Opere da tutto il mondoE la Chimera torna «a casa»

di Lorenza Cerbini Una grande esposizione ad Arezzo con prestiti internazionali e tante collaterali

Questo post è stato originariamente pubblicato su questo sito

//?#

Lo sguardo diritto verso il pubblico. Un signorile abito scuro e sul petto l’onorificenza di Cavaliere di San Pietro e Paolo conferitagli da Pio V. Giorgio Vasari è un uomo nell’età matura, già celebre e ricchissimo. È con questo ritratto che si apre la mostra Vasari. Il teatro delle virtù, omaggio tributato dalla sua città natale al genio aretino per i 450 anni dalla sua morte. Le opere esposte tracciano la vita di Vasari tra la corte di Roma e quella dei Medici a Firenze. E il Cinquecento e i broccati raffinati si tingono del sangue delle faide familiari. Vasari ritrae il giovane Alessandro, primo duca di Toscana, ucciso qualche anno più tardi non ancora trentenne dal cugino. Poi scrive Le Vite e il volume originale è in mostra protetto da una teca, gioiello prezioso. Sono oltre cento le opere giunte ad Arezzo, provenienti da Louvre, Met New York, Albertina Museum, Gallerie degli Uffizi, Museo Archeologico Nazionale di Firenze, Chiesa di Santa Maria Novella, Biblioteca Vaticana, Castello Sforzesco e da collezioni private. Lo spessore è per celebrare un intellettuale che forgiò un neologismo ancor oggi in auge: Rinascimento. «Con Vasari, Arezzo parla al mondo attraverso l’arte», dice il sindaco Alessandro Ghinelli. «La mostra è un’occasione speciale per apprezzare la città con le sue bellezze e il genio di Vasari, artista poliedrico e interprete del proprio tempo».

Architetto, pittore, politico, comunicatore. Quando nel 1553 fu scoperta casualmente la chimera etrusca (durante degli scavi effettuati intorno al baluardo di San Lorentino nell’attuale quartiere di Porta del Foro), Vasari colse l’occasione per inserirla nella propaganda politica di Cosimo de’ Medici (per vent’anni suo protettore) come simbolo di una civiltà precedente all’autorità della Roma imperiale antenata della Toscana moderna. Quel bronzo è tornato da dove è partito, al centro di una sala dedicata, non un’illusione, non un’utopia. Ghinelli si commuove: «Per gli aretini rappresenta la nostra identità e sono orgoglioso di aver riportato ad Arezzo un bronzo di eleganza e raffinatezza che fa parte della tradizione della nostra terra. È meraviglioso poterlo esporre per alcuni mesi».

La mostra è in programma fino al 2 febbraio 2025. Otto le sezioni in cui si articola il percorso espositivo «pensato per presentare in maniera esaustiva anche la fittissima rete di relazioni e le novità di cui Vasari fu interprete e che avrebbero cambiato per sempre la storia dell’arte», dice Carlo Sisi, presidente del Comitato Scientifico. «Impresario e coordinatore, il maestro aretino costruì un suo team di artisti sull’esempio della bottega di Raffaello. Si circondò di specialisti come l’amico e grandissimo pittore di Sansepolcro Cristoforo Gherardi, a cui dedicò un capitolo anche nelle Vite».

Tra i capolavori esposti ad Arezzo, le «Tentazioni di San Girolamo», «L’apoteosi delle Virtù», «Allegoria del sonno» e «Allegoria dell’oblio», lo studio a penna e inchiostro «Le primizie della Terra offerte a Saturno», il «Cristo portacroce», la «Crocifissione con la Madonna, san Giovanni e santa Maria Maddalena», l’«Allegoria dell’Immacolata Concezione».

«Vasari. Il Teatro delle virtù» rientra tra le celebrazioni dell’anno vasariano. Numerose le mostre collaterali per un itinerario diffuso che abbraccia il centro storico di Arezzo. «I Vasari vasai e la produzione ceramica aretina di età antica» (a cura di Maria Gatto) è in corso al Museo Archeologico e spiega l’origine del nome Vasari. Il palazzo della Fraternita dei Laici ospita «Honorata e gratiosa. La loggia di Giorgio Vasari» (a cura di Francesca Chieli), documenti sull’opera del maestro-architetto. Casa Vasari stessa è aperta al pubblico, un gioiello plasmato dall’artista e ricchissimo di allegorie. D’obbligo una visita nella chiesa della Badia delle Sante Flora e Lucilla per godere dell’altare maggiore (1562-1564). Nel Museo d’Arte Medievale e Moderna è presente la tavola «Convito per le nozze di Ester e Assuero» (a cura di Maria Luisa Berretti). L’Archivio di Stato invece ospita «Costruire un’immagine di sé. Giorgio Vasari attraverso le sue carte» (a cura di Ilaria Marcelli). Al Museo Diocesano lo stendardo processionale dipinto nel 1549 per la Compagnia di San Giovanni Battista dei Peducci (a cura di Serena Nocentini), mentre il Museo Orodautore omaggerà (gennaio 2025) Vasari con gli oggetti realizzati da alcuni orafi e designer (a cura di Giuliano Centrodi). Tema quello dell’oro proposto anche dall’artista Filippo Rossi con una personale (a cura di Monsignor Timothy Verdon) nel Palazzo della Fraternita dei Laici per riflettere sul prezioso metallo: tesoro, bellezza, luce e vita.

LA GUIDA – Così l’anno vasariano coinvolge il territorio

Aperta la mostra «Vasari. Il Teatro delle Virtù», evento che va a costituire l’apice del programma di «Arezzo. La città di Vasari», sistema di celebrazioni dedicato all’artista e intellettuale nella sua città natale promosso da Comune di Arezzo e Fondazione CR Firenze con Fondazione Guido D’Arezzo; col patrocinio del Ministero della Cultura; in collaborazione con Direzione regionale Musei nazionali Toscana del Ministero della Cultura, Gallerie degli Uffizi, Fondazione Arezzo Intour e Discover Arezzo; col contributo della Presidenza del Consiglio dei ministri – Struttura di missione anniversari nazionali ed eventi sportivi nazionali e internazionali; il sostegno di Camera di Commercio Arezzo-Siena e la curatela dal comitato scientifico presieduto da Carlo Sisi. La mostra — visitabile fino al 2 febbraio 2025 tra la Galleria Comunale e i suggestivi spazi dell’ex Chiesa di Sant’Ignazio — è a cura di Cristina Acidini con Alessandra Baroni, con main sponsor Estra. Info
www.vasari450.it

LA STORIA DELLA CHIMERA

– La Chimera di Arezzo è un bronzo etrusco. La sua datazione è fatta risalire a un periodo compreso tra l’ultimo quarto del V e i primi decenni del IV secolo a.C. Faceva parte di un gruppo di bronzi sepolti nell’antichità.
– È stata rinvenuta il 15 novembre 1553 in Toscana, nella città d’Arezzo, durante la costruzione di fortificazioni medicee.
– Era considerata da Vasari il simbolo dell’antichità della Toscana e per questo lui consigliò a Cosimo I de Medici di portarla a Firenze. In occasione della mostra dedicata all’artista, la statua è tornata ad Arezzo e qui resterà fino al 2 febbraio

Nella foto, la Chimera di Arezzo, il bronzo etrusco più famoso, che abitualmente è conservata presso il Museo archeologico nazionale di Firenze

Corriere della Sera è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati.

8 gennaio 2025 (modifica il 8 gennaio 2025 | 10:24)

8 gennaio 2025 (modifica il 8 gennaio 2025 | 10:24)