
I sindacati chiedono e la Provincia di Trento risponde: «No». Piazza Dante decide, per il momento, di andare controcorrente rispetto al resto d’Italia: «Non crediamo di fare un’ordinanza contro il caldo — ha detto l’assessore allo Sviluppo economico Achille Spinelli —. Non la vediamo come una misura impellente anche perché il nostro territorio non è come l’Emilia Romagna». E ha aggiunto: «Guardando le previsioni meteo non abbiamo in mente un’ordinanza di questo genere».
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Questa «non decisione» ad oggi è stata adottata anche da Bolzano, dalla Valle d’Aosta e dal Molise. Tutte le altre regioni d’Italia invece hanno promulgato negli ultimi giorni (oggi, 3 luglio, è il turno delle Marche) delle norme per bloccare i lavori durante i giorni più caldi dell’anno per tutelare la salute dei lavoratori. Ma come funzionano queste ordinanze? Prendiamo ad esempio quella della regione Veneto, anche se sono all’incirca tutte simili. Nei giorni di bollino rosso, dalle 12.30 alle 16, è vietato lo svolgimento dell’attività lavorativa nel settore agricolo e florovivaistico, nei cantieri edili all’aperto e nelle cave in condizioni di esposizione prolungata al sole. Per capire se le giornate sono a rischio o meno bisogna affidarsi al sito www.worklimate.it dell’Inail. Questo portale calcola il rischio per le varie tipologie di lavoratori. Ad esempio, nella giornata di oggi, per un operaio che lavora sotto il sole e fa uno sforzo fisico intenso a Trento, Bolzano e Rovereto sarebbe una giornata da bollino rosso. Quindi, se fosse in vigore un’ordinanza come in Veneto, questi lavoratori non dovrebbero lavorare dalle 12.30 alle 16.
Il Trentino procede controcorrente
Il Trentino, come detto, invece va controcorrente e, al posto della norma, ha deciso di inviare una lettera a tutte le categorie economiche e ai sindacati con le linee di indirizzo sul tema «Agricoltura, edilizia e lavori all’aperto, utilizzare le schede di autovalutazione per le necessarie contromisure» approvate il 19 giugno scorso dalla conferenza Stato, Regioni e Province autonome. «L’esposizione al calore durante l’attività lavorativa rappresenta un fattore di rischio per la persona che può essere elevato e che non va assolutamente trascurato — ha detto Spinelli nel comunicato —. È quindi fondamentale che tutte le lavoratrici e i lavoratori trentini, partendo da quelli impegnati nelle attività più esposte, possano operare nelle condizioni di massima tutela. Ognuno infatti ha diritto ad un ambiente professionale in cui tutti i fattori di rischio siano opportunamente gestiti. È quindi essenziale fornire ai datori di lavoro e ai lavoratori un’informazione corretta e puntuale sull’argomento, con l’obiettivo di favorire l’adozione concreta delle misure necessarie». E ha aggiunto: «Il Trentino deve affrontare al meglio la sfida che coniuga la risposta alle criticità climatiche alla tutela del lavoro e della salute».
Le linee di indirizzo
Spinelli si richiama direttamente alle misure di prevenzione contenute nelle linee di indirizzo e in particolare alle schede di autovalutazione, che consentono di analizzare il rischio settore per settore e di adottare le relative soluzioni. Tra le misure di prevenzione proposte ci sono: bere in abbondanza (almeno mezzo litro ogni ora) e frequentemente (almeno ogni 15 minuti), prevedere un controllo periodico per i lavoratori esposti al rischio di stress da calore aggravato dall’uso di indumenti protettivi, prevedere l’uso di indumenti leggeri e traspiranti (per i lavoratori esposti al sole adottare l’uso di indumenti di colore chiaro e del copricapo evitando di esporre la pelle direttamente ai raggi solari). «Abbiamo dato la massima diffusione alle linee guida serie e che sono state costruite nel tempo», ha spiegato l’assessore. Ma senza un’ordinanza della Provincia, resta tutta in mano agli imprenditori la scelta se chiedere o meno la cassa integrazione per il caldo, con la conseguenza di dovere sospendere i lavori.
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3 luglio 2025
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