
«Francesco non era uno che ti impartiva la lezione. Anzi, proprio il contrario. Era un Papa che sapeva ascoltare». Pier Ferdinando Casini, senatore bolognese, cattolico fervente e memoria storica della politica e della Chiesa. Ha conosciuto molto bene papa Francesco. Ma più che gli «Solo ora possiamo capire con quanta accettazione della sofferenza e con quanta abnegazione cristiana il Santo Padre ci abbia accompagnato fino agli ultimi istanti della sua vita. L’apparizione di Papa Francesco nel giorno pasquale è la sublimazione del suo sacrificio: a noi rimane il monito a non abbandonare gli ultimi e a lavorare per la fratellanza tra noi», dice nel giorno della morte del Papa.
Che sentimenti prova?
«Da cristiano, penso che la Provvidenza abbia voluto papa Francesco alla guida della Chiesa in una fase di questo tipo, con un disorientamento così forte».
Perché?
«Lui ha capito prima di altri cose fondamentali. Ha denunciato prima degli altri questa Terza Guerra Mondiale a strappi che è in corso. Penso al richiamo ai più deboli in un momento di grandi squilibri nella redistribuzione della ricchezza. Poi l’opera di pulizia nella Chiesa rispetto al tema della pedofila. Ha avuto un impatto molto forte».
E umanamente?
«Il ricordo più bello è l’incontro nell’anniversario dell’accoglienza di Giovanni Paolo II quando sono stato ricevuto da lui, un uomo fantastico. Io ero con mio figlio Francesco, ha avuto parole così profonde e belle. Aveva un carisma così grande che forse non arrivava attraverso i mass media ma quando lo si incontrava e parlavi con lui allora si capiva veramente la ragione della scelta dei cardinali. Un uomo straordinario, con un afflato di umanità meravigliosa».
E la visita a Bologna?
«Un momento bellissimo. Ma ricordo anche tantissime altre occasioni ufficiali. Lo scorso dicembre l’avevo salutato durante la messa per i pellegrini del cammino di Santiago, c’erano anche tanti bolognesi».
Che cosa si porta dietro di quegli incontri?
«È stato un anticipatore, anche una persona scomoda per certi aspetti. Da politico lo vedevi pieno di comprensione per il lavoro complicato che facciamo. Era pieno di umanità e di capacità di accogliere. Non era uno che ti impartiva la lezione, ma semmai la condivisione che è una cosa molto diversa».
Ascoltava tanto?
«Sì, molto. Abbiamo parlato a lungo della politica, dell’Argentina, mi chiedeva di mia figlia che viveva li. Una persona fantastica».
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22 aprile 2025
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