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Perché Trump chiede all’Europa di imporre dazi al 100% a Cina e India (e qual è il suo disegno nascosto)

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A metà giugno al vertice del G7 a Kananaskis, in Canada, Donald Trump lasciò cadere nel vuoto una proposta dell’Unione europea e della Gran Bretagna per avvicinare la fine della guerra in Ucraina: ridurre da 60 a 45 dollari al barile il tetto al quale gli importatori avrebbero potuto comprare petrolio russo senza esporsi a sanzioni.

Il presidente degli Stati Uniti rifiutò di discutere questa idea che, senza il sostegno americano, perde gran parte della sua efficacia. Poi però nelle ultime ore si è collegato a una riunione a Washington fra negoziatori europei ed americani e ha presentato una richiesta, teoricamente in vista dello stesso obiettivo: limitare le entrate russe da petrolio. Secondo Trump l’Unione europea dovrebbe mettere dazi fino al 100% sull’import dalla Cina e dall’India, se le due superpotenze asiatiche continuassero a comprare greggio dalla Federazione russa.

Le vendite di gas e petrolio russo

Le vendite di gas e petrolio sono la chiave della sostenibilità della guerra di Vladimir Putin. Le tasse sull’estrazione e l’export di minerali fossili rappresentano quasi il 40% delle entrate del governo di Mosca, una cifra quasi equivalente al totale della spesa per l’apparato militare e repressivo del Cremlino. Un calo anche solo del 10% o del 20% di quelle entrate metterebbe sotto pressione il bilancio di Mosca, dunque alla lunga anche lo sforzo di guerra.

Trump rigetta l’idea di ridurre le entrate di Mosca imponendo un tetto più basso al prezzo del petrolio russo. Piuttosto, chiede all’Europa di adottare il suo stesso metodo: «Tariffe secondarie» e cioè dazi altissimi e a tappeto contro la Cina e l’India, se importano greggio russo. Di certo imprese della Repubblica popolare hanno comprato greggio, gas e carbone russi per 271 miliardi di euro dall’inizio della guerra (secondo il think tank Crea di Helsinki) e quelli dell’India per 150 miliardi. Entrambi i Paesi continuano, con la Cina che pesa ormai per quasi metà dei barili russi esportati.

La strategia di Trump che fa male a Ue e Ucraina

Può funzionare l’approccio proposto da Trump? Di sicuro, può innescare una nuova guerra commerciale fra due superpotenze economiche del pianeta. L’Unione europea nel 2024 ha pesato per 516 miliardi di dollari di esportazioni della Cina, il 14,5% del totale. Questo anno diventerà il primo mercato di destinazione dei prodotti della Repubblica popolare, dopo il crollo dell’export verso gli Stati Uniti proprio a causa dei dazi. Se Bruxelles fissasse dazi elevati contro Pechino a causa degli acquisti di petrolio russo, la risposta di Xi Jinping non potrebbe che essere simile a quella già data contro gli Stati Uniti dopo che Trump aprì la guerra commerciale in aprile scorso: la Cina colpirebbe l’Unione europea con dazi altrettanto alti e taglierebbe l’accesso dell’Europa alle terre rare di cui ha quasi il monopolio; Paesi esportatori come l’Italia, la Germania e gran parte dell’Europa centro-orientale rischierebbero di cadere in una profonda recessione, stretti fra i muri tariffari delle prime due economie del pianeta.

A quel punto, l’Europa sarebbe ancora più in crisi e meno in grado di aiutare l’Ucraina stessa nella guerra. La strada proposta da Trump porterebbe a una perfetta eterogenesi dei fini: danneggerebbe (anche) Kiev, invece di aiutarla.

Il vero obiettivo di Trump, tra Europa e Cina

Perché allora il presidente degli Stati Uniti insiste chiedendo all’Europa «tariffe secondarie» contro la Cina? Con ogni probabilità, perché la sua priorità in questa fase è di arruolare i governi dell’Unione europea dalla propria parte nella sua rivalità, personale e nazionale, con la superpotenza asiatica
A Trump interessa che l’Europa aiuti l’America a frenare l’ascesa della Cina, non a fermare la guerra di Putin. Ma se l’Europa rifiutasse di imporre le «tariffe secondarie» contro Cina e India, allora Trump potrebbe dire che gli Stati Uniti non devono cercare di aiutare Kiev, perché l’Europa per prima si rifiuta di farlo. Sarebbe il pretesto perfetto per disimpegnarsi.

La proposta di abbassare il tetto del prezzo del petrolio russo sembrava più efficace e meno destabilizzante. Per Trump, è come se non esistesse.          

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10 settembre 2025 ( modifica il 10 settembre 2025 | 17:32)

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