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Orsa Jj4, giustizia non è fatta

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L’orsa Jj4, che nell’aprile del 2023 aggredì il runner Andrea Papi causandone la morte, ha lasciato l’Italia. Non si trova più nel centro forestale del Casteller, alle porte di Trento, dove era stata confinata dopo la cattura, avvenuta a pochi giorni dall’incidente, ma in una cosiddetta «area protetta» in Germania, il «Parco alternativo per orsi e lupi» della Foresta Nera.

Il trasferimento è avvenuto a carico dell’associazione che gestisce la struttura, che ha avviato una raccolta di fondi ad hoc per l’arrivo della nuova ospite. Jj4 andrà a raggiungere la madre, Jurka, una delle capostipiti della popolazione di orsi trentina: era infatti tra i 10 esemplari importati nel 2000 dalla Slovenia per il progetto Life Ursus per il ripopolamento della specie sull’arco alpino. Jurka, che vive ormai da anni in quel parco, era anche la madre di Bruno, ovvero Jj1, un altro orso «italiano» considerato problematico che aveva molto fatto parlare di sé nel 2006 per le sue scorribande in alcuni allevamenti ed era stato ucciso da due cacciatori dopo lo sconfinamento in Baviera.

L’Alternativer Bärenpark Schwarzwald tiene molto a fare sapere al pubblico di avere in custodia questi animali un po’ «farabutti», presentati come se fossero delle star. Sulla sua pagina web ne parla con grande enfasi, gestendoli come elementi di richiamo. Tutto legittimo ovviamente. Ma non si può non considerare che il «parco alternativo» è di fatto uno zoo. Senza recinti e gabbie, certo, però gestito come tale. Il portale turistico della regione lo inserisce tra le attrazioni da non perdere sottolineando che a Bad Rippoldsaud si possono vedere «orsi che scavano, schizzano, litigano… russano» e «lupi che sgattaiolano, ululano, infastidiscono gli orsi». Spiega poi che sono disponibili per il pubblico sfondi fotografici, aree giochi e per il barbecue e che «i cani sono i benvenuti». Non sembra insomma la descrizione di un luogo di tutela e di rispetto per gli animali selvatici.

Non è stata invece presa in considerazione l’offerta avanzata più volte dalle associazioni animaliste di farsi carico dello spostamento dell’animale al santuario per orsi «Libearty» (geniale il gioco di parole del nome), in Romania, un’area forestale volutamente poco accessibile (che è comunque possibile visitare a certe condizioni, come raccontava un anno fa il reportage di Fabio Postiglione sul Corriere della Sera), dove lo spazio a disposizione sarebbe stato molto maggiore e l’ambiente più consono.

La Provincia autonoma di Trento ha espresso soddisfazione per il trasferimento, avvenuto senza annunci «per evitare il rischio di sabotaggi da parte degli animalisti» (che a dire il vero non vedevano l’ora che l’orsa se ne andasse da lì), e per il recupero di una parte dell’area del Casteller, dove è ora custodito un solo altro orso, M49 “Papillon”. L’assessore alle Foreste con delega sui grandi carnivori, Roberto Failoni, ha voluto avvisare personalmente la famiglia Papi, come a dire: giustizia è fatta.

Ma il padre di Andrea Papi sembra vederla in modo diverso. Le sue parole le riporta il Corriere del Trentino: «Noi non abbiamo mai chiesto l’abbattimento dell’orsa, vogliamo bene agli animali ma la giustizia non ce l’hanno data, non si può dire che non c’è un colpevole. Sapevano che Jj4 era pericolosa, Andrea non è andato a cercarsela». L’intenzione della famiglia, si legge ancora nell’articolo, è ora quella di far riaprire l’indagine per omicidio colposo nei confronti delle autorità provinciali.

Insomma, che la si guardi dalla parte dell’orsa, che ha agito come da sua natura in difesa dei cuccioli che riteneva in pericolo; della famiglia Papi, che ha perso un figlio in una situazione che poteva essere prevenuta; degli animalisti, che spingevano per una sistemazione diversa e più rispettosa dell’etologia dell’animale; e volendo anche della stessa Provincia, che a sua volta avrebbe preferito una soluzione più drastica e in tempi più stretti ma si è dovuta accontentare, se c’è una cosa, una sola, che si può dire con certezza di quanto accaduto è che giustizia non è fatta.

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Questo intervento è tratto dalla newsletter settimanale di Corriere Animali. Se volete riceverla gratuitamente via mail tutti i venerdì mattina e restare aggiornati su quanto pubblicato nella nostro canale dedicato alla biodiversità potete iscrivervi QUI.  

27 luglio 2025

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