
«Quello di Venezia sarà un concerto speciale. Ci sarà la mia musica, canzoni scritte da altri, omaggi a Pasolini e a San Francesco».
Patti Smith torna in Italia e Venezia, dove suonerà il 7 luglio (a Roma invece il 15 settembre), è spesso sulla cartina dei suoi tour… un luogo del cuore?
«Ci andai per la prima volta nel 1978… In gondola Isabella Rossellini mi disse due cose: che avrei dovuto gettare le scarpe in acqua e che avrei dovuto pregare in una chiesa per un figlio. Lo feci. E ho avuto un bellissimo figlio. Jackson adesso è il mio chitarrista e suona con me».
È in arrivo il tour per i 50 anni di «Horses» (Bergamo, 10 ottobre), disco che ha creato il punk rock. Sentiva che stava per fare qualcosa di rivoluzionario e storico?
«Ero giovane e volevo fare qualcosa di nuovo. Volevo riportare il rock nelle mani della gente perché era diventato troppo grande e glamour con tutte queste rock star e mi sembrava avesse perso in creatività e importanza politica. La nostra generazione aveva perso artisti come Jimi Hendrix, Jim Morrison e Janis Joplin e politici come Martin Luther King. Eravamo abbattuti ma sentivo che c’era il desiderio di rialzarsi e fare qualcosa che tornasse alle basi del rock. E volevo anche fare qualcosa che fosse guidato dalla poesia perché i reading mi sembravano ormai noiosi o accademici».
Come nacquero i brani?
«Fu il culmine di un lavoro durato anni ed evoluto organicamente… Avevo cominciato come poeta e la maggior parte delle canzoni sono evoluzioni di poesie».
In carriera come ha deciso se trasformare un’ispirazione in musica o poesia?
«La poesia è qualcosa di molto personale, non scrivo per nessuno, è una lotta fra me e le parole. E quando scrivo sul mio taccuino non penso se verrà pubblicato o a chi lo leggerà. Le canzoni, invece, hanno una traiettoria diversa, sono per la gente e mi servono quando voglio raccontare qualcosa».
Non le sembra che stiamo perdendo il valore dei testi delle canzoni? La sua «Free Money» sognava la ricchezza, ma non la vuota ostentazione del rap.
«Ho scritto quella canzone perché venivo da una famiglia povera: mia madre sognava di vincere alla lotteria per comprare una casa più bella, magari vicino al mare… Non mi interessano i soldi se non come mezzo per prendermi cura di chi amo. Non ho mai avuto l’ambizione di essere ricca e famosa, ma di fare qualcosa di speciale».
Tornerà l’impegno nell’arte?
«Viviamo un periodo difficile, pericoloso e turbolento e penso che ci saranno sempre più artisti che reagiranno a quanto accade nel mondo. Sicuramente contro Trump. È un bullo che fa ciò che vuole col sostegno dei Repubblicani e della Corte Suprema. Dobbiamo combattere, far sentire la nostra voce, ma anche sapere che saremo puniti come sta accadendo alle università o a chi protesta in strada».
«People Have the Power» raccontava un’ideale. All’inizio di internet l’utopia sembrò sul punto realizzarsi, oggi la rete è il potere…
«La gente ha ancora il potere ma ha dimenticato come usarlo. A volte questo dipende anche dai candidati: alle ultime elezioni non mi piaceva nessuno, ma bisogna comunque votare altrimenti, con un Paese diviso in due come l’America, il vincitore lo decidono gli astenuti».
Che messaggio manderebbe a una ragazza di oggi?
«Devi essere il giudice e il critico di te stessa. Non lo sono i social media, non la famiglia, non gli amici. Sei la persona che si conosce meglio ed è doloroso e malsano identificarti con l’opinione che gli altri hanno di te. Le critiche sul corpo, sul naso, sul taglio dei capelli, non durano: quello che dura è il lavoro che fai. Devi scoprire quello che vuoi essere – madre, attivista, scienziata, attrice, giornalista, fare il pane – e dare il meglio senza lasciare che altre persone, mode o stili diventino misura della tua vita».
Ha mai pensato ai commenti social se uscisse oggi la cover di «Horses»: «troppo androgina»…
«..sembra un ragazzo… ha i capelli fatti col tosaerba… non sa cantare dicevano i critici… ma io ero quello. Ma una recensione non è il tuo disco, non vale come quello che hai fatto. Dobbiamo imparare a parlare per noi stessi e a non farci bullizzare, vergognare di noi stessi, o imbarazzare, dagli altri. Ma ci vogliono equilibrio mentale e humour».
2 luglio 2025
© RIPRODUZIONE RISERVATA
2 luglio 2025
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