
La sua esperienza a Wimbledon non è andata come si aspettava. Ma Pierluigi Basile, 18enne di Martina Franca, tra le massime promesse del tennis italiano, tornerà dall’Inghilterra con il bagaglio pieno di meraviglia e di consigli.
Si è allenato con Jannik Sinner, alla vigilia della semifinale contro Djokovic stravinta dall’altoatesino che domani affronterà in finale Carlos Alcaraz. In pratica il giovane pugliese ha rappresentato la prova generale per il numero uno del mondo.
Basile, com’è andata con Sinner?
«Non ero nervoso. Nelle ore precedenti ne avevo anche parlato con i miei genitori e gli amici che mi chiedevano se avvertissi tensione, ma non ce n’era motivo. Volevo assimilare più cose possibile da quel momento. D’altronde il bello di Jannik è che è un ragazzo come tutti».
Come è maturata questa opportunità?
«Il suo coach aveva scritto al mio responsabile tecnico di aver bisogno di un avversario che giocasse di destro e mi sono proposto subito. Abbiamo quasi rischiato di perdere il volo di ritorno per allenarci con lui, ma ne è valsa la pena».
È stato un allenamento duro.
«Un gran bell’allenamento, direi. Il mio coach l’ha definito uno dei migliori che mi abbia mai visto fare. Ho dovuto tenere un livello altissimo, c’era bisogno di dare il massimo su ogni singola palla».
Cosa le ha detto Sinner?
«Abbiamo parlato di molte cose, legate al tennis ovviamente. Gli ho chiesto come faccia a essere così forte sul cemento, anche perché davvero devo capire tante cose di questa superficie. Mi ha risposto che sul cemento devi preoccuparti molto meno, devi pensare solo a colpire la palla».
Il suo torneo di Wimbledon è durato poco. Forse troppo poco.
«Sì, mi aspettavo sicuramente di più. Mi sembrava di giocare molto bene, arrivavo da ottimi risultati. Mi è capitato di parlarne con Francesca Schiavone e mi ha chiesto come stessi. Le ho detto che ero triste, ma lei mi ha spiegato che sull’erba non occorre mai avere alte aspettative. Se tu vali 70 e l’altro 30, sull’erba il rapporto è 55-45. Anche Jannik non a caso mi ha detto le stesse cose».
Grazie ai grandi risultati nelle scorse settimane però la classifica migliora sensibilmente.
«Penso che quei risultati siano stati un passo in avanti, ma io e il mio team siamo in un momento in cui li guardiamo poco. Ciò che è successo a Perugia è finito subito».
Il suo rovescio a una mano ricorda molto Musetti.
«A Parigi mi sono confrontato con il suo coach. Mi ha detto che ho un bel rovescio pesante, che quel colpo non è difensivo. Mi ha consigliato però di usare più il dritto perché ogni tanto abuso del rovescio».
È quasi una mosca bianca, quel rovescio a una mano.
«Il punto è saperlo fare. Per il resto credo che molte cose che si dicono non siano vere. Anche con Sinner, per esempio, nel palleggio mi sentivo più a mio agio con il rovescio».
In cosa deve crescere?
«Vorrei un dritto più forte. Credo invece di avere un buon servizio, che si può migliorare in termini di percentuale».
A chi si ispira? E dove vuole arrivare?
«La mia fonte di ispirazione è Roger (Federer, ndr). A lui ruberei tutto e credo che non ci sarà mai un altro del suo livello. Se uso il rovescio a una mano è proprio perché quel fondamentale, da lui curato alla grande, mi ha sempre fatto impazzire. In generale punto a entrare tra i primi 50. Poi preferisco basare le mie aspettative sul lavoro di ogni giorno. Cerco di essere concreto».
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12 luglio 2025 ( modifica il 12 luglio 2025 | 09:38)
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