
Noemi Di Segni, presidente dell’Unione delle comunità ebraiche italiane, si trova a Gerusalemme perché le è appena nata la quarta nipotina: «Lo prendo come un segno in mezzo a tante atrocità, la vita va avanti…»
A proposito: com’è stato accolto a Gerusalemme il video choc di Hamas che mostra il giovane ostaggio israeliano, Evyatar David, scheletrico e denutrito, mentre si scava la fossa?
«C’è chi ha parlato di secondo Olocausto e secondo me è così, dopo 667 giorni di tortura passati in quei tunnel che sono di salvezza solo per Hamas, non certo per la popolazione gazawi e sono campi, spazi, di sterminio per gli ostaggi israeliani. È la propaganda di Hamas: Evyatar pronuncia parole dettate da loro, così tutto s’ingarburglia e diventa sempre più difficile ottenere insieme il ritorno degli ostaggi, la sicurezza di Israele, lo smantellamento della minaccia e la costruzione di un dopo che sia sostenibile per tutti, palestinesi compresi».
Anche Netanyahu si è detto molto scosso da quelle immagini. Lei crede che il premier voglia davvero arrivare a un negoziato?
«Assolutamente sì. Ma se l’Occidente continua a legittimare Hamas come sta facendo, tra la politica e il mondo universitario, ecco che tutto si complica. Oggi per noi ebrei è il giorno del lutto e del digiuno, il giorno (ieri, ndr) di Tishà Beav, in cui ricordiamo la distruzione dei templi di Gerusalemme da parte babilonese e romana. Oggi al Muro del Pianto recitiamo le lamentazioni, sono testi antichi che hanno più di duemila anni, parlano dell’isolamento di Gerusalemme e della sua distruzione, parlano in fondo anche del 7 ottobre».
Parlano pure di questi giorni, forse, perché Israele appare sempre più isolato: Francia, Germania e Canada si dicono pronte a riconoscere lo Stato palestinese. L’Italia invece frena.
«E fa bene il governo Meloni a frenare, ho molto apprezzato questa posizione. Serve reciprocità. Quando i palestinesi saranno pronti a riconoscere Israele allora ci aggiorniamo. Che vuol dire Stato palestinese? Vuol dire Stato di Hamas? Loro non hanno alcuna intenzione di convivere pacificamente con Israele. Noi possiamo pure riconoscerlo, ma il giorno dopo che succederà? Guardate i Paesi arabi, molto più pragmatici degli europei: nessuno di loro si occupa di questo».
Ma lei non crede che Israele si sia isolato con quanto è successo dopo il 7 ottobre? Ha colpito persino la chiesa di padre Romanelli, il cardinale Pizzaballa ha camminato tra le rovine…
«Israele ha commesso errori gravissimi, l’Ucei ha fatto subito un comunicato per condannare l’accaduto, ma come pensare che sia stato fatto apposta? In una situazione di guerra purtroppo capitano anche queste cose orribili. Io dico che è giusto raccogliere il grido di dolore della popolazione civile palestinese, è giusto provare un sentimento di pietà, ma il presidente Herzog che pure ha grande rispetto per Sergio Mattarella, ha sentito il bisogno di rispondergli quando ha parlato di uccisioni indiscriminate a Gaza. Attenzione, perché la pietà distrae e poi c’è chi ne approfitta. Io ad esempio ho una grande paura per l’Italia…».
Quale?
«Non solo per l’antisemitismo che riaffiora. Ma ho il terrore che da noi quest’onda sorda e cieca di critiche e distorsioni finisca per legittimare il terrorismo e le sue cellule. Col rischio che un giorno l’Occidente non sia più capace di salvaguardare sé stesso».
Bari sta per dare le chiavi della città a Francesca Albanese. Cosa ne pensa?
«La relatrice Onu dovrebbe venire a Gerusalemme a vedere le partorienti arabe ed ebree, religiose e non religiose, tutte insieme in ospedale. Questa per noi è la convivenza e invece lei scrive di genocidio e apartheid. Il sindaco di Bari le vuol dare addirittura le chiavi della città. Non me ne capacito. Le chiavi ad honorem fanno parte della follia del momento».
3 agosto 2025 ( modifica il 3 agosto 2025 | 22:59)
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