
Ho letto di un nuovo test per la diagnosi precoce della malattia di Parkinson. Funziona davvero? Ed è già disponibile?
Risponde Daniela Calandrella, neurologo, Fondazione Pezzoli per la malattia di Parkinson, Centro Parkinson e Parkinsonismi, ASST Gaetano Pini – CTO, Milano (VAI AL FORUM)
Il test in effetti potrebbe avere grande utilità. Sappiamo che l’età rappresenta il principale fattore di rischio per lo sviluppo della malattia di Parkinson, ed è noto un contributo genetico. Inoltre, diversi fattori ambientali modificabili (come l’esposizione a pesticidi) e comportamentali (come i traumi cranici) sembrano influenzarne la patogenesi. Nonostante i significativi progressi nella comprensione della patogenesi e dell’epidemiologia della malattia, le cause precise rimangono ancora sconosciute e non esistono ad oggi terapie che possano modificare il decorso della malattia (disease-modifying). La diagnosi avviene spesso quando si è già verificato un danno significativo dei neuroni dopaminergici cerebrali, danno che si manifesta con i sintomi motori (bradicinesia, rigidità e tremore). Tuttavia, alcuni sintomi non motori, tra i quali la riduzione di olfatto e i disturbi del sonno in fase REM, possono comparire anni prima e fanno parte della cosiddetta fase prodromica.
Frammenti di RNA transfer
Esiste un ampio consenso sul fatto che il processo patologico che porta alla malattia clinicamente definita inizi molto prima rispetto a quanto rilevabile attraverso i criteri diagnostici attualmente in uso. Tuttavia, non esistono ancora biomarcatori in grado di diagnosticare con alta sensibilità e specificità la fase prodromica. Questa mancanza rappresenta una criticità, soprattutto quando si tratta di consulenze genetiche o cliniche per persone che presentano fattori di rischio aumentato, come una familiarità positiva, la presenza di mutazioni genetiche e segni precoci non motori, tipici della fase prodromica. Uno studio pubblicato sulla rivista scientifica Nature Aging mostra come, attraverso un semplice prelievo, la misurazione dei frammenti di RNA transfer nel sangue, si sia rivelata efficace nel differenziare i pazienti con Parkinson in fase prodromica dai controlli sani.
Identificare i soggetti a rischio
I frammenti di RNA transfer sono piccole molecole di RNA non codificanti: scoperti relativamente di recente, si pensa abbiano un ruolo importante in vari processi biologici, come la regolazione della traduzione proteica, la risposta allo stress cellulare e il controllo della stabilità del RNA. Quello pubblicato su Nature Aging è uno studio complesso, del quale i risultati devono essere valutati con molta prudenza, ma che ci permette di sottolineare come, nell’ambito di ricerca, l’identificazione precoce di individui a rischio è essenziale, sia per comprendere la progressione delle fasi precliniche e prodromiche della malattia, sia per arruolare pazienti negli studi clinici su terapie potenzialmente disease-modifying, alcuni, con farmaci specifici per le forme monogeniche (le forme causate da mutazioni genetiche specifiche in geni noti), già in corso.
31 luglio 2025 ( modifica il 31 luglio 2025 | 17:36)
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