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Pensioni e sanità, per salvare il welfare in Italia servono 2,8 milioni di lavoratori in più (soprattutto donne e giovani)

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Per salvare lo Stato sociale (pensioni, sanità, assistenza) in Italia bisognerebbe almeno allineare il numero di occupati alle medie europee e migliorare la qualità del capitale umano (istruzione e formazione), altrimenti il declino demografico, in nessun Paese forte come da noi, rischia di far saltare i già precari equilibri finanziari e intergenerazionali. È questo il succo del Rapporto 2025 del Think Tank “Welfare, Italia”, promosso da Unipol in collaborazione con Teha Group (The European House Ambrosetti).  

Lavoratori e pensionati, il rapporto sostenibile

Per allineare il numero di lavoratori alla media dell’Ue, l’Italia dovrebbe avere 2,8 milioni di occupati in più, così composti: 1,6 milioni di lavoratrici tra 25 e 59 anni; 832 mila giovani under 25; 242 mila lavoratori anziani (tra 60 e 69 anni) e 117 mila stranieri. Con quest’aumento dell’occupazione, si calcola nel rapporto, il Prodotto interno lordo aumenterebbe di 226 miliardi di euro, ovvero del 10,6%. Risorse che sarebbero preziose per far fronte all’aumento delle spese del Welfare dovute all’invecchiamento della popolazione e all’aumento dei costi, in particolare delle cure sanitarie.

Come cresce la spesa

Già oggi lo Stato sociale assorbe 669,2 miliardi di euro, pari al 60,4% del totale della spesa pubblica, con la componente previdenziale che pesa per il 16% del Pil. Tutte le voci sono molto aumentate nel periodo 2019-2025:
politiche sociali (+35,2%), previdenza (+25,3%), sanità (+24,8%) e
istruzione (+21,1%). Il tutto mentre la popolazione italiana diminuisce (scenderà a 54,8 milioni al 2050) e invecchia (sempre nel 2050, la quota di over-65 sarà del 34,9%), tra l’altro con un aumento degli anni di vita in cattiva salute sul totale: erano 10,8 nel 2004, quando la durata media della vita era di 80,7 anni, sono saliti a 15,7 ora che si vive in media fino a 83,1 anni.

Le riforme che mancano

Servono quindi più lavoratori per finanziare le spese crescenti, ma occorre anche elevare la qualità del capitale umano, per accrescere la produttività (tallone d’Achille del nostro Paese) e il Pil. Secondo il Rapporto, è necessario investire di più in istruzione (oggi il tasso di dispersione scolastica è al 9,8% e la quota di laureati in età 25-34 è pari al 31,6% a fronte di una media europea del 44,1%), life-long learning, mercato del lavoro competitivo,
attrazione/retention delle competenze (nel 2024 fuga di oltre 49mila
laureati italiani) e prevenzione (oggi solo il 5,6% di spesa in sanità pubblica
è per la prevenzione). Insomma riforme di medio lungo periodo rispetto alle quali, purtroppo,  non si riscontra adeguato impegno né nel governo né in Parlamento. 

4 novembre 2025 ( modifica il 4 novembre 2025 | 16:25)

4 novembre 2025 ( modifica il 4 novembre 2025 | 16:25)

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