Home / Animali / Nuotare con il cane

Nuotare con il cane

//?#

Dalle precauzioni da prendere quando si porta un cane a nuotare per la prima volta in acque libere alle caratteristiche che deve avere un buon salvagente, passando per la gestione del gioco e i sintomi dell’annegamento secondario (si distingue da quello immediato e può essere causato da ingestione involontaria di acqua, ndr): il nuoto può essere un’attività divertente oltre che salutare per il cane, ma bisogna essere prudenti. Ne abbiamo parlato con Cassandra Santi: con 15 anni di attività in vasca alle spalle, è tecnico di sport cinofili acquatici oltre che responsabile di queste discipline per l’ente Csen e giudice delle stesse specialità per la federazione Fidasc. 

Il valore dell’esperienza indoor

Ed è proprio il contesto della piscina, soprattutto quella coperta, ad aver fatto maturare tanta esperienza a Santi: «Il nuoto indoor consente di lavorare con i cani 365 giorni all’anno, e non solo con soggetti motivati: chi sceglie di portare il proprio amico in piscina, magari nell’ottica di un successivo avvicinamento alle più complesse acque libere, spesso è proprietario di un soggetto che non manifesta confidenza con l’ambiente acquatico, oppure che ne è attratto ma, come accade spesso nei molossi, propone una nuotata poco efficiente e uno scarso galleggiamento, e a maggior ragione necessita di mettere in campo tutte quelle attenzioni che, però, non vanno trascurate nemmeno in presenza di individui con una spiccata predisposizione». Molti tra i clienti di Santi decidono di rivolgersi a lei per un adeguato approccio sportivo, mentre tanti altri puntano al corretto sviluppo, rinforzo o mantenimento della muscolatura del loro cane attraverso attività acquatiche che, avvenendo senza caricare le articolazioni, consentono di lavorare anche con soggetti con qualche problema ortopedico, magari anziani e/o in sovrappeso. Che sia più fisico o più mentale, la finalità principale garantita dall’attività in acqua è dunque il benessere: l’ambiente acquatico, però, non va sottovalutato e Santi ci dà utili consigli al riguardo.

Regole d’oro

Ed è proprio il contesto della piscina, soprattutto quella coperta, ad aver fatto maturare tanta esperienza a Santi: «Il nuoto indoor consente di lavorare con i cani 365 giorni all’anno, e non solo con soggetti motivati: chi sceglie di portare il proprio amico in piscina, magari nell’ottica di un successivo avvicinamento alle più complesse acque libere, spesso è proprietario di un soggetto che non manifesta confidenza con l’ambiente acquatico, oppure che ne è attratto ma, come accade spesso nei molossi, propone una nuotata poco efficiente e uno scarso galleggiamento, e a maggior ragione necessita di mettere in campo tutte quelle attenzioni che, però, non vanno trascurate nemmeno in presenza di individui con una spiccata predisposizione». Molti tra i clienti di Santi decidono di rivolgersi a lei per un adeguato approccio sportivo, mentre tanti altri puntano al corretto sviluppo, rinforzo o mantenimento della muscolatura del loro cane attraverso attività acquatiche che, avvenendo senza caricare le articolazioni, consentono di lavorare anche con soggetti con qualche problema ortopedico, magari anziani e/o in sovrappeso. Che sia più fisico o più mentale, la finalità principale garantita dall’attività in acqua è dunque il benessere: l’ambiente acquatico, però, non va sottovalutato e Santi ci dà utili consigli al riguardo. 

Cambio di prospettiva 

Non organizzare con gradualità il battesimo dell’acqua del cane implica anche incentivare una sua particolare reazione nei nostri confronti, molto tipica quando, improvvisamente, inizia a vederci da una nuova prospettiva: «L’immersione in acqua comporta il livellamento di altezza tra noi e il cane, e questo è un fattore generalmente disturbante per l’animale, che solo in casa è ormai abituato a vederci anche distesi, a letto o sul divano. Se invece proviamo a distenderci a terra, magari in giardino, è probabile che il nostro amico arrivi subito, incuriosito o preoccupato, cercando di leccarci o toccarci con la zampa. Stessa cosa può accadere le prima volte che ci immergiamo insieme a lui, che di noi così può scorgere solo le parti del corpo rimaste fuori dall’acqua: rischiamo di essere graffiati e, nella concitazione, di pregiudicare l’assetto del cane. Anche per questo, con un cane che non abbia mai nuotato prima, dobbiamo immergerci poco per volta, avanzando per poi tornare indietro, e poi avanzare nuovamente, ricordandoci che tutte le gratificazioni, verbali o in cibo o in gioco (le sceglieremo in base alle motivazioni del cane), devono avvenire procedendo in acqua e mai tornando a riva. Non solo anche noi dovremo inizialmente entrare sempre in acqua con il cane, ma tutti i componenti della famiglia dovranno farlo, perché altrimenti potrebbero alimentare nell’animale dubbi e insicurezze». 

Giochi d’acqua 

prescindere dal fatto che, come sottolinea Santi, un cane vada tenuto a digiuno per circa sei ore prima di farlo nuotare, lasciando che si idrati, ma senza che assuma troppa acqua, abbiamo detto che, tra i vari tipi di gratificazioni utilizzabili, specie se il nostro amico ha poco interesse per il rinforzo sociale (carezze e lodi, ndr) e per il gioco, possiamo usare anche del cibo. La consistenza più adatta al contesto è quella in paté, manipolabile in tubetto. E se, invece, il nostro cane ama anche giocare? «L’ambiente acquatico richiede giochi ad hoc: gli oggetti adatti devono galleggiare, senza presentare buchi o inserti in tessuti che si inzuppino. Devono essere possibilmente in gomma, grandi quanto basta da non rischiare di essere ingoiati; non devono lasciare spazio in bocca che possa essere riempito dall’acqua, onde evitare il rischio che il cane beva involontariamente: la classica pallina da tennis, ad esempio, non va bene, perché impone una certa apertura delle fauci, senza però riempire il volume della bocca. Anche altri giochi non risultano sicuri, come quelli a cerchio, in cui il cane, avanzando, possa infilare una mano che poi vi rimanga incastrata. Se proprio il cane gioca solo con quelli, vanno tagliati, garantendo un’uscita di emergenza. Oggetti che, come i sassi, non galleggiano, nei cani molto confidenti incentivano l’apnea, che può essere pericolosa, mentre in quelli meno “acquatici”, che non li riescono a recuperare, inducono frustrazione, alla lunga inibendo l’iniziativa in acqua».

Altri rischi

Santi ci tiene a precisare come in spiaggia non solo esista, a certe condizioni, il rischio del colpo di calore, ma altrettanto insidioso possa rivelarsi lo shock termico: «Non sempre il refrigerio di un bagno in acqua può essere rigenerante: quando la differenza tra temperatura esterna e quella del liquido in cui ci si immerga senza gradualità è troppo alta, si rischia il collasso cardio circolatorio. Prima di un’immersione totale del corpo del cane, provvediamo ad abbassargli gradualmente la temperatura corporea bagnandogli l’interno coscia e i polpastrelli. Attenzione poi non solo all’immersione, anche se modulata, in acqua fredda, ma pure a una mancata asciugatura successiva, con esposizione a correnti d’aria, oltre che all’affaticamento, tipico in cani molto amanti dell’acqua, normalmente sedentari e che senza allenamento nuotano a lungo, magari scodinzolando per l’eccitazione: sono tutte situazioni che possono favorire l’insorgenza di una dolorosa patologia infiammatoria chiamata “coda rotta”. Quanto alla salute di pelle e pelo, raccomando sempre un risciacquo post nuotata, specie dopo sessioni in acqua salata o clorata. I cuccioli possono fare il loro primo bagno in acque libere a ciclo vaccinale concluso; quanto prima conosceranno positivamente l’acqua, magari in compagnia della madre e dei fratelli, tanto più probabile sarà che diventino provetti nuotatori: le cucciolate primaverili ed estive sono in questo più fortunate, ma un cane che affronti la sua infanzia durante l’inverno può comunque avere il proprio battesimo dell’acqua, al sicuro in una piscina indoor. Cercando strutture specializzate e personale qualificato, il proprietario può imparare da esperti a gestire e manipolare il cane in acqua in situazioni normali e di pericolo, attraverso prese di sicurezza ad hoc. Può ricevere consigli sull’educazione propedeutica, che deve sicuramente prevedere un autocontrollo per i cani molto desiderosi di nuotare e un comando di sblocco che gli consenta di tuffarsi solo dietro nostro consenso, fondamentale per chi porti il cane in barca o abbia una piscina a casa».

Fonte Originale