
Aspettiamoci il falò nel deserto, i balli con i sauditi in costume tradizionale (già visti l’anno scorso) e i coriandoli nei capelli sabato sera, quando il Six Kings Slam avrà un secondo nome con cui impreziosire l’albo doro e, magari, un Iban su cui bonificare i 6 milioni di dollari per il vincitore. Se ti danno 1,5 milioni solo per la presenza (nel 2024 Medvedev ko 6-0 6-3 in 69’ guadagnò 21.739 $ per ogni minuto passato in campo), non puoi stare a sottilizzare. Aspettiamoci, anche, il bonus di un Sinner-Alcaraz all’inizio della stagione sul veloce indoor che culminerà con le Finals di Torino, anello di congiunzione tra la finale dell’Open Usa e ciò che verrà. La sfida più elettrica del tennis contemporaneo, quella che nel 2025 ha deciso tre Slam su quattro, è la stessa che gli arabi sognano a Riad per la loro esibizione da nababbi, prova tecnica di Master 1000 in arrivo nel 2028.
Si lamentano che giocano troppo, poi volano in Arabia Saudita come api sul miele. Sinner, a onor del vero, tra i top 10 è quello che protesta meno: «Si può scegliere — ricorda —, basta sapersi programmare». È tornato in Europa la notte stessa del ritiro per crampi a Shanghai, un problema di disidratazione collegato alla perdita di liquidi per il virus gastrointestinale di Pechino di cui si prende la responsabilità: «Caldo e umidità mi hanno buttato giù, non sono stato perfetto».
Ha riposato 48 ore. È tornato ad allenarsi a Montecarlo. «Mi sento bene, fisicamente e mentalmente — ha detto ieri a Riad, alla vigilia del debutto con Tsitsipas, rimpiazzo dell’infortunato Draper —. Sono pronto per i prossimi tornei: Vienna, Parigi, Torino. Voglio finire bene l’anno».
Il numero 1 non è un’ossessione
Se il Master, di cui è campione in carica, è uno degli obiettivi stagionali (l’altro era Wimbledon: centrato), è tutto da vedere che Jannik giochi sia l’Atp 500 di Vienna che il Master 1000 parigino. Più probabile il primo del secondo: nella capitale austriaca ha bei ricordi, là conquistò il titolo nel 2023 dopo una battaglia con Medvedev facendo colazione tutte le mattine con i genitori, che da Sesto Pusteria possono arrivare in auto. Sulla sua presenza in Coppa Davis a Bologna, poi, pochi sono disposti a scommettere: molto dipenderà dalle Finals. La riconquista della vetta del ranking, ceduta ad Alcaraz insieme alla coppa di New York, non è un’ossessione. La priorità è chiudere ad altissimo livello una stagione zavorrata dai tre mesi di sospensione per le conseguenze del Clostebol (tre titoli, di cui due Major, su nove tornei giocati fin qui) e poi organizzare un off season che getti le basi a un 2026 senza intoppi.
Carlitos tra il golf e il nuovo logo
Le fragilità vanno gestite: è anche su questo terreno che si svilupperanno le vite parallele di Sinner e Alcaraz nel prossimo decennio. Carlitos ha le sue. A scopo precauzionale si è allenato per Six Kings con un bendaggio sulla caviglia sinistra infortunata a Tokyo (Jannik invece è ricomparso a Riad senza il manicotto): in Giappone ha vinto su una gamba sola. Ha approfittato del tesoretto di giorni liberi ricavato dal forfeit a Shanghai per abbassare il suo handicap a golf da 14 a 11.2 e per mettere a punto il logo personale che, insieme allo sponsor americano, presenterà a Torino. Con il ritorno di Sinner e Alcaraz le belle favole del circuito (il derby dei cugini in Cina) sono destinate ad estinguersi, il tennis torna in pugno ai predestinati. Oltre ai due migliori tennisti del mondo, gli arabi hanno invitato Zverev e Fritz, che si affrontano oggi, e l’eterno Djokovic, già in semifinale in virtù dei suoi 24 titoli Slam, che potrebbe fare il bancomat in Arabia e chiudere la stagione oppure usare Six Kings, dopo la semifinale a Shanghai, per preparare decentemente le Atp Finals: non è chiaro.
La critica di Nole
Però il vate serbo, che in Cina ha patito le condizioni ambientali estreme fino a vomitare in campo, ha ragione quando imputa ai giovani la non volontà di cambiamento: «Il calendario intasato è un tema di cui parlo da quindici anni. I giocatori si lamentano, poi spariscono, poi tornano a lamentarsi. Se i top player non sono disposti a lottare con l’Atp, non cambierà mai nulla». Non è mai il momento per un sacrosanto sciopero. Adesso abbuffata di hummus e petrodollari: del tennis che ti spreme come un limone, ne riparliamo un’altra volta.
15 ottobre 2025 ( modifica il 15 ottobre 2025 | 07:10)
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