
Noemi Di Segni, presidente dell’Unione delle comunità ebraiche italiane, sarà presente ai funerali di papa Francesco. Ma nel rispetto dello Shabbat dovrà osservare precise disposizioni, è vero?
«Sì, c’è stato un consulto con le autorità rabbiniche europee ed israeliane, perché i funerali ebraici non si tengono mai di sabato e una delle regole dello Shabbat vieta la partecipazione a cerimonie funebri, essendo il giorno dedicato al riposo, alle preghiere e alla famiglia: perciò non si cucina, non si prende l’auto…».
Dovrà andare a piedi in Vaticano, come faranno il rabbino capo di Roma Riccardo Di Segni e il presidente della comunità romana Victor Fadlun: dalla Sinagoga a San Pietro sono 4 chilometri…
«Io sono più fortunata di loro perché abito a Porta Cavalleggeri, mi basterà attraversare la strada».
Il rabbino capo di Roma è andato martedì con Fadlun anche a omaggiare a Santa Marta la salma del Papa a volto scoperto: un’altra eccezione, rispetto alla tradizione ebraica. Fadlun stava quasi per svenire…
«Vero, perché il volto del defunto da noi viene subito coperto. Ma è giusto così, perché Francesco era, è stato, un Papa eccezionale e dunque è giusto omaggiare adesso la sua persona, l’altezza del ruolo e l’importanza delle relazioni che lui aveva intessuto a livello mondiale con l’ebraismo. Giusto omaggiarlo con la nostra presenza, perché l’assenza avrebbe generato molto più disagio».
Come il silenzio del premier israeliano, Bibi Netanyahu, che pure nel 2017 presenziò di sabato alle esequie dell’ex cancelliere tedesco Helmut Kohl. Invece ora per il Papa neanche un messaggio di condoglianze.
«È difficile per me comprendere il suo silenzio, ma Israele è lo Stato ebraico e a rappresentarlo c’è il presidente Herzog. Lui, il messaggio di condoglianze, sono contenta che l’abbia invece mandato».
Alle esequie dovrebbe essere presente pure l’ambasciatore di Israele presso la Santa Sede, Yaron Zeidman.
«Sì, e forse anche l’ambasciatore in Italia Jonathan Peled, che comunque ha già dedicato al Papa un bel post e non l’ha cancellato».
Nonostante il ministero degli Esteri israeliano…
«No, ecco, su questo mi permetto di dire che non credo sia partito un diktat dal governo per far sparire in toto i messaggi di condoglianze, piuttosto mi risulta che si sia trattato di un invito in alcuni casi a non ebraicizzare troppo il linguaggio, cioè insomma a non parlare del Papa defunto come di un rabbino morto, a evitare confusioni, osmosi, sinonimie».
Però quando papa Francesco accostò a Gaza la parola «genocidio» non gli fu perdonato.
«Ma anch’io gli rivolsi una critica e mi permisi di dirgli che l’uso di quella parola era stato inopportuno, non responsabile, perché legittimava agli occhi del mondo quel giudizio. Invece bisogna sempre saper distinguere: in Israele proprio oggi (giovedì, ndr) si celebra il giorno della memoria della Shoah. E al Papa lo scrissi chiaro in una lettera, alla vigilia del suo viaggio ad Auschwitz nel 2016, gli parlai del dolore muto che si prova su quella terra maledetta dove siamo stati deportati. Tutto l’opposto della Terra Santa, della Terra Promessa».
Eppure non sono mai mancati, fino all’ultimo giorno, gli appelli di Francesco contro l’antisemitismo e per la liberazione degli ostaggi in mano ad Hamas.
«Infatti stanno per arrivare a Roma, tra domenica e lunedì, 5 famiglie di rapiti, 2 vivi e 3 morti. Volevano incontrare di persona il Papa e attraverso di lui comunicare al mondo la disperazione per non aver avuto ancora indietro i figli. Ma la loro voce ora resterà nel vuoto».
Quanto le mancherà Francesco?
«Vi racconto questo: il 14 aprile scorso ero andata a trovare a casa la mia amica Edith Bruck con dei dolcetti speciali per la Pasqua ebraica. Il Papa scrisse la prefazione del libro di Edith Sono Francesco, io la postfazione. Così, quel lunedì, ci dicemmo emozionate che avremmo organizzato una bella merenda per il 3 maggio, il giorno del compleanno di Edith, aspettando insieme la telefonata di auguri di Francesco. Il nostro privilegio. Era solo due settimane fa e adesso mi fa tanto male pensare che quel telefono non squillerà più».
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23 aprile 2025
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