
I dazi imposti dagli Stati Uniti alla Cina costeranno a Nike circa 1 miliardo di dollari nell’anno fiscale in corso. Attualmente, il 16% delle calzature importate dall’azienda proviene dalla Cina, ma la percentuale è destinata a diminuire entro la fine del 2026. Il gruppo con sede in Oregon intende trasferire parte di questi costi con aumenti di prezzo sui suoi prodotti in autunno. I dirigenti dell’azienda hanno anche annunciato che intendono ridurre la dipendenza dalla Cina per contenere i costi.
Fatturato e vendite in calo
Giovedì 26 giugno l’azienda ha annunciato i risultati dell’esercizio 2024-25, terminato a maggio, che ha visto scendere le vendite globali del 10% a 39,6 miliardi di euro. Nike ha chiuso il quarto trimestre con un fatturato di 11,1 miliardi di dollari, superando le aspettative degli analisti ma registrando il dato più basso dal terzo trimestre del 2022.
Il ceo Hill: «Risultati non all’altezza degli standard di Nike»
Matt Friend, direttore finanziario di Nike, ha dichiarato che «questi dazi rappresentano un nuovo e significativo ostacolo in termini di costi». Friend ha aggiunto che il gruppo intende «ottimizzare il nostro mix di approvvigionamento e allocare la produzione in modo diverso tra i vari paesi». L’amministratore delegato Elliott Hill, tornato dal pensionamento lo scorso anno per assumere la guida del gruppo, ha ammesso che i risultati «non sono all’altezza degli standard Nike».
Il balzo del titolo in Borsa
Nonostante i risultati in calo e l’allarme sui maggiori costi a causa dei dazi, Nike ha registrato un balzo del 15,3% in Borsa, il maggiore guadagno sul mercato, dopo che il gruppo ha dichiarato di attendersi un calo delle vendite inferiore alle previsioni del mercato nel trimestre in corso. Negli ultimi 12 mesi il titolo ha perso un terzo del suo valore.
27 giugno 2025
© RIPRODUZIONE RISERVATA
27 giugno 2025
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