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Perché i tabaccai non fanno (quasi mai) pagare le marche da bollo con il Pos?

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Andare dal tabaccaio per comprare la marca da bollo, ad esempio per il passaporto, e sentirsi dire che la si può pagare soltanto in contanti. Perché l’obbligo di accettare pagamenti con Pos esiste, ma non in questo caso. Decisamente un disagio, dato che il contrassegno amministrativo costa ben 73,50 euro e, se il rinnovo del passaporto riguarda più di un membro della stessa famiglia, il contante da avere con sé al momento del pagamento è parecchio. Ma il diniego del tabaccaio è davvero corretta? Davvero non possiamo pagare i contrassegni amministrativi tramite bancomat o carta di credito? A queste domande non si può rispondere con un secco «sì», ma nemmeno con un «no». Vediamo perché.

Obbligo Pos sì o no?

Per anni, in assenza di obbligo di accettazione della moneta elettronica, i tabaccai, «in coerenza con quanto stabilito dalla legge», per i valori bollati hanno «accettato solo il pagamento in contanti», spiega al Corriere la Federazione Italiana Tabaccai. L’introduzione nel 2022 da parte del Decreto Pnrr dell’obbligo di accettazione della moneta elettronica per i commercianti ha però evidenziato «alcune criticità connesse ai pagamenti relativi ai prodotti e servizi di diretta derivazione dello Stato, dei quali i valori bollati sono solo un esempio». Per legge le marche da bollo in tabaccheria devono essere pagate al momento dell’acquisto. Dunque, non si possono usare assegni e carte di credito, mentre il bancomat, oltre ovviamente al contante, tecnicamente è ammesso. 

Maggior costi con il bancomat

I tabaccai quando vendono valori bollati, incassano le imposte per conto dello Stato, che poi riversano all’Erario. Ma come spiega la Federazione, «in considerazione dell’aggio riconosciuto al tabaccaio, l’incidenza delle commissioni previste per i pagamenti mediante moneta elettronica rende insostenibile l’erogazione del servizio» perché, in soldoni, si riduce «drasticamente il margine già esiguo del tabaccaio arrivando quasi ad azzerarlo». Guardando ai numeri, infatti, l’aggio che spetta al tabaccaio sulle marche da bollo, come quelle per i passaporti, è del 4,70%, che su un valore nominale di 73,50 euro rappresenta 3,45 euro. Se il pagamento avviene in contanti, spiega la Federazione, al netto dei costi diretti, spettano al tabaccaio 3,03 euro; con il bancomat la cifra crolla a 1,56 euro.

Un po’ di conti

I problemi, però, non finiscono qui. Il costo delle commissioni, infatti, «si aggiunge ai costi fissi sostenuti per l’erogazione dovuti al gestore tecnologico del servizio». Il costo di connessione dell’attrezzatura per il pagamento del contributo amministrativo è dello 0,42% più Iva: parliamo di circa 38 centesimi; poi, ci sono anche i costi di manutenzione e assistenza del macchinario. Quelli per la fideiussione richiesta dall’Agenzia delle Entrate a garanzia del riversamento delle somme incassate pesano per circa  0,04 centesimi a transazione. Nel caso di pagamento con il bancomat, poi, c’è il costo della commissione bancaria (circa il 2%), che per una marca per passaporti diventa di 1,47 euro. Tirando le somme, per i pagamenti in contanti i costi sono del 12% sull’aggio riconosciuto al tabaccaio di 3,45 euro, ovvero poco meno di 0,42 centesimi; mentre in caso di pagamento con bancomat i costi aumentano al 55% (1,89 euro). Proprio negli ultimi giorni l’associazione ha avuto un incontro col viceministro Maurizio Leo.

Tabaccai: «Lo Stato non può obbligare a lavorare in remissione»

Alla luce di tutto questo, la risposta alla domanda iniziale è che i tabaccai sono liberi di accettare o di rifiutare il pagamento con il Pos. E’ dunque a loro discrezionalità.  «Se il pagamento con moneta elettronica è un diritto per tutti i contribuenti», conclude la Federazione, «anche i tabaccai hanno diritto ad un guadagno, per quanto esiguo, per il servizio erogato». Per l’organizzazione sindacale «l’obbligo normativo non può ledere i principi della libera imprenditorialità garantiti dalla Costituzione e lo Stato non può obbligare un suo diretto concessionario a lavorare in remissione». 

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13 luglio 2025 ( modifica il 13 luglio 2025 | 07:54)

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