’era. Bisogna superare pregiudizi e preconcetti, di cui siamo imbottiti, è un’energia ferma. Dobbiamo tornare alla tenerezza fra esseri umani e alla bellezza delle differenze».
La verità paga sempre?
«Sono una grande fan delle bugie bianche, che non portano cose cattive. Ho finto di tifare una squadra di calcio di cui non mi fregava niente, oppure bevevo da astemia. Nascono dalla voglia di far sentire bene l’altro».
Le scene di sesso?
«Provavo imbarazzo quando le ha viste mio padre. L’ha presa alla larga, mi ha detto: figlia mia, comunque sei sempre elegante. Poi quando Paolo mi diceva azione e di fronte hai trenta persone e tu devi fingere e gemere ah ah, beh non è una passeggiata».
Al suo fidanzato…
«Non hanno fatto piacere, è intelligente e non rompe mai. Lavora nel settore energetico, mi dice che devo dire così».
Avete promosso il film a Sanremo.
«In realtà avevo paura di avere l’ansia. Lo so, sono complicata. Ma sono riuscita abbastanza a godermela».
Ha un altro film?
«Sto girando per la Rai la seconda serie di «Cuori» diretta da Riccardo Donna, sono una super cardiologa nella Torino degli anni ’60, lavoro in una équipe vera della Molinette che tentò il primo trapianto di cuore. Non ci riuscì ma ha lasciato tante cose importanti».
Insomma, Pilar Fogliati tratta sempre affari di cuore.
29 marzo 2025 ( modifica il 29 marzo 2025 | 08:53)
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